Dall’Europa arrivano segnali positivi per la diffusione dell’autoconsumo elettrico con impianti fotovoltaici, soprattutto dalla Spagna: è stato il tema centrale del convegno sulla “digitalizzazione del solare” alla fiera Key Energy di Rimini.
Perché la Spagna? Con il nuovo governo socialista di Pedro Sánchez, il paese sta cercando di recuperare il terreno perso negli anni passati, quando una serie di tasse e vincoli burocratici ha frenato lo sviluppo del fotovoltaico in autoconsumo.
Così alla fine di ottobre il Parlamento iberico ha convalidato il regio decreto legge 15/2018, che prevede diverse misure per favorire gli investimenti in fonti rinnovabili (vedi QualEnergia.it).
Questa legge, in particolare, ha spiegato durante un convegno a Key Energy Riccardo Battisti di Ambiente Italia, presentando i risultati di uno studio del progetto PV-Prosumers4Grid, “introduce il principio dell’autoconsumo collettivo senza oneri, non solo a livello di singoli edifici condominiali, ma anche per interi quartieri o distretti”.
In sostanza, quindi, sarà possibile realizzare delle comunità energetiche con un modello “da molti produttori a molti consumatori”.
Più in dettaglio, ha precisato Battisti, il provvedimento spagnolo nelle premesse “riconosce il diritto dell’autoconsumo condiviso di uno o più utenti, per sfruttare i vantaggi delle economie di scala”.
In Italia, per il momento, la normativa non permette di andare oltre il modello dei SEU (Sistema efficiente di utenza) con un collegamento diretto tra un unico impianto e un solo consumatore finale (“one to one”).
Ad esempio, in un condominio è vietato installare un impianto fotovoltaico su tetto per fornire energia a più appartamenti (“one to many”): si possono alimentare esclusivamente le parti comuni, come le luci delle scale.
Il punto rivoluzionario della legge spagnola, chiarisce a QualEnergia.it l’avvocato Emilio Sani, esperto di normative energetiche, “è consentire il collegamento tra i diversi utenti anche attraverso la rete di distribuzione in bassa tensione”.
Significa, aggiunge Sani, “che non sarà più necessario costruire una rete privata che si sovrappone a quella pubblica, ma si potrà utilizzare la linea esistente, pagando soltanto gli oneri di distribuzione per il suo uso, senza pagare gli altri oneri di sistema”.
Per la prima volta, una legge di un Paese europeo riconosce esplicitamente il principio di “joint self-consumption” (autoconsumo condiviso) stabilito dalla nuova direttiva Ue sulle rinnovabili in corso di approvazione finale.
La Spagna, in definitiva, apre le porte a forme sempre più complesse di autoproduzione/autoconsumo di energia elettrica generata con impianti rinnovabili, realizzando reti peer-to-peer interconnesse e “aperte” alla partecipazione di molteplici soggetti (e qui inizia tutto il capitolo della digitalizzazione, che torneremo ad approfondire: IoT, blockchain, inverter evoluti e così via).
E in Italia?
Nelle ultime settimane la Commissione Industria del Senato, presieduta da Gianni Girotto (M5S), si è occupata proprio del tema dell’autoconsumo energetico collettivo.
Tra gli obiettivi, rimarcati da Girotto in un suo breve intervento al convegno di Rimini, c’è quello di togliere finalmente il divieto di consumare direttamente l’elettricità prodotta da un sistema fotovoltaico secondo il modello “da uno a molti”.
Dalla legge spagnola si possono trarre diversi spunti di riflessione per la futura normativa italiana.
Di fondamentale importanza, termina Sani, “è stabilire dei parametri validi per un certo periodo di tempo, in modo da garantire la finanziabilità degli interventi”.
In altre parole: definire, ad esempio, un livello di esenzione dagli oneri (che può essere graduale, anche in funzione della taglia dei diversi impianti) che però deve rimanere costante per un determinato numero di anni, perché solo una base certa di condizioni tecnico-economiche potrà favorire la nascita di nuove reti private/pubbliche rivolte all’autoconsumo.
Vedremo, infatti, se anche l’Italia darà la possibilità di appoggiarsi alle linee esistenti in bassa tensione, al pari della Spagna.
Intanto in Spagna sono attese le nuove norme tecniche di connessione degli impianti – dovrebbero arrivare entro 2-3 mesi – che definiranno tutti i dettagli dei principi generali introdotti dalla legge.
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