Chi utilizza il pellet per scaldarsi può ancora approfittare di offerte abbastanza convenienti (vedi qui il nostro articolo sui prezzi prestagionali) perché la stagione termica invernale 2019-2020 in pratica non è ancora partita, grazie alle temperature particolarmente miti nella maggior parte del nostro paese.
Ma con ogni probabilità il costo del pellet è destinato a salire un po’ nelle prossime settimane, quindi conviene non attendere oltre per rimpinguare le scorte di combustibile per il riscaldamento domestico: vediamo più in dettaglio qual è l’andamento del mercato italiano e come scegliere i prodotti di qualità migliore, con il contributo dell’Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL).
Qualche dato generale
A livello generale, le statistiche AIEL dicono che l’Italia ha consumato intorno ai tre milioni di tonnellate di pellet per il riscaldamento domestico nel 2018 (è l’ultimo dato consolidato disponibile). Il 2019, secondo l’associazione, dovrebbe attestarsi sulla stessa quantità, con un leggero calo rispetto ai numeri del 2017 (circa 3,3 milioni di tonnellate).
Mentre il dato sulla produzione nazionale di pellet è rimasto sostanzialmente stabile sulle 400.000 tonnellate/anno, così come il dato sulle importazioni: circa due milioni di tonnellate nel 2018 di cui la maggior parte (500-700.000) provenienti dall’Austria.
Il parco installato infine conta circa due milioni e mezzo di apparecchi, tra stufe ad aria (79% del totale), stufe ad acqua e caldaie fino a 35 kW di potenza.
Prezzi del pellet
Per quanto riguarda i prezzi, le ultime rilevazioni ufficiali AIEL (settembre 2019) sono di 241 € per tonnellata di prodotto certificato ENplus A1 venduto al dettaglio, Iva del 22% esclusa così come è escluso il costo dell’eventuale trasporto.
In sostanza parliamo di 294 €/tonnellata Iva inclusa quindi in media sui 4,4 € per un sacco da 15 kg.
Guardando ai prezzi attuali su alcune catene della grande distribuzione, notiamo che OBI propone singoli sacchi da 15 kg di pellet certificato ENplus A1 100% di abete/conifera con vari prezzi tra 4,59 e 5,39 € Iva inclusa, secondo la provenienza e le caratteristiche del materiale.
Su Leroy Merlin, invece, si trova un’offerta di bancali da 70 sacchi di pellet certificato ENplus A1 100% abete a 349 € (la media è 4,98 € per sacchetto) con consegna a casa a partire da 35 euro.
Mentre su EuroBrico un bancale da 70 sacchi costa 385 € sempre parlando di prodotto certificato ENplus A1 con spedizione gratuita.
Il consiglio, quindi, per chi ha la possibilità di stoccare il combustibile per tutto l’inverno, se non l’ha già fatto nei mesi estivi, è acquistare in questo periodo un intero bancale.
Oltre alla possibilità di spuntare un prezzo più competitivo, acquistando una stessa partita di prodotto di solito si ottiene una qualità più omogenea del pellet.
Poi è bene ricordare che le quotazioni del pellet possono essere imprevedibili essendo condizionate da diversi fattori climatici (le temperature medie nei mesi più freddi) e dai costi dei carburanti fossili concorrenti, in particolare il metano. Ad esempio, se l’inverno sarà freddo e il metano sarà più caro, il consumo di pellet – di conseguenza il suo costo – potrebbe aumentare.
Una tendenza che sta proseguendo per tutto il 2019, segnala poi l’AIEL, è l’aumento del prezzo del pellet consegnato con le autobotti, rispetto al valore medio del prodotto in sacchi; circa 250 € per tonnellata (Iva esclusa) a causa soprattutto del ridotto numero di autobotti adibite al trasporto di pellet certificato ENplus A1 sul territorio italiano, mentre il pellet in sacchi può contare su un numero maggiore di operatori e pertanto su una maggiore concorrenza in termini di offerte ai clienti finali.
La certificazione
Quando si sceglie il tipo di pellet è bene preferire quello certificato, cosa che tra l’altro è obbligatoria in diverse Regioni da ottobre 2018.
Meglio comunque evitare le offerte low cost di prodotti che potrebbero avere caratteristiche molto più scadenti e quindi compromettere la qualità della combustione. Il pellet ENplus è certificato dal primo agosto 2015 e fa riferimento alla norma ISO 17225-2:2014.
In particolare, conviene sempre controllare il fondo del sacchetto, scartando le confezioni che presentano un elevato contenuto di polveri.
Il contenuto di ceneri non dovrebbe mai superare l’1% del peso su sostanza secca; per una corretta combustione, è preferibile impiegare un prodotto in classe di qualità ENplus A1, che ha un contenuto di ceneri massimo pari allo 0,7%.
Per scegliere il pellet nel modo corretto, inoltre, bisogna valutare il suo potere calorifico, cioè l’energia termica che riesce a fornire: di solito siamo tra 4,7-5 kWh/kg.
Esiste poi anche pellet fatto con biomasse varie: ad esempio segatura di legno mischiata a scarti di mais.
I tecnici non lo bocciano, ma lo consigliano solo per grandi caldaie e non per le stufe: ha un residuo di cenere relativamente alto che sporca braciere e canna fumaria.
Ecco le raccomandazioni per leggere bene l’etichetta sui sacchi di pellet e accertarsi che il prodotto sia certificato secondo le norme di legge (vedi qui per maggiori informazioni):
- Devono essere indicati tutti i riferimenti per contattare il produttore o il rivenditore.
- Deve essere riportata la dicitura “pellet di legno” accompagnata dalla classe di qualità del prodotto in base alla norma di riferimento (ISO 17225-2).
- Deve essere riportato il marchio di certificazione ENplus completo di numero identificativo.
- Il numero identificativo deve corrispondere a un’azienda effettivamente in possesso della certificazione.
- Deve essere riportato il marchio di qualità con la classe corrispondente.
- Deve essere riportato il peso venduto (in kg o tonnellate).
- Il pellet acquistato deve essere idoneo all’apparecchio termico cui è destinato, stufa o caldaia.
Articolo già pubblicato il 16 ottobre 2019