Fare un’economia Net Zero è ancora possibile, ma molto difficile

Questa la sintesi del New Energy Outlook 2024 di BloombergNEF, con gli obiettivi per 9 tecnologie fondamentali per la transizione energetica, dalle rinnovabili alla CCS (alcune mature, molte altre no).

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L’obiettivo di limitare intorno a +1,5 °C l’aumento delle temperature medie globali, sancito dall’Accordo di Parigi nel 2015, è ancora raggiungibile?

Alla fine, il dibattito sulla fattibilità tecnico-economica e sociale di un’economia Net Zero, a zero emissioni di anidride carbonica, si concentra su questa domanda, se la soglia “1,5 °C” è un target realisticamente perseguibile oppure no.

La risposta di BloombergNEF nel suo New Energy Outlook 2024 è la seguente: si può fare, ma la finestra per riuscirci “si sta chiudendo rapidamente” (ricordando che da anni i rapporti scientifici sul cambiamento climatico ribadiscono questo concetto).

Leggendo poi le azioni richieste per stare sulla traiettoria di Parigi si capisce quanto sia difficile l’impresa.

La prima necessità dello scenario Net Zero (NZE) di Bnef è raggiungere “un picco immediato e un declino delle emissioni in tutti i settori da quest’anno”. In particolare, le emissioni del settore energetico dovranno ridursi del 93% al 2035, in modo da creare spazio di manovra in altri settori a maggiore intensità di CO2, in cui è più difficile abbattere i gas serra.

Problema: finora le emissioni globali di CO2 hanno continuato ad aumentare e non si intravede la possibilità di una consistente diminuzione.

Lo scenario Net Zero, si precisa, punta a limitare il surriscaldamento globale a +1,75 °C quindi entro i limiti fissati dall’Accordo di Parigi, dove si parla di stare “ben sotto 2 °C” cercando di arrivare a 1,5 °C.

Occorre anche ridurre l’uso dei combustibili fossili (il cosiddetto phase-out da carbone, gas, petrolio): ad esempio, la domanda di petrolio dovrebbe essere tagliata del 75% entro il 2050.

Eccoci poi al capitolo delle fonti rinnovabili: la loro capacità cumulativa installata va triplicata al 2030, portandola a 11 TW, per poi essere ulteriormente raddoppiata nei dieci anni seguenti.

Per il mercato automobilistico, si afferma che dal 2034 tutte le nuove auto vendute nel mondo dovranno essere elettriche; in altre parole, tra dieci anni dovrà essere venduta l’ultima auto con motore a combustione interna.

Ci vorrà però anche “un rapido aumento” delle capacità globale CCS per le centrali energetiche e le industrie (Carbon Capture and Storage, cioè le tecnologie per catturare e stoccare anidride carbonica), arrivando a 3,9 miliardi di tonnellate di CO2 nel 2030 e 8,1 miliardi nel 2050.

Problema: sono tecnologie costose e difficili da implementare su vasta scala e finora, infatti, hanno collezionato sostanziali insuccessi.

Inoltre, si legge nell’Outlook 2024, a metà secolo avremo bisogno di almeno 390 milioni di tonnellate di idrogeno pulito per industrie e trasporti; oggi di idrogeno se ne producono circa 94 milioni di tonnellate da fonti fossili, sottolinea BloombergNEF.

Pure l’idrogeno verde deve ancora dimostrare di poter raggiungere costi competitivi ed economie di scala con grandi impianti.

Secondo gli analisti, la transizione energetica Net Zero si fonda su nove tecnologie fondamentali, di cui però solamente quattro – veicoli elettrici, rinnovabili, accumulo energetico e reti elettriche – sono mature, scalabili commercialmente e con modelli di business comprovati.

Al contrario, altre tecnologie, come nucleare, idrogeno, CCS e biocarburanti sostenibili, non sono ancora competitive in termini di costi ma il loro contributo sarà indispensabile per l’azzeramento delle emissioni nette di CO2.

Questi alcuni numeri dello scenario NZE per il 2050 (si veda anche il grafico sotto, tratto dal documento, la linea tratteggiata rappresenta lo scenario Net Zero):

  • 1,5 miliardi di veicoli elettrici;
  • 31 TW di eolico e fotovoltaico;
  • 4 TW di storage con batterie (oltre 50 volte il livello del 2023);
  • 1 TW di nucleare
  • oltre 500 milioni di pompe di calore installate nel mondo, dieci volte più rispetto a oggi.

In tema di investimenti cumulativi richiