Import di idrogeno della Germania: costi del solo trasporto fino 7 mld € entro il 2030

CATEGORIE:

La Germania non potrà soddisfare la sua domanda di idrogeno solo via tubo, ma dovrà affidarsi anche alle più costose importazioni via nave. La spesa potrà variare fra 1,2 e 7 mld €, a seconda del mezzo con cui verrà trasportato.

ADV
image_pdfimage_print

La Germania dovrà importare 45 terawattora (TWh) di idrogeno, pari a 1,3 milioni di tonnellate, entro la fine del decennio, ad un costo che potrà variare fra 1,2 e 7 miliardi di euro, a seconda del mezzo con cui verrà trasportato.

Lo rileva un’analisi del centro studi tedesco Agora Energiewende.

“I gasdotti sono il modo più economico per importare idrogeno rinnovabile in Germania”, con costi stimati inferiori a 1 euro al kg, secondo lo studio.

Supponendo che tutti i 45 TWh di idrogeno importati dalla Germania vengano veicolati in questo modo, la spesa sarebbe di 1,2 miliardi di euro entro il 2030, ma solo per coprire i costi di trasporto.

Al contrario, se l’idrogeno dovesse viaggiare su nave per distanze più lunghe, analogamente al gas naturale liquefatto (Gnl), i costi salirebbero “a circa 2-5 euro per chilogrammo di idrogeno a causa della conversione dell’idrogeno” dallo stato gassoso a quello liquido e viceversa, ha rilevato la ricerca.

È partendo da tali basi che la bolletta delle importazioni di idrogeno della Germania potrebbe essere tra i 2,5 e i 7 miliardi di euro entro il 2030, solo per coprire i costi di trasporto, in base al mix di vettori utilizzati.

Idrogeno sintetico?

Il centro studi tedesco ha sottolineato poi che le tecnologie per trasportare l’idrogeno via nave, come la trasformazione in gas naturale sintetico, sono attualmente lontane dall’essere mature e quindi è improbabile che siano competitive nel breve termine.

Questo aspetto è importante perché uno dei tanti nuovi terminali Gnl della Germania a Wilhelmshaven dovrebbe essere trasformato in un terminale di importazione di idrogeno sintetico già nel 2027, secondo un accordo stipulato con il suo operatore, TES.

Derivati dell’idrogeno e delocalizzazione

L’importazione di prodotti derivati dall’idrogeno potrebbe però essere molto più economica, secondo gli analisti di Agora.

“Derivati come l’ammoniaca verde o il ferro spugnoso bricchettato, HBI, rappresentano una soluzione particolarmente favorevole a meno di 1,5 euro per chilogrammo di idrogeno. Ma solo se questi materiali possono essere lavorati direttamente senza una conversione costosa, ad esempio per la produzione di fertilizzanti o acciaio“, si legge nel rapporto.

Risultati simili emergono sempre più spesso nei rapporti di consulenti governativi e think tank tedeschi, che mettono in guardia dall’idea di mantenere all’interno del Paese tutta la produzione industriale ad alta intensità energetica, a prescindere dai costi.

Secondo gli esperti, non tutte le industrie ad alta intensità energetica saranno competitive in Germania e quindi non varrebbe la pena sovvenzionarle con un prezzo dell’elettricità più basso, che potrebbe rivelarsi invece uno spreco di denaro.

Idrogenodotti verso la Germania

Le autorità tedesche prevedono attualmente tre condotte per l’idrogeno verso le industrie ad alta intensità energetica del Paese.

La prima, via terra, punta a trasportare in Germania una parte dei 20 TWh di produzione di idrogeno previsti dalla Danimarca, anche se la sua costruzione deve ancora iniziare.

“Per quanto mi riguarda, posso dire che più grande è, meglio è”, ha dichiarato il vicecancelliere tedesco, Robert Habeck, alla firma dell’accordo congiunto, lo scorso marzo.

Anche la Norvegia mira a diventare un fornitore di idrogeno della Germania. Attualmente è in corso lo studio di fattibilità di un gasdotto proposto a livello politico, che però è già in ritardo di sei mesi. A luglio, i due Paesi hanno anche istituito una task force congiunta.

L’obiettivo rimane “la fornitura su larga scala di idrogeno dalla Norvegia alla Germania a partire dal 2030”, ha dichiarato Habeck. Il suo omologo norvegese, Jan Christian Vestre, si è detto “entusiasta dei progressi”.

E poi c’è H2Med, l’idrogenodotto, nato originariamente come metanodotto, che Portogallo, Spagna e Francia hanno già concordato di estendere anche alla Germania.

ADV
×
0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna agli abbonamenti
    Privacy Policy Cookie Policy