Il paradosso di far fare formazione ambientale per le scuole all’Eni

Associazione Nazionale Presidi ed Eni avviano un programma di incontri nelle scuole per formare il personale docente su cambiamenti climatici, efficienza energetica, rifiuti e bonifiche. Ma le associazioni ambientaliste, sconcertate dall'iniziativa, chiedono all'ANP di ripensarci.

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In Italia ci mancava pure il conflitto di interesse sulla formazione ambientale!

Nei giorni scorsi l’ANP (Associazione Nazionale Presidi) e l’Eni hanno annunciato l’avvio di un programma di incontri sui temi della sostenibilità ambientale per la formazione dei docenti delle scuole italiane.

I quattro macro temi che saranno trattati dagli esperti di Eni – spiega una nota stampa del cane a sei zampe – saranno: il cambiamento climatico, l’efficienza energetica, i rifiuti e le bonifiche ambientali.

I seminari, completamente gratuiti, sono iniziati il 21 gennaio scorso a Roma e proseguiranno a Milano il 28 gennaio (in diretta streaming sul sito ANP), a Bologna il 29 gennaio, a Cuneo il 12 febbraio, a Palermo il 13 febbraio, a Napoli il 17 febbraio, ad Ancona il 19 febbraio e a Bari il 20 febbraio.

Una volta concluso il ciclo dei seminari, i partecipanti potranno liberamente accedere a materiali, approfondimenti e percorsi didattici attraverso un’area dedicata del sito www.anp.it.

Naturalmente lo stupore e la preoccupazione delle associazioni ambientaliste non ha tardato a farsi sentire.

Greenpeace, Kyoto Club e Legambiente hanno diffuso una nota stampa congiunta che sottolinea quanto sia “paradossale che sia proprio l’Eni, che ha responsabilità non irrilevanti proprio su due dei temi che riguarderanno le attività di insegnamento, ‘cambiamenti climatici’ e ‘territori da bonificare’, ad essere chiamata dai Presidi a svolgere un ruolo chiave in questo percorso formativo”.

Un’attività che – proseguono le associazioni – dovrebbe invece essere svolta da soggetti terzi, rappresentanti degli interessi collettivi e non di un’azienda privata che, non solo fa profitti sfruttando le fonti fossili, ma che in questi anni è stata responsabile di grandi impatti ambientali sul nostro territorio.

Le associazioni ambientaliste – si legge nella nota congiunta – invitano l’ANP a ripensarci e a rivolgersi piuttosto a chi ha maturato una notevole esperienza nel settore e può quindi svolgere con competenza – e senza palesi contraddizioni, aggiungiamo noi – questi programmi didattici.

Solo pochi giorni fa – come ricorderanno i nostri lettori – Eni è stata multata dall’AGCM per 5 milioni di euro a causa di “vanti ambientali non fondati” sul gasolio addizionato con biodiesel (vedi QualEnergia.it).

Alla partecipata statale Legambiente ha dedicato un intero dossier (allegato in basso), in cui si spiega come la presunta politica rinnovabile, che secondo pubblicità e spot televisivi dovrebbe affiancare l’attività estrattiva, sia fatta di “molti annunci e pochi investimenti” (vedi QualEnergia.it). Un altro nostro articolo poi commentava il piano strategico 2019-2022 di Eni e lo scarso impegno del cane a sei zampe nelle energie rinnovabili.

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