Il nucleare francese fa i conti con il caldo

L'allarme caldo, che interessa anche l’acqua dei fiumi usata per raffreddare gli impianti nucleari, è arrivato in anticipo quest'anno, ma riguarda un numero minore di centrali nucleari.

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In queste settimane, come accade quasi ogni estate, le alte temperature potrebbero ridurre la produzione di energia nucleare, e non solo, nelle centrali della Francia.

La settimana scorsa, l’operatore nucleare Edf aveva comunicato possibili limitazioni della generazione in due centrali nucleari nella Francia orientale a causa del gran caldo, che interessa anche l’acqua dei fiumi, usata per il raffreddamento degli impianti.

Tutte le centrali termoelettriche, a gas o a carbone, hanno bisogno di ingenti quantità di liquido per il raffreddamento, mentre il nucleare è in assoluto il modo di produrre energia più dispendioso in termini di risorse idriche, seguito dal carbone con cattura della CO2, anche le bioenergie hanno spesso fabbisogni idrici molto pesanti (si veda questo studio di cui abbiamo parlato in passato).

Edf prevede attualmente un rischio di indisponibilità climatica per la centrale di Bugey a partire da questo sabato. Nelle prossime settimane, potrebbe essere interrotto anche il funzionamento della centrale a gas di Martigues, che utilizza l’acqua del Mediterraneo per il raffreddamento, ha aggiunto la società francese.

Al momento della pubblicazione di questo articolo, la produzione di energia nucleare francese non è influenzata dalle condizioni meteorologiche.

Dell’intera flotta nucleare francese, 33 reattori sono attualmente in servizio e funzionano regolarmente, mentre 23 reattori sono fermi per motivi non climatici, come rifornimento, guasti, ecc., secondo Edf.

In genere, Edf comunica con fino a 3 giorni di anticipo il rischio di indisponibilità climatica. Queste previsioni non sono sempre corrette e vengono regolarmente riviste.

Perdite di generazione dovute al clima

Nel periodo 2015-2022, le condizioni climatiche sono arrivate a ridurre la produzione nucleare francese anche di oltre 3.000 GWh l’anno, e quest’anno il peggio potrebbe ancora venire, visto che le interruzioni si concentrano generalmente tra metà luglio e metà settembre (e spesso nelle stesse centrali, incluse quelle di St Alban, Bugey, Chooz, Golfech, ecc.), come si può vedere dal grafico.

Allargando il campo e prendendo come riferimento il 2000, le perdite dovute alle alte temperature dei fiumi hanno rappresentato un calo medio di solo lo 0,3% della produzione annuale di energia, secondo Edf.

Quest’anno la situazione si è presentata però con qualche giorno di anticipo rispetto al 2022, anche se riguarda un numero minore di impianti.

Effetti delle riduzioni di produzione

Le restrizioni avranno probabilmente un effetto limitato sulla produzione, secondo Emeric de Vigan, analista di Kpler.

Le riduzioni delle forniture elettriche nucleari sono probabili solo nel fine settimana o a mezzogiorno, quando la produzione solare è al suo picco. L’impatto sui prezzi dell’energia dovrebbe quindi essere minimo nel breve termine, anche se la situazione potrebbe peggiorare nelle prossime settimane, secondo l’analista.

È, infatti, abbastanza insolito avere restrizioni di questo tipo già a inizio luglio, anche se questa tempistica ha iniziato a verificarsi con maggiore frequenza negli ultimi anni. Le temperature dell’acqua nell’impianto di Bugey hanno superato la soglia iniziale per le restrizioni già il 9 luglio.

“La Francia sta attualmente esportando grandi quantità di energia: le restrizioni di fornitura delle singole unità nucleari non avranno lo stesso effetto dell’anno scorso”, ha dichiarato Nathalie Gerl, analista di Refinitiv.

Il fiume Garonna, nel sud della Francia, è quello con il più alto potenziale di riscaldamento critico, ma l’impianto di Golfech è attualmente fuori servizio per manutenzione fino a metà agosto, secondo i dati.

“Le restrizioni erano prevedibili e probabilmente si verificheranno più spesso. Le autorità devono attenersi ai regolamenti esistenti per gli scarichi idrici. Altrimenti, gli ecosistemi saranno ancora più colpiti”, ha dichiarato Roger Spautz, attivista di Greenpeace.

La crisi del clima rende la Francia più calda e secca, il che può portare a interruzioni più frequenti e gravi, ha indicato, da parte sua, RTE, l’operatore della rete di trasmissione elettrica francese, che ha studiato l’evoluzione di questo fenomeno per diversi scenari di riscaldamento globale.

Pur confermando l’aumento del rischio di indisponibilità delle centrali nucleari per cause legate al clima, l’operatore della rete francese ritiene che questo fenomeno non dovrebbe essere critico per la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico.

Il ruolo dell’acqua e delle normative

“Per il parco nucleare francese, l’indisponibilità legata alle condizioni climatiche è in gran parte legata alle normative sugli scarichi termici imposte a ciascun impianto: in periodi di caldo elevato o di bassa portata dei fiumi, può diventare impossibile rispettare questi limiti senza ridurre la produzione di elettricità”, ha spiegato la società transalpina di proiezioni climatiche Callendar, che monitora il funzionamento delle centrali di Edf sulla base dei dati pubblicati nell’ambito degli obblighi di trasparenza normativa.

A seconda delle condizioni meteorologiche, il numero di interruzioni dovute al clima in un anno può variare da pochi casi a diverse centinaia.

In una centrale nucleare, il vapore non più utilizzabile per produrre l’energia meccanica delle turbine e quindi energia elettrica viene raffreddato, prima di essere reimmesso nel ciclo sotto forma d’acqua per il raffreddamento del nucleo.

Tale processo avviene attingendo grandi quantità di acqua da laghi, fiumi o anche dal mare. Prima di riversare nuovamente queste masse d’acqua nelle loro sorgenti naturali è necessario abbassare la loro temperatura, facendole circolare all’interno di gigantesche torri di raffreddamento.

Se però l’acqua delle sorgenti naturali è già molto calda di suo, aumenterebbe ulteriormente di temperatura durante il processo di raffreddamento dell’impianto, rendendone il rilascio in natura impossibile, in base ai limiti sulle temperature delle acque di scarico.

Effetti sulla biodiversità

L’operatore nucleare francese ha reso noto che uno studio condotto in precedenza ha dimostrato che le temperature più elevate dello scorso anno non hanno avuto alcun impatto sulla biodiversità.

Uno studio condotto dall’ente di controllo nucleare francese ASN ha rilevato comunque un leggero aumento della crescita di alghe e plancton intorno all’impianto di Bugey durante l’ondata di caldo del 2022. Anche le popolazioni ittiche sono state colpite durante l’autunno nell’impianto di Saint Alban.

L’ente di controllo ha dichiarato che attualmente non è possibile distinguere l’impatto dell’innalzamento dei limiti rispetto agli altri effetti ecologici dell’ondata di calore, ma che continua a monitorare il bioma fluviale.

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