Il confronto sul potenziale di gas rinnovabile in Europa: i numeri di Gas for Climate

È scontro fra le cifre sul potenziale di biometano e idrogeno da rinnovabili nell’Ue al 2050: il consorzio europeo replica agli scenari, molto contenuti, dell’organizzazione statunitense ICCT.

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Qual è veramente il potenziale di gas da fonti rinnovabili in Europa, cioè di biometano e di idrogeno?

I numeri variano molto e ciò incide in modo niente affatto trascurabile, perché da questi si patirà per definire le politiche energetiche di decarbonizzazione dell’Unione più sostenibili tecnicamente ed economicamente da qui al 2050.

Pochi giorni fa l’organizzazione indipendente statunitense International Council on Clean Transportation (ICCT) aveva pubblicato un documento sul potenziale tecnico-economico del metano di origine rinnovabile nell’Unione europea al 2050 con dati molto più bassi a quelli di altre stime uscite in questi mesi, cioè pari a 36 mmc, circa il 7% dell’intera domanda dei trasporti europea prevista a metà secolo.

Non si è fatta attendere la replica del consorzio Gas for Climate, che riunisce sette aziende europee attive nel trasporto di gas naturale – Snam, Enagás, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe e TIGF – e due associazioni che operano nel settore del gas rinnovabile (Consorzio Italiano Biogas e European Biogas Association).

La risposta è stata pubblicata sul sito Euroactive a cura di due esperti di Ecofys, società di consulenza energetica che fa parte del gruppo Navigant, a cui era stato commissionato uno studio proprio sul potenziale di gas rinnovabile (metano e idrogeno) negli Stati europei di cui avevamo parlato lo scorso febbraio in occasione del convegno Biogas Italy organizzato dal CIB.

Secondo questo documento entro il 2050, la produzione di gas rinnovabile prodotta nei paesi dell’Ue potrebbe essere dimensionata in almeno 122 miliardi di metri cubi di equivalente di gas naturale, pari a circa 1.200 TWh. Si tratterebbe della somma di 98 mmc di biometano più 24 mmc di idrogeno verde generato da impianti solari ed eolici e dal metano sintetico prodotto da idrogeno rinnovabile.

Secondo Ecofys il target ipotetico si basa peraltro su un approccio piuttosto conservativo, sebbene di 3,3 volte maggiore di quello ICCT. Ma volumi molto più elevati – spiegano – potrebbero essere fattibili se venissero costruiti più impianti FV ed eolici offshore dedicati a produrre idrogeno.

Il potenziale di biometano si basa su una valutazione bottom-up dei residui agricoli e forestali disponibili in Europa, basata su dati Eurostat e da studi sul potenziale della biomassa a livello Ue pubblicati dalla Commissione europea. I risultati derivano anche da un importante potenziale collegato alle colture successive (sequenziali o seconde colture dopo quella principale) prodotte su terreni agricoli esistenti.

Nel grafico il potenziale di biometano (98 mmc) a secondo della sua origine, secondo l’analisi di Ecofys.

 

Per gli esperti di Ecofys, la netta differenza di potenziale tra quello riportato dal loro studio e quello ICCT resta difficile da spiegare nel dettaglio, visto che il documento dell’organizzazione statunitense non fornisce una ripartizione del biometano producibile rispetto alle materie prime, né un approfondimento sulla metodologia seguita.

Si sottolinea soprattutto che è determinante nell’analisi l’approccio di produrre entro un anno una seconda coltura agricola (soprattutto invernale) dopo quella principale su terreni agricoli esistenti, senza la necessità di utilizzare ulteriori terreni agricoli e con un basso rischio di impatti indiretti causati dal cambiamento di destinazione dei terreni. Un metodo sempre più applicato in Italia (con il Biogasdoneright) e in Francia in diversi progetti pilota.

Lo studio di Gas for Climate è anche una comparazione tra due modi di decarbonizzare completamente il sistema energetico europeo a metà secolo: uno scenario “con gas” contro uno “senza gas”.

Lo scenario individuato dal consorzio combina biometano e idrogeno verde con quantità crescenti di elettricità rinnovabile – affermano i suoi autori – renderebbe il processo di decarbonizzazione molto più economico.

Secondo Ecofys utilizzare il potenziale di gas rinnovabile, combinato con l’elettricità rinnovabile, consentirebbe al 2050 di risparmiare quasi 140 miliardi di euro all’anno rispetto ad un processo di decarbonizzazione senza gas pulito, anche per un minore impatto del primo sul sistema delle infrastrutture energetiche (ad esempio meno reti elettriche da costruire o da ammodernare e sfruttamento della rete gas esistente).

Poi, spiegano quelli di Ecofys, il gas rinnovabile potrà dare, meglio di un modello “senza gas”, un notevole contributo al processo di decarbonizzazione dell’industria, che potrebbe essere invece molto complesso attuare senza gas rinnovabile, in particolare per la produzione di calore ad alta temperatura che essa necessita.

Gli autori dell’articolo riferiscono anche del piano d’azione di Gas for Climate per il potenziamento del gas rinnovabili in Europa al 2050 per una transizione verso un sistema energetico a zero emissioni nette.

(fonte immagine in alto: Nature Energy)

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