Energie rinnovabili alla conquista del mix elettrico mondiale

Le rinnovabili coprono per la prima volta il 30% del mix elettrico mondiale. Solare ed eolico guidano la transizione, l'idroelettrico rallenta a causa della siccità. Ma il 2023 potrebbe aver registrato il picco delle emissioni legate all'energia.

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Con la spinta di solare ed eolico, nel 2023 le fonti rinnovabili hanno soddisfatto per la prima volta il 30% del mix elettrico globale.

Una quota record che non ha soltanto rallentato la crescita delle emissioni, ma sta iniziando gradualmente a “spingere la produzione fossile verso il declino”.

Ne sono convinti gli analisti di Ember, think tank climatico britannico che ha pubblicato la quinta edizione del suo “Global Electricity Review” (link in basso), che fornisce la panoramica completa dei cambiamenti nella produzione globale di elettricità nel 2023, analizzando i dati di 215 Paesi.

Giova ricordare che alla COP28 di Dubai si è raggiunto un accordo per triplicare la potenza da rinnovabili entro il 2030, con l’obiettivo di raggiungere il 60% di elettricità rinnovabile entro fine decennio. Siamo quindi appena a metà strada, ma la direzione è chiara.

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Entro la fine del prossimo anno la quota del 30% dovrebbe già essere superata, secondo il report “Electricity 2024” della Iea, che prevede inoltre che le tecnologie “pulite” (incluse rinnovabili e anche nucleare) copriranno l’intero aumento della domanda di energia elettrica nei prossimi tre anni.

La leadership dell’energia eolica e solare

Entrando nel merito dei numeri, la generazione eolica e solare fotovoltaico è quella che ha continuato ad espandersi più rapidamente. Insieme hanno raggiunto un nuovo record toccando quota 13,4% del mix elettrico (3.935 TWh) nel 2023 e guadagnando altri 1,5 punti percentuali rispetto al 2022 (11,9%, 3.422 TWh).

La Cina è stata il principale contributore, con il 51% della produzione solare globale aggiuntiva nel 2023 e il 60% della nuova produzione eolica. Altri apporti rilevanti per quanto riguarda l’eolico sono arrivati dall’Ue (24%) e dal Brasile (7%), mentre la crescita globale del solare è stata guidata dal gigante asiatico e poi dall’Ue (12%) e dagli Stati Uniti (11%).

Cina, Ue, Usa e Brasile sono quindi le quattro principali economie per crescita del solare, arrivando a rappresentare l’81% del totale di produzione aggiunta nel 2023. Secondo l’edizione europea del report pubblicata da Ember a febbraio, l’“European Electricity Review 2024”, per la prima volta nel nostro Continente nel 2023 eolico e fotovoltaico hanno prodotto più di un quarto (27%) dell’energia elettrica.

Secondo gli analisti il FV sta guidando la rivoluzione energetica mondiale: è la fonte in più rapida ascesa per il 19esimo anno consecutivo, e nel 2023 ha prodotto più del doppio della nuova elettricità in confronto al carbone.

Nel mix elettrico globale del 2023 il fotovoltaico copre il 5,5% (1.631 TWh). Lo scorso anno 33 Paesi hanno generato più di un decimo della loro elettricità dal solare.

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Per quanto riguarda l’eolico, la produzione globale ha raggiunto il record di 2.304 TWh, con un aumento di 206 TWh (+9,8%) rispetto ai 2.099 TWh del 2022. La quota di questa fonte nel mix elettrico globale è passata dal 7,3% nel 2022 al 7,8% nel 2023.

Nelle previsioni Ember eolico e fotovoltaico costituiranno la spina dorsale del futuro sistema elettrico, fornendo quasi il 70% dell’elettricità globale entro il 2050.

La siccità che frena l’idroelettrico

Di contro, l’idroelettrico – pur restando la principale fonte nel mix elettrico globale (come si nota anche nel primo grafico, barra azzurra) – ha rallentato fortemente.

In condizioni normali, la potenza aggiunta nel corso del 2023 sarebbe stata sufficiente a causare un calo dell’1,1% nella produzione da fonte fossile, ma la siccità ha provocato un’ulteriore diminuzione, integrata da un aumento della generazione da carbone, che però ha causato un aumento dell’1% delle emissioni globali del settore energetico.

