Dopo il boom del 2023, la spinta del Superbonus sul mercato del FV residenziale si sta esaurendo.
Oltre al depotenziamento del maxi-incentivo, all’orizzonte, salvo proroghe dell’ultimo minuto, c’è il taglio delle detrazioni fiscali ordinarie, dal 2025, dal 50 al 36%.
I prezzi intanto sono scesi nettamente, grazie soprattutto ai costi dei moduli, crollati del 48% in un anno, e ci sono novità già operative, come le comunità energetiche, e altre che produrranno effetti tra qualche anno, come la direttiva Case Green.
In questo contesto, cosa potrebbe succedere al segmento residenziale del mercato del FV in Italia?
La coda del Superbonus
La fine dell’onda del Superbonus la mostra bene il grafico sotto, che si ferma a marzo 2024 (cortesia Italia Solare) e i dati che abbiamo da poco pubblicato, aggiornati a fine aprile: nel primo quadrimestre 2024, gli impianti FV di taglia fino a 20 kW connessi sono stati 694 MW, 140 MW in meno dello stesso periodo 2023.
Va tenuto in conto che gran parte di questi impianti sono frutto del generoso incentivo, visto che i dati sono relativi alle connessioni alla rete, e quindi riferiti a decisioni di investimento prese anche molti mesi prima.
La stessa dinamica peraltro si sta notando anche per i sistemi di accumulo (SdA), come mostrano i dati diffusi da Anie.
“C’è stata una coda del Superbonus, grazie anche al segmento legato alle Rsa e alle Onlus”, che hanno avuto più tempo per accedere, “ma ora il mercato del FV residenziale è in stand by, l’effetto Superbonus si è praticamente esaurito”, spiega a QualEnergia.it Emiliano Pizzini, consigliere di Italia Solare esperto di questo segmento di mercato.
“Il mercato residenziale non è completamente fermo, non tornerà ai tempi pre Covid; però quello relativo al Superbonus è finito”, spiega Pizzini.
Nel 2018, ricordiamo, si sono aggiunti 222 MW di FV in impianti sotto ai 20 kW, nel 2019 altri 272 MW, nel 2023 la potenza FV sotto ai 20 kW connessa nell’anno è schizzata a 2.258 MW.
Detrazioni ridotte dal 2025
Salvo novità che potrebbero arrivare entro fine anno, messo fuori gioco il Superbonus, anche le detrazioni fiscali ordinarie dall’anno prossimo scenderanno.
Dal 2025 quella per le ristrutturazioni edilizie, comunemente usata per il FV, passerà dal 50 al 36% (con tetto di spesa dimezzato da 96mila a 48mila € per unità immobiliare) e dal 2028 calerà al 30%.
Questo decalage annunciato potrebbe accelerare le installazioni da qui a fine anno, ma un effetto traino per emulazione potrebbero darlo anche i molti impianti che si sono visti spuntare sui tetti nell’ultimo anno.
Se poi nel 2025 il decalage sarà confermato, la frenata potrebbe esserci, motivata soprattutto da questioni psicologiche: chi voleva fare l’investimento lo ha già fatto approfittando della detrazione più ricca, e invece chi è incerto potrebbe rimandarlo scoraggiato dal taglio dell’aliquota.
La convenienza tuttavia non peggiorerebbe così drasticamente. Ipotizzando un piccolo impianto da 3 kW al nord con un costo totale di 5.000 euro e un costo dell’energia dalla rete a 20-21 centesimi, se con la detrazione al 50% l’investimento rientrerebbe in 6-7 anni, con l’aliquota al 36% il pay back time aumenterebbe solo di un anno.
Prezzi ai minimi
Quanto ai prezzi, non sembrano esserci grandi margini di sconto per il cliente finale, spiega Pizzini. “Per i moduli siamo già al punto in cui i costi sono così bassi che un’ulteriore riduzione non si tradurrebbe in un minor prezzo all’utente finale”.
I prezzi degli inverter, dopo un aumento, stanno rientrando. Altri cali dovrebbero esserci per la componentistica strettamente legata al FV, ma a pesare sono i materiali elettrici in generale “ancora cari” e il costo della manodopera “ancora scarsa rispetto alla domanda”, osserva l’esperto.
Cali rilevanti ci saranno invece per le batterie: “non dico del 50%, ma mi aspetto un taglio importante”, prevede Pizzini: “se fino ad oggi senza Superbonus non aveva gran senso economico dotarsi di storage, dall’anno prossimo potrebbe essere molto conveniente”.
Il futuro a breve e medio termine
Ora un ulteriore stimolo potrà venire dalle Comunità energetiche. Dice Pizzini: “specie quelle nei piccoli Comuni che godono del contributo a fondo perduto al 40% oltre che della tariffa”. Mentre per le altre, osserva, la convenienza potrebbe essere erosa dai costi di funzionamento della Cer, anche se va ricordato che la tariffa incentivante Cacer, seppur ribassata, si può cumulare alla detrazione fiscale per ristrutturazioni.
Nei prossimi anni un certo ruolo lo potrà avere la nuova direttiva sugli edifici nota come EPBD o Case Green.
Più che gli obblighi di installazione di FV che introduce, quando nei prossimi anni sarà recepita (in teoria entro due anni), la direttiva, che impone di migliorare le prestazioni energetiche di una fetta rilevante del parco edilizio , “spingerà il fotovoltaico perché, abbinato alle pompe di calore è una soluzione relativamente semplice per tagliare i consumi, se la si paragona per esempio al cappotto termico o ad altri interventi”, spiega.