Perché il petrolio estratto in Italia non costa meno: il caso di un distributore Eni a Taranto

Il prezzo fa comunque sempre riferimento ai valori sui mercati internazionali, spiega il MiTE rispondendo a un'interrogazione.

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Gas e petrolio estratti “in casa” non si traducono in un risparmio per i consumatori italiani: il prezzo sconta in ogni caso il riferimento ai valori sui mercati internazionali.

Per questo, nemmeno accanto a una raffineria e relativamente vicino ai pozzi nazionali, la benzina costa meno.

Il concetto – non per tutti scontato, a sentire i tanti appelli alla produzione nazionale in risposta al caro energia – è stato ribadito anche dal MiTE.

Al centro dei dubbi di un deputato, il ruolo di Eni nella formazione dei prezzi finali di benzina e gasolio, nel contesto della crisi energetica attuale.

Lo spunto dell’interogazione, presentata il 29 marzo da Giovanni Vianello (Misto-Alternativa) in commissione Attività produttive alla Camera, è arrivato dai prezzi, più alti della media nazionale, applicati da Eni ai carburanti venduti in un suo distributore presso la raffineria di Taranto (la rilevazione è dello scorso 13 marzo).

Il deputato evidenzia che Eni (neretti nostri nelle citazioni) “estrae gli idrocarburi presso propri impianti in Basilicata (Val D’Agri), li trasporta con un proprio oleodotto alla raffineria di Taranto e, infine, commercializza il prodotto finito tramite i propri distributori dell’area ionica”, e nonostante “un processo produttivo atto a ridurre i costi”, il cane a sei zampe “applica prezzi superiori alla media del periodo”.

La domanda è se i prezzi praticati dal gruppo italiano nascondono delle logiche speculative.

Come ha risposto la sottosegretaria al MiTE, Vannia Gava, “il costo alla pompa della benzina si compone di diverse voci: la componente fiscale che è tra le più alte d’Europa (accisa e Iva), il prezzo industriale che sconta il riferimento al prezzo internazionale del carburante (benzina o gasolio) sul mercato Platts e sul quale incide anche l’effetto del cambio euro/dollaro […]”.

Le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi “a partire dall’ultima settimana di febbraio, a seguito dello scoppio della crisi russo-ucraina, hanno subito repentini aumenti e oscillazioni, con conseguenti forti variazioni dei prezzi ai distributori; sul punto si segnala che, da prime informazioni assunte presso l’Eni, si evidenzierebbe che l’evoluzione del prezzo praticato dei carburanti sia in linea con l’andamento di tali quotazioni internazionali”.

Gava poi sottolinea che dopo l’entrata in vigore del decreto-legge n. 21 del 2022, per il medesimo impianto di Taranto Eni “ha comunicato prezzi inferiori sia per la benzina che per il gasolio”, perché l’intervento del Governo “ha predisposto una serie di misure specifiche per la prevenzione del rischio di manovre speculative”.

La vicenda, sostiene così Vianello in una nota, “sfata la falsa narrazione proveniente dai sostenitori delle fonti fossili che vogliono far credere che estrarre idrocarburi in Italia sarebbe più conveniente per le tasche degli italiani: non è vero visto che Eni estrae idrocarburi in Basilicata, li trasporta con il suo oleodotto alla raffineria Eni di Taranto e li distribuisce alla propria rete di stazioni di servizio Eni e il tutto non fa risparmiare nulla ai cittadini, anzi, come accaduto a metà marzo può costare anche di più“.

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