Non è un caso che il 95% dell’aumento della produzione di carbone nel 2023 si sia verificato soprattutto in quattro Paesi gravemente colpiti dalla siccità: Cina, India, Vietnam e Messico.

Durante l’anno appena trascorso l’idroelettrico ha prodotto il 14% (4.210 TWh) dell’elettricità mondiale. La Cina primeggia con 1.244 TWh (13% del mix), davanti al Brasile (431 TWh) e al Canada (365 TWh), che si affidano entrambi all’idroelettrico per circa il 60% della loro produzione.

La generazione del 2023 è stata inferiore a quella del 2019 (4.226 TWh) e al di sotto del livello del 2020 (4.344 TWh). L’anno appena trascorso ha visto un calo record rispetto al precedente (-88 TWh, -2,0%), simile a quello avuto nel 2021. Questo ha portato la quota di energia idroelettrica nel mix globale a passare dal 15% nel 2022 al 14% nel 2023.

Il trend per biomassa e nucleare

L’analisi di Ember tiene conto anche dell’energia da biomasse e del nucleare. La produzione di elettricità della prima è aumentata maggiormente in Cina e in Giappone, mentre è diminuita negli Stati Uniti. Resta comunque marginale, con il 2,4% (697 TWh) del mix elettrico.

Inoltre, il report la classifica come fonte rinnovabile, ma il suo impatto dipende molto dal tipo di materia prima utilizzata e, soprattutto, dalle modalità di approvvigionamento.

Sul nucleare, invece, la quota nel mix elettrico è del 9,1% (2.686 TWh), rimasta pressoché invariata rispetto allo scorso anno nonostante un periodo di fluttuazioni che permane almeno dal 2019, conseguenza dell’abbandono di questa fonte da parte di alcune economie europee (come la Germania), alle manutenzioni in Francia e Giappone e alla contemporanea crescita in Cina.

Tuttavia, la Francia ha registrato nel 2023 il maggiore aumento della produzione nucleare (+41 TWh), prima del Giappone (+26 TWh) e della Cina (+17 TWh), principalmente grazie per la ripresa dell’attività di alcuni reattori fermi l’anno precedente.

Il destino delle fossili

La domanda di elettricità mondiale nel 2023 è salita a 29.471 TWh, un record con l’aumento di 627 TWh (2,2%) rispetto al 2022, sebbene inferiore alla media degli ultimi anni, a causa di un marcato calo nei paesi Ocse, in particolare negli Stati Uniti (-1,4%) e nell’Ue (-3,4%).

Più della metà del tasso di crescita è dovuto principalmente a cinque tecnologie fortemente in ascesa: veicoli elettrici, pompe di calore, elettrolizzatori, condizionatori d’aria e data center.

La loro diffusione accelererà ulteriormente la crescita della domanda di elettricità in futuro, ma secondo gli analisti la domanda complessiva di energia diminuirà, visto che l’elettrificazione è molto più efficiente.

Venendo alla produzione da fonti sporche, Ember prevede che diminuirà leggermente nel 2024, con cali maggiori negli anni successivi.

Ci si aspetta che la crescita della domanda elettrica nel 2024 sarà anche maggiore sul 2023 (+968 TWh), ma l’aumento di produzione da Fer sarà ancora maggiore (+1300 TWh), facendo scendere del 2% la generazione da fonti fossili (-333 TWh).

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Le rinnovabili hanno già contribuito a rallentare la produzione di elettricità da gas e carbone di quasi due terzi negli ultimi dieci anni. Metà delle economie mondiali hanno già superato da almeno cinque anni il picco della produzione elettrica da fonti fossili.

I paesi Ocse sono in prima linea, tanto che le emissioni del settore energetico hanno raggiunto collettivamente il massimo storico nel 2007 e da allora sono diminuite del 28%.

Tra gli effetti positivi c’è ovviamente anche la riduzione dell’intensità di CO2 nella produzione globale di energia elettrica, che nel 2023 ha raggiunto un nuovo minimo storico di 480 gCO2/kWh, inferiore dell’1,2% rispetto ai 486 gCO2/kWh del 2022.

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