Fotovoltaico, ologrammi per aumentare il rendimento dei moduli

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Un sistema studiato all’Università dell’Arizona potrebbe aumentare del 5% la luce solare trasformata in elettricità.

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Ologrammi inseriti dentro i tradizionali moduli fotovoltaici e capaci di separare i colori della luce solare, dirigendoli in maniera più mirata verso le celle all’interno del modulo e aumentandone la resa.

È questa una nuova soluzione studiata all’Università dell’Arizona che promette di aumentare di circa il 5% la quantità di energia solare convertita in elettricità, riducendo sia il costo che il numero di moduli necessari per alimentare una casa, una città o un paese.

Come riportato nel Journal of Photonics for Energy (JPE), i ricercatori hanno creato degli ologrammi speciali che possono essere facilmente inseriti nel sandwich a strati che costituisce un modulo fotovoltaico.

Il sistema studiato dai ricercatori dell’università americana consiste in un collettore di luce olografica che combina un elemento ottico olografico a basso costo con un diffusore.

L’elemento ottico è situato simmetricamente al centro del modulo fotovoltaico per ottenere la massima raccolta di luce, si legge nella ricerca, intitolata “Holographic low concentration optical system increasing light collection efficiency of regular solar panels” e consultabile dal link in fondo a questo articolo.

Il collettore e il metodo associato sono particolarmente degni di nota perché sono a basso costo e scalabili, secondo JPE.

Il miglioramento di circa il 5% del rendimento annuale consentito da questa tecnica potrebbe avere un grande impatto se applicato anche su una piccola frazione delle centinaia di gigawatt di fotovoltaico installati a livello globale, ha detto il caporedattore di JPE, Sean Shaheen dell’Università del Colorado a Boulder, in una nota.

Il gruppo di ricerca dell’Università dell’Arizona ha dimostrato la funzionalità della sua soluzione olografica utilizzando della gelatina, un materiale a basso costo e facilmente prodotto in grandi quantità.

Sebbene la gelatina sia normalmente derivata dal collagene animale, i progressi tecnici rendono probabile che anche delle alternative sintetiche possano essere utilizzate su larga scala, secondo Shaheen.

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