Il metano dà una mano… al solare residenziale

Con l'incremento del costo del gas nel Regno Unito gli ordini di pannelli fotovoltaici crescono di dieci volte. In Italia potremmo assistere ad un simile boom di un mercato, quello domestico, che è per quasi il 70% è nelle mani delle utility.

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Parafrasando quella vecchia pubblicità “Il metano dà una mano…. alla transizione energetica”, ma non perché sia direttamente utile a questa, ma perché con il suo prezzo, esploso negli ultimi mesi, che sta trascinando alle stelle anche il costo del kWh in bolletta elettrica, sta per innescare un boom di installazione di solare nei paesi europei mai visto prima.

Era prevedibile che di fronte a bollette sempre più pesanti, e pochi strumenti pratici per poterle ridurre i consumatori del nostro continente si sarebbero presto rivolti agli installatori di impianti fotovoltaici, per cercare una via per calmierare questa voce di spesa in crescita. Ma non ci si aspettava che sarebbe accaduto così presto.

E invece il primo segnale è già arrivato in Gran Bretagna, paese come noi molto dipendente dal metano: la società di installazione di impianti FV, Carbon Net Zero, ha annunciato che nell’ultima settimana gli ordini di pannelli sono aumentati  di 10 volte, e visto che nel Regno Unito gli incentivi per il solare sono stati eliminati da anni, l’improvviso picco di richieste si deve sicuramente alle preoccupazioni suscitate dal costo dell’energia..

Non c’è da dubitare che presto anche tanti altri consumatori in UK e altrove si ricorderanno che installando FV sul tetto di casa si può produrre, per 20-25 anni una grande fetta della propria elettricità, soprattutto se si programmano i consumi elettrici più pesanti nelle ore centrali della giornata o se, meglio ancora, ci si munisce di un impianto di accumulo, che consente di riutilizzare l’energia solare generata quando si vuole.

Cosa sta accadendo in Italia?

In Italia, oltre alla convenienza economica per il risparmio in bolletta, come noto ci sono anche agevolazioni fiscali all’installazione di impianti sulle case, con sconti del 50% o del 110% a secondo della modalità di intervento, e, se non si opta per il superbonus, anche la possibilità di usufruire dello scambio sul posto, quindi di una remunerazione per l’elettricità immessa in rete.

Quindi anche nel nostro paese ci sarà un boom del FV residenziale? Lo chiediamo ad Andrea Parrini, consigliere di Italia Solare e socio fondatore di PM Service, uno dei principali grossisti di materiale per il solare FV in Italia.

“Il boom in Italia è già qui: sconti e bonus hanno portato a un incredibile aumento della domanda – ci spiega – basti considerare che nel 2020 abbiamo venduto circa 45 MW di pannelli e nel 2019 un po’ meno: nel 2021 arriveremo a 150 MW. Come dire che solo la nostra società venderà quest’anno circa un quinto di tutta la potenza solare installata in Italia nel 2020”.

Facendo un calcolo a spanne, nel 2020 la PM Service aveva venduto circa un 17esimo del FV installato in Italia: se la cosa si ripeterà quest’anno, nel 2021 in teoria si potrebbero aggiungere alla potenza elettrica nazionale circa 2,5 GW,che in effetti sarebbe un “boom” rispetto alle anemiche cifre degli anni scorsi.

“È probabile – dice – che nei prossimi mesi la domanda cresca ancora, quando cioè, chi non ha usufruito ancora dei vari bonus, comincerà a ricevere bollette elettriche sempre più alte, e cercherà una via d’uscita per risparmiare e qualche società offrirà la soluzione”.

In effetti, come ci spiega Parrini, ormai il mercato del FV domestico in Italia per il 70% circa è nelle mani delle utility come Eni, Enel, EOn, Edison e tutte le altre che fanno le famose offerte “gas e luce”.

“Avendo a disposizione i profili di consumo dei propri clienti sanno bene chi sono quelli che saranno sensibili a simili offerte per ridurre i consumi elettrici, e allora si affretteranno a offrirgli sistemi FV, con lo sconto del 50% in fattura e il resto da pagare a rate, se non addirittura in bolletta”, dice il rappresentante del distributore.

Ci chiediamo: come, chi vende l’elettricità, offre al cliente sistemi per ridurre i consumi?

“Non ci rimettono di certo. Innanzitutto, fanno pagare più cari del mercato gli impianti, circa 2000 €/kW contro i 1500 che si potrebbero spuntare altrove. Secondariamente spesso millantano risparmi stratosferici, senza spiegare al cliente che per ottenerli dovrà consumare elettricità soprattutto di giorno, cosa che non tutti possono fare”.

