Petrolio verso un nuovo aumento della domanda nel 2023

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La crescita sarà trainata dalla Cina. Intanto i prezzi sono diminuiti in questi mesi. Dati e tendenze della Iea.

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Domanda mondiale in aumento di 2,2 milioni di barili giornalieri trainata dalla Cina, prezzi in calo in questi mesi, tenuta delle esportazioni russe.

Sono le principali tendenze per il mercato petrolifero registrate dall’Agenzia internazionale dell’energia nel suo Oil Marker Report di maggio 2023.

Per quanto riguarda la domanda, si legge in una nota di sintesi dei dati, la Iea si aspetta una media di 102 milioni di barili giornalieri per il 2023, circa 200mila barili in più in confronto alle stime diffuse ad aprile e circa 1,3 milioni di barili quotidiani in più rispetto al 2019.

La Cina – il secondo consumatore mondiale di petrolio dopo gli Stati Uniti – avrà una ripresa della domanda più forte del previsto, tanto da rappresentare il 60% circa dell’intero aumento dei consumi petroliferi su scala internazionale nel 2023.

La domanda record in Cina, India e Medio Oriente all’inizio dell’anno, spiega la Iea, ha più che compensato i minori consumi di greggio nell’area Ocse.

Guardando ai prezzi, evidenzia l’Agenzia, c’è stata una discesa ad aprile e all’inizio di maggio, a causa delle preoccupazioni sulla crescita economica globale.

I prezzi sono stati spinti al ribasso dalla debole attività industriale e dai tassi di interesse più elevati, che hanno fatto temere possibili scenari recessivi con una riduzione complessiva dei consumi petroliferi.

Tuttavia, si osserva, “l’attuale pessimismo del mercato è in netto contrasto con gli equilibri più rigidi che prevediamo nella seconda metà dell’anno, quando si prevede che la domanda eclisserà l’offerta di quasi 2 milioni di barili giornalieri”.

Sul lato dell’offerta, continua l’Agenzia, le pesanti perdite dalla regione curda settentrionale dell’Iraq, dopo la chiusura dell’oleodotto di esportazione Iraq-Turchia alla fine di marzo, le interruzioni dovute agli incendi in Canada e alle proteste dei lavoratori in Nigeria, non hanno provocato un aumento dei prezzi né innescato un calo visibile delle scorte.

Allo stesso tempo, si sottolinea, l’offerta di petrolio russo ha continuato a dimostrarsi resiliente. Ad aprile, le esportazioni da Mosca hanno raggiunto il loro massimo dall’invasione dell’Ucraina, pari a 8,3 milioni di barili giornalieri.

Secondo le stime, Mosca non ha mantenuto completamente il suo annunciato taglio di 500mila barili/giorno. In effetti, la Russia potrebbe aumentare i volumi per compensare le mancate entrate; i proventi delle esportazioni di petrolio del paese sono aumentati di 1,7 miliardi di dollari ad aprile, arrivando a 15 miliardi di $, ma sono stati inferiori del 27% rispetto a un anno fa.

Mentre le entrate fiscali dal settore oil&gas sono diminuite del 64% su base annua.

La Russia, afferma la Iea, “sembra avere pochi problemi a trovare acquirenti disponibili per i suoi prodotti greggi e petroliferi, spesso a scapito degli altri membri dell’OPEC+”.

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