Migrazioni, crisi alimentari, siccità: geopolitica Ue sempre più condizionata dal clima

Analisi e considerazioni nello Strategic Foresight Report della Commissione europea.

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I rischi connessi ai cambiamenti climatici sono tra le sfide più grandi che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi decenni, secondo il documento Strategic Foresight Report (link in basso) pubblicato dalla Commissione Ue.

Il focus del rapporto è sulla geopolitica della resilienza, vale a dire, sulla capacità del nostro continente di risolvere la crisi climatica guardando non solo ai propri confini, ma anche agli impatti del surriscaldamento globale sui paesi extra Ue.

Ricordiamo che Bruxelles punta a raggiungere la neutralità climatica nel 2050 con un azzeramento delle emissioni nette di CO2 e una loro riduzione intermedia del 55% nel 2030, rispetto ai livelli del 1990. Il recente pacchetto “Fit for 55” propone diverse misure e politiche per aumentare gli investimenti in fonti rinnovabili, efficienza energetica, trasporti puliti.

I cambiamenti climatici, emerge dal rapporto, acuiscono una serie di problemi che coinvolgono le relazioni geopolitiche internazionali dell’Ue.

Si parla, ad esempio, di insicurezza alimentare, stress idrico e siccità, pressioni migratorie.

Oltre il 40% delle importazioni agricole europee, evidenzia il documento, potrebbe diventare molto vulnerabile alla siccità entro il 2050, accrescendo la competizione globale tra Stati per l’utilizzo delle terre fertili e delle risorse idriche.

Nel rapporto si spiega che diverse aree europee già oggi sono soggette a stress idrico di media-forte intensità. Difatti, proprio a causa dei cambiamenti climatici, aumenta la frequenza e la forza degli eventi estremi: alluvioni (come quella che in estate ha messo in ginocchio la Germania), periodi prolungati di siccità, ondate di calore, incendi. Allo stress idrico contribuiscono le perdite degli acquedotti, un problema particolarmente avvertito in diverse regioni italiane dove da anni sono mancati progetti e investimenti per ammodernare le reti idriche.

La scarsità d’acqua, prosegue il rapporto della Commissione Ue, diventerà particolarmente grave nei paesi extra Ue del bacino mediterraneo (Africa settentrionale, Medio oriente), potenzialmente aggravando i conflitti locali e i flussi migratori.

E queste dinamiche potranno colpire l’Europa anche in modo indiretto, ad esempio attraverso delle crisi agricole e relativi aumenti dei prezzi dei generi alimentari.

Nel documento poi si osserva che c’è una stretta correlazione tra cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, deterioramento delle risorse naturali, rischi sanitari.

Inoltre, spiega la Commissione Ue, il centro di gravità dell’economia mondiale si sta spostando verso est, verso la Cina e le altre potenze asiatiche.

Questa dinamica è molto accentuata nel campo dell’energia: l’Asia sta sempre più controllando i mercati delle materie prime fondamentali per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e delle auto elettriche (litio, cobalto, nickel, manganese), con intere filiere industriali che poco o nulla hanno di europeo.

L’Europa sta provando a riconquistare terreno, ad esempio nella produzione di batterie, puntando su consorzi di grandi aziende di vari settori (automotive, accumulatori, chimica) per realizzare nuove super-fabbriche.

Investire nella generazione di energia pulita, rinnovabile, a basso costo, si legge nel rapporto, è di fondamentale importanza per ridurre la dipendenza attuale europea dalle importazioni energetiche: siamo intorno al 60% del totale ma eliminando gradualmente l’uso di combustibili fossili si potrebbe scendere al 15% circa di dipendenza.

L’Europa, conclude il rapporto, dovrà essere pronta a fronteggiare i rischi connessi alle catene di approvvigionamento di diverse materie prime: instabilità politica dei paesi fornitori, presenza di monopoli e oligopoli, senza dimenticare i problemi etici come lo sfruttamento di manodopera minorile, ad esempio nelle miniere di cobalto del Congo.

Servirà quindi una strategia ben definita a livello industriale, incentrata sull’economia circolare (riuso, riciclo, aumento della vita utile dei prodotti e loro riparabilità), sull’efficienza energetica, sulle attività di ricerca e sviluppo per realizzare nuovi materiali.

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