Sappiamo che normalmente l’autoconsumo è tra il 25 e 35%, quindi, quando il cliente si accorgerà di non riuscire a risparmiare abbastanza?

“Allora potrebbero offrirgli degli accumuli, sempre con la formula finanziaria precedente, ma con capacità risibili, da 2-4 kWh, che cambieranno assai poco del profilo dei consumi. Così non solo non perderanno molto della vendita di elettricità, ma si assicurano che il cliente non possa cambiare fornitore per tutti gli anni in cui dovrà rendere il denaro per l’impianto FV e gli accumuli”.

Certo ci si può sempre rivolgere direttamente ad operatori storici del settore, ma di fronte a questi “Grandi Fratelli” delle offerte elettriche, i più piccoli installatori finiscono per lavorare quasi esclusivamente per le grandi utility.

“È così, comunque si sta aggiungendo molta potenza FV alla rete elettrica. E attenzione, sta per arrivare una terza spinta capace di creare il boom in Italia: la scrittura della normativa per il recepimento della direttiva europea RED2 sulle comunità energetiche da parte dell’Arera. Quando questa sarà disponibile, le comunità energetiche si potranno formare non più solo fra gli utenti collegati alla cabina elettrica primaria, ma anche fra quelli collegati alla secondaria”.

E questo cosa comporterà?

“Vuol dire che da pochi vicini o utenti di un condominio, tutti collegati alla stessa cabina finale, si passerà a quelli di intere vie o quartieri: centinaia di famiglie potranno crearsi la propria produzione da fonti rinnovabili, anche su tetti di capannoni o spazi incolti installati nell’area, dotarsi di impianti di accumulo e poi ridistribuire quanto accumulato ai membri della comunità quando ne avranno bisogno. Usando sistemi online che consentono di sincronizzare l’uso di tutti gli accumuli, le comunità potranno massimizzare l’incasso degli incentivi, che vanno solo all’energia autoconsumata, e minimizzare così l’immissione in rete”.

“In un esperimento che abbiamo fatto a Savona con tre condomini distanti fra loro, sincronizzati via Internet, si è raggiunto il 99% di autoconsumo dell’energia solare prodotta”.

Ma anche in questo settore si stanno posizionando le grandi società energetiche, visto che le economie di scala di queste “super comunità energetiche” saranno veramente significative.

“E c’è di più – ricorda Parrini – gli esperimenti di Terna con le UVAM, le “centrali elettriche virtuali” formate da piccole batterie e impianti a rinnovabili, pare stiano dando ottimi risultati. Quando anche alle comunità energetiche sarà consentito di assorbire e fornire energia alla rete su richiesta, per scopi di bilanciamento, si aprirà una grossa opportunità per fornire una fonte di guadagno ai proprietari di impianti domestici e accumuli, con un’ulteriore spinta alla loro adozione”.

Quindi è tutto positivo? La strada per la transizione solare parrebbe spianata?

“No, al momento, e probabilmente ancora per un anno, se non oltre, c’è il grande problema degli ostacoli al commercio mondiale e delle carenze in alcuni componenti, come i chip elettronici; ostacoli apparsi dopo la pandemia, che si sono incrociati con il boom nelle richieste di materiale per la transizione energetica”.

“Giusto per dare alcune cifre, il nolo di un container di moduli FV dalla Cina costava 3500 euro un anno fa, ora siamo a 14.500. E mentre prima, fra ordine e consegna, passavano poche settimane, ora, per l’ingorgo nei porti, stiamo ordinando materiale che ci verrà consegnato, forse, a marzo, ammesso che lo spedizioniere non trovi chi paghi di più e lasci a terra, come è già capitato, i container che ci aveva assicurato di recapitare”.

I fornitori, aggiunge, se prima venivano saldati alla consegna della merce in Italia, ora pretendono il 30% al momento dell’ordine e il resto appena il container viene caricato sulla nave.

“Tutti questi fattori hanno interrotto la discesa del costo di pannelli, inverter e batterie: in media i prezzi sono già saliti del 12% sul 2020, e credo che nel 2022 arriveranno a un +20%”.

Sarà la fine di quell’atteso boom?

“Ma no, perché già i bonus riducono o annullano per i consumatori questi aumenti, e poi il costo dell’elettricità è cresciuto anche di più di quanto non si sia verificato per quello del FV. La convenienza a installarlo resta, ed è anche migliore di prima”, conclude Parrini.

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