Pichetto Fratin all’Energia, un ministro per niente tecnico e nel segno della continuità

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Intanto Cingolani rimane temporaneamente come consigliere di Palazzo Chigi per i temi energetici.

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Dopo l’errore nel collocamento della lista dei ministri letta dalla nuova premier Giorgia Meloni, che l’aveva inizialmente indicato come ministro della Pubblica amministrazione, è arrivata ieri la conferma che Gilberto Pichetto Fratin è il nuovo titolare del ministero “per l’Ambiente e la sicurezza energetica“.

Dopo il passaggio delle consegne fra il presidente del Consiglio uscente, Mario Draghi, e il suo successore a Palazzo Chigi, è stata annunciata un’altra novità, e cioè la permanenza dell’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nell’ambito del nuovo esecutivo, con il ruolo di consigliere per l’energia della nuova premier.

La presenza di Cingolani è stata caldeggiata da Draghi per dare continuità di azione nelle importanti partite del price cap sul gas e del disaccoppiamento dei prezzi del gas da quelli elettrici, che si concluderanno a Bruxelles solo nelle prossime settimane. L’incarico di Cingolani dovrebbe essere temporaneo, destinato a concludersi probabilmente entro la fine dell’anno, e a titolo gratuito, ha tenuto a precisare l’ex ministro.

Si prospetta, quindi, almeno per le prime settimane, una sorta di supervisione del nuovo ministero, in cui Cingolani sembra destinato a svolgere un importante ruolo di regista dietro le quinte, con Pichetto Fratin sul palcoscenico internazionale, ma in realtà con un ruolo ancora da comprimario, nell’ambito di un apprendistato e di un affiancamento che nelle intenzioni dovrebbe durare meno possibile.

Chi è Pichetto Fratin

Pichetto Fratin, nato nel 1954 e quindi sessantottenne, è laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino, commercialista, ex senatore e vice di Giancarlo Giorgetti al ministero dello Sviluppo economico, prima come sottosegretario e poi come viceministro. In questi mesi ha seguito i rapporti con l’industria, in particolare il settore auto.

Piemontese di Biella, è un berlusconiano di ferro, con una lunga militanza politica alle spalle. Consigliere comunale a Gifflenga, in provincia di Biella, nel 1975 diventa poi vicesindaco di Biella, consigliere regionale del Piemonte, sempre con Forza Italia, assessore all’Industria e al Commercio. Entra in Parlamento nel 2008 come senatore del Popolo della Libertà.

Tra i suoi incarichi quello di segretario della Commissione Bilancio, dal 2010 capogruppo del Popolo delle Libertà e componente della Commissione Lavoro e Previdenza sociale, e della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro. Nel 2014 corse per la carica di governatore del Piemonte, perdendo contro Sergio Chiamparino. Nel 2018 è stato rieletto al Senato con Forza Italia.

Si poteva fare meglio?

Già questa sorta di “commissariamento” bonario del nuovo ministero da parte della Presidenza del Consiglio mostra che, probabilmente, si poteva fare meglio nella scelta del nuovo ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

Se Pichetto Fratin, infatti, ha bisogno di un affiancamento su temi come il price cap e la regolamentazione di mercato, che dovrebbe masticare già abbastanza grazie agli studi economici-commerciali e all’esperienza nello sviluppo economico, la sua mancanza di competenza e esperienza diretta nel settore energia suscitano non poche perplessitàpreoccupazione.

La mancanza di competenze specifiche non è certo una novità in governi politici come quello attuale, ma vista la complessità dei problemi e dei tempi che viviamo, dopo il diniego di Meloni nei confronti della senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli e le parole spese per la necessità di una squadra di governo di alto profilo, sarebbe stato un segnale di coerenza e autorevolezza se si fosse posta maggiore attenzione alle competenze tecniche, oltre che politiche, dei vari ministri.

