Gas nazionale, rinnovabili e quasi nulla sul clima: l’energia nel discorso di Meloni

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I passaggi più importanti del discorso alla Camera per il voto di fiducia. Domani la premier parlerà al Senato.

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Mantenere e rafforzare le misure contro il caro bollette per supportare famiglie e imprese; puntare sulle risorse nazionali guardando sia alle rinnovabili che al gas nazionale dai giacimenti  offshore.

Queste, in estrema sintesi, le principali direzioni verso cui si muoverà il nuovo governo sulle questioni energetiche, secondo le indicazioni date alla Camera dalla nuova presidente del consiglio Giorgia Meloni nel suo discorso di oggi, martedì 26 ottobre, per ottenere la fiducia (domani parlerà al Senato).

Ci sarà dunque una certa continuità con le iniziative del governo Draghi nel breve termine, per poi allargare il campo, mentre è quasi del tutto assente dal discorso il tema della crisi climatica e della necessità di intervenire con urgenza per ridurre le emissioni di gas-serra.

Meloni, parlando del conflitto in Ucraina, e del caro energia con “costi insostenibili per molte imprese che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori e per milioni di famiglie “, ha sottolineato che “i segnali arrivati dall’ultimo Consiglio europeo [dove è stata rinviata la decisione finale sul price cap del gas, ndr.] rappresentano un passo avanti raggiunto anche grazie all’impegno del mio predecessore e del ministro Cingolani, ma sono ancora insufficienti. L’assenza ancora oggi di una risposta comune lascia, come unico spazio, quello delle misure dei singoli Governi nazionali che rischiano di minare il mercato interno e la competitività delle nostre imprese”.

Nel breve periodo, ha proseguito Meloni, “sarà necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette, sia su quello del carburante, un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili […]”.

Altra priorità è quella di “accelerare, in ogni modo, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale, perché voglio credere che dal dramma della crisi energetica possa emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia. I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno e la nostra Nazione, in particolare il Mezzogiorno, è il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree, i fiumi, un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili”.

Intanto però il neo-ministro della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, parlando a margine del Consiglio Ue Energia in corso in Lussemburgo, anziché spingere sulle energie green ha rilanciato sulla sperimentazione del nucleare di nuova generazione “per far fronte alla crisi energetica” e ridurre la dipendenza italiana dalle importazioni di combustibili.

Resta insomma da vedere se e come si inserirà questo slancio verso il nucleare nel panorama energetico tracciato dalla premier; ma anche il riferimento alla necessità di sfruttare le risorse nazionali di gas dei giacimenti marini – soluzione più volte caldeggiata dallo stesso Cingolani – desta ben più di una perplessità, si veda anche Gas nazionale, perché “rivedere il Pitesai” non darebbe nulla alla sicurezza energetica

Nel discorso di Meloni non sono poi mancati appunti sulla neutralità tecnologica e su come il nuovo governo di destra intenda, in modo ambiguo, il concetto di ecologismo. “Quello che ci distingue da certo ambientalismo ideologico – ha sottolineato la premier – è che noi vogliamo difendere la natura con l’uomo dentro, coniugando sostenibilità ambientale, economica e sociale. Accompagnare le imprese e i cittadini verso la transizione verde, senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica: sarà questo il nostro approccio”.

Ma in sostanza di clima e ambiente non si accenna mai direttamente.

Unico altro accenno esplicito della premier su questi argomenti riguarda il fatto che “servono investimenti strutturali per affrontare l’emergenza climatica, le sfide ambientali, il rischio idrogeologico e l’erosione costiera, e per accelerare i processi di ricostruzione dei territori colpiti in questi anni da terremoti e calamità naturali […]”

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