Allevamenti, gigafactory di batterie, miniere: Ue propone direttiva più severa sulle emissioni industriali

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Bruxelles punta ad allargare il campo di applicazione della Ied (Industrial emissions directive) rendendola più efficace e in linea con il Green Deal.

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Con la proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali (Ied: Industrial Emissions Directive), la Commissione europea ha pubblicato un altro provvedimento rilevante per il Green Deal, il piano che prevede di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

La direttiva attuale, sottolinea una nota di Bruxelles, si applica a circa 50.000 grandi impianti industriali e allevamenti intensivi in Europa, che sono tenuti ad applicare le “migliori tecniche disponibili” (BAT: Best Available Techniques), al fine di rispettare determinati parametri di emissione delle sostanze inquinanti tra cui ossidi di azoto e di zolfo, ammonio, particolato, metano, mercurio e altri metalli pesanti.

Le grandi imprese industriali e zootecniche continuano a essere responsabili di oltre metà delle emissioni atmosferiche causate dalle attività umane negli Stati membri Ue.

Tra le modifiche più importanti volute dalla Commissione Ue, per rendere più efficace la direttiva, si prevede che per fissare nuove condizioni di autorizzazione agli impianti, le autorità nazionali competenti per il rilascio dovranno applicare valori limite più severi per le emissioni inquinanti.

Oggi, al contrario, la maggior parte delle autorizzazioni (80% circa) si attiene ai valori minimi consentiti.

La Commissione poi propone di allargare il campo di applicazione della direttiva a diversi nuovi settori, tra cui:

  • stabilimenti delle industrie estrattive (miniere) di metalli, terre rare e minerali industriali; sono esclusi i minerali per la produzione di energia, come il carbone, e le cave di aggregati;
  • gigafactory di batterie per la mobilità elettrica;
  • allevamento su larga scala di bovini e un numero maggiore di allevamenti suinicoli e avicoli.

In pratica, tutti gli allevamenti di bovini, suini e pollame con oltre 150 unità di bestiame adulto, evidenzia Bruxelles, rientreranno nel campo di applicazione della direttiva.

Il numero degli allevamenti intensivi regolamentati di bovini, suini e pollame arriverà a coprire il 13% delle aziende zootecniche più grandi; queste aziende, 185.000 in totale, collettivamente sono responsabili del 60% delle emissioni di ammoniaca e del 43% delle emissioni di metano prodotte dal bestiame a livello Ue.

Bruxelles si attende una riduzione complessiva delle emissioni nei singoli settori tra il 35% e il 70%.

La proposta dovrà essere adottata da Parlamento e Consiglio Ue; poi gli Stati membri avranno 18 mesi per recepire la direttiva nel diritto nazionale. In seguito saranno elaborate le migliori tecniche disponibili: una volta adottate dalla Commissione, i gestori di impianti industriali dovranno adeguarsi alle nuove BAT entro quattro anni e gli agricoltori entro tre anni.

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