Vale la pena sottolineare che, a parte i ministri della Salute e della Pubblica Amministrazione, che sono medici, nessun altro ha una formazione scientifica/tecnologica nel nuovo governo Meloni. La laurea più comune è giurisprudenza (10), poi economia (4), sociologia (2), lettere (2), scienze politiche (1), comunicazione (1).

Un po’ più di competenze tecniche a capo di dicasteri complessi e cruciali come quello dell’energia sarebbero state necessarie, anche se curriculum scientifico ed esperienze tecniche non sono sempre garanzia di orientamenti avveduti, ed è questo il caso dello stesso Cingolani.

Continuità con Cingolani

La permanenza di Cingolani come consigliere di Giorgia Meloni sembra indicare, come accennato sopra, una scelta di continuità fra le politiche del vecchio e del nuovo governo – e visti, alcuni precedenti del nuovo consigliere di Giorgia Meloni, questo non è necessariamente un bene.

Cingolani, infatti, ha spesso suscitato forti critiche per le sue posizioni, come quella contro l’abbandono delle macchine con motore termico o a favore dello sviluppo di nuovi giacimenti di metano in Italia e del nucleare. Proprio sul nucleare, il nuovo ministro sembra in sintonia con il suo predecessore.

“Io credo che noi dobbiamo impegnarci nel nuovo nucleare, almeno nella ricerca, in questo momento stiamo parlando di ricerca, di sperimentazione, poi, la valutazione sa sarà cosa buona o meno la vedremo a fine sperimentazione, il no a priori a parere mio non ha senso”, ha detto Pichetto Fratin durante un’intervista di “Mi manda Rai Tre” del 5 febbraio scorso.

Peccato che il nucleare, di vecchia o nuova generazione, rappresenti un vicolo cieco, o al massimo una strada su cui si procederà a rilento o si rimarrà bloccati per molti anni, da intraprendere legittimamente da un ministero della Ricerca ma non da un ministero dell’Ambiente, che di secondo nome fa “della sicurezza energetica”. Ciò in quanto, in termini di sicurezza energetica ed economicità, i costi altissimi e tempi di realizzazione lunghissimi del nucleare di nuova generazione non si conciliano con gli obiettivi di una maggiore autonomia energetica nel breve termine, come indicato in numerosi precedenti articoli.

Meglio quindi lasciare ad altri le suggestioni del nucleare, tentando nel frattempo di acquisire una visione di fondo per riuscire a discernere almeno a grandi linee il grado di maturità, efficienza energetica, economicità e applicabilità delle diverse soluzioni tecnologiche.

Facendo di necessità virtù, viste le sue competenze politiche ed economiche, il nuovo ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica potrà sicuramente concentrarsi nell’abilitare al meglio le principali soluzioni già pronte, come fotovoltaico, eolico ed efficienza energetica, eliminando quanto più velocemente possibile i tanti ostacoli normativi e regolamentari che ancora si frappongono ad una loro maggiore diffusione.

Su questo fronte, Italia Solare, per esempio, ad agosto dovette intervenire per correggere le dichiarazioni di Cingolani sugli ostacoli al fotovoltaico, sottolineando che a frenare lo sviluppo del solare in Italia non è la scarsa reperibilità dei prodotti per realizzare gli impianti, ma le mancate autorizzazioni della Commissione VIA, gli ostacoli di chi si oppone alle installazioni a terra e l’inaffidabilità del quadro normativo.

In questo ambito, Pichetto Fratin, evidentemente meglio informato su questioni amministrative e regolamentari, sembra almeno avere le idee un po’ più chiare del suo predecessore.

“Facciamo una bandiera del fotovoltaico, però poi di fatto non ci sono le aree. Non basta dire facciamo il fotovoltaico. Per avere un’autorizzazione, per avere dei siti, per fare grandi impianti fotovoltaici abbiamo grandi difficoltà”, diceva il neoministro nella stessa intervista a “Mi manda Rai Tre”.

Purché la consapevolezza degli ostacoli normativi faccia da stimolo per eliminarli invece che far deviare attenzione e risorse verso non-soluzioni come il nucleare.

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