Fotovoltaico e auto elettrica, uniche tecnologie al passo in una transizione energetica troppo lenta

Le ultime analisi dell'International Energy Agency nel nuovo Tracking Clean Energy Progress. Molte soluzioni per decarbonizzare sono in ritardo.

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Anziché accelerare, la transizione verso le fonti energetiche rinnovabili sta rallentando, anche a causa delle conseguenze dell’emergenza coronavirus in tutto il mondo: così sono poche le tecnologie pulite che secondo la IEA (International Energy Agency) sono in linea con gli obiettivi climatici.

Questa è la sintesi del rapporto appena pubblicato dall’Agenzia internazionale dell’energia, Tracking Clean Energy Progress (link in basso) che monitora l’andamento di 46 tecnologie nei vari settori, dalla produzione di elettricità ai trasporti, passando per l’industria, gli edifici, le forniture di carburanti e i sistemi per integrare le fonti rinnovabili in rete (energy integration).

In sostanza, ogni anno, la IEA cerca di capire se il mix energetico globale sia compatibile con lo scenario SDS, Sustainable Development Scenario, elaborato dalla stessa agenzia e allineato ai traguardi climatici fissati dall’accordo di Parigi nel 2015, per ridurre le emissioni inquinanti e limitare sotto 2 gradi centigradi l’aumento delle temperature medie del nostro Pianeta.

Ebbene, solo 6 tecnologie – in base alla loro evoluzione nel 2019 e ai recenti impatti del lockdown – hanno conquistato il bollino verde che le mette in pole-position nella transizione energetica; tra queste, il fotovoltaico e l’auto elettrica (vedi elenco sotto).

Ancora troppo in ritardo invece soluzioni come il nucleare e la cattura della CO2 nelle centrali a fossili, ma anche rinnovabili “complicate” come solare a concentrazione, energia dalle maree: sono in ritardo (pallino rosso, off track). Altre, come idro ed eolico, hanno bisogno di maggiori investimenti (pallino giallo, more efforts needed) per procedere nella direzione corretta, cioè verso la de-carbonizzazione e quindi un minore utilizzo di carbone, gas e petrolio.

“Questo non è il momento di staccare il nostro piede dall’acceleratore”, ha commentato il direttore esecutivo della IEA, Fatih Birol (traduzione nostra dall’inglese, con neretti), perché i nostri ultimi dati evidenziano “il bisogno urgente per i governi di fare di più per promuovere la crescita di queste tecnologie, che possono creare lavoro, stimolare lo sviluppo economico e anche aiutarci a velocizzare la transizione verso un sistema energetico più pulito”.

La stessa IEA a maggio ha stimato che nel 2020, per la prima volta in vent’anni, calerà la nuova potenza installata nelle fonti rinnovabili, con una quarantina di GW persi in confronto al 2019; e poi ha spiegato che i piani di rilancio economico post-Covid sono un’opportunità “storica” per eliminare i sussidi alle fonti fossili e indirizzare gli investimenti nelle tecnologie a basso impatto ambientale.

Tra le cose che vanno bene nel Tracking Clean Energy Progress, la IEA segnala innanzi tutto il fotovoltaico che nel 2019 ha visto aumentare del 22% (+131 TWh) la produzione di energia elettrica su scala globale, battuto soltanto (in termini assoluti) dall’eolico. Quindi il fotovoltaico resta in linea con la traiettoria richiesta dallo scenario SDS: +15% di crescita media annuale nel 2019-2030 come riassume il grafico sotto, tratto dalla sintesi online dei dati.

Bene anche l’auto elettrica con 2,1 milioni di modelli venduti nel 2019 (+6% sul 2018), anche se l’andamento del mercato nel 2020 è minacciato da diverse incognite legate alla pandemia e alle risposte date dai governi nei loro piani di rilancio economico.

Tra le tante cose che vanno male o hanno bisogno di maggiori investimenti, invece, l’agenzia inserisce ad esempio il mercato dell’energy storage, frenato dal calo delle installazioni di batterie per l’accumulo energetico di rete (-20% sul 2018), vedi il grafico sotto.

Rimanendo nel settore della produzione elettrica, la IEA osserva che le emissioni di CO2 sono calate poco nel 2019: -1,3% contro il -4% l’anno indicato nello scenario SDS, anche perché l’uso di carbone non sta declinando con la velocità richiesta. Insomma: le tecnologie pulite sono in ritardo e le politiche post-Covid sono lo strumento per colmarlo. Sarà così?

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