Confindustria, per Orsini l’Italia deve riprendere il nucleare “con decisione”

Per il neo presidente dell'associazione, designato il 4 aprile dal Consiglio Generale dell'associazione, l'atomo è uno dei punti centrali del suo programma sull'energia. Le proposte su gas, rinnovabili, competitività delle imprese.

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L’energia è un tema centrale del programma 2024-2028 di Emanuele Orsini, designato nuovo presidente di Confindustria al posto di Carlo Bonomi nel voto di ieri (4 aprile) del Consiglio Generale dell’associazione.

Si nota, in particolare, tra le proposte energetiche, che il neo presidente punta molto sul nucleare di nuova generazione, una strada da “re-imboccare con decisione e senza preconcetti”, oltre che su quote crescenti di gas decarbonizzato perché le rinnovabili “non possono essere la via esclusiva”.

La nomina, ricorda una nota, dovrà avere il gradimento dell’Assemblea dei delegati, convocata il 23 maggio, che di fatto eleggerà il 32° presidente di Confindustria. Intanto il 18 aprile il Consiglio Generale dovrà esprimersi sul programma e sulla squadra dei vicepresidenti scelta da Orsini.

Orsini, classe 1973, originario di Sassuolo, è amministratore delegato di Sistem Costruzioni (azienda specializzata nell’edilizia in legno e nella logistica industriale) e di Tino Prosciutti; in Confindustria, è stato vicepresidente con la delega sui temi del credito, della finanza e del fisco nella squadra di Bonomi, in carica da maggio 2020.

Il programma sull’energia

Innanzi tutto, Orsini ha speso qualche critica alla “sfida dell’Europa”, considerata tra le prime “emergenze da affrontare” date le “centinaia e centinaia di pagine di nuova regolamentazione si sono abbattute sulla manifattura attraverso il Fit for 55, il Net Zero Industry Act” e la Cbam (Carbon border adjustment mechanism), la nuova tassa alla frontiera sulla CO2.

Non c’è settore, ha aggiunto, “che da oggi al 2030 e poi al 2050 non dovrà affrontare la necessità di enormi investimenti” con il rischio di avvantaggiare concorrenti che godono di maggiori benefici (fiscali, normativi) nei loro Paesi, a cominciare da Usa e Cina.

Altro punto generale sottolineato da Orsini è che le “materie strategiche come energia, infrastrutture di trasporto, ambiente e commercio con l’estero devono essere di competenza esclusiva dello Stato”.

Focalizzando poi il discorso sul settore energetico, il neo presidente considera “arduo, se non del tutto impossibile” immaginare nei bilanci di famiglie e imprese gli investimenti previsti da oggi al 2030: per l’Italia 150 miliardi di euro l’anno per un totale di oltre 1.000 miliardi.

È poi difficile immaginare, emerge dalle linee programmatiche, percentuali molto elevate di rinnovabili “sulla semplice base della riduzione del loro costo di produzione, visto che più cresce la quota di rinnovabili più aumentano i costi di sistema infrastrutturali, per la crescente necessità di costi relativi a impianti di ridondanza, stoccaggio e adeguamento della rete elettrica”.

Per decarbonizzare il mix energetico, quindi, “le rinnovabili non possono essere la via esclusiva: continueremo ad avere bisogno di quote crescenti di gas decarbonizzato, e dobbiamo re-imboccare con decisione e senza preconcetti la via del nucleare, della ricerca, sperimentazione e autorizzazione dei reattori di nuova generazione”.

Occorre poi, ha proseguito Orsini, “una strategia multi-obiettivo” incentrato sui seguenti punti:

  • una cabina di regia a Palazzo Chigi per misure e interventi coordinati in materia energetica;
  • individuare una cornice normativa e regolatoria rivolta al ritorno della produzione da nucleare in Italia, con specifico riferimento alla tecnologia SMR (Small Modular Reactor);
  • ridurre le componenti parafiscali delle bollette dell’energia elettrica e del gas;
  • una rapida attuazione della Electricity Release e della Gas Release per garantire la competitività delle industrie riducendo i loro costi energetici;
  • definire un nuovo credibile piano per abbattere i tempi di autorizzazione e realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili;
  • spingere l’Ue a un vero prezzo unico dell’energia e del gas all’ingrosso per categoria di utenza;
  • armonizzare la fiscalità energetica considerando anche i costi crescenti dei permessi ETS.

Infine, in tema di idrogeno verde, secondo Orsini per l’uso dei fondi europei va “abbandonata la strategia dei progetti diffusi” e concentrare le risorse su elettrolizzatori di grande taglia da almeno 20/30 MW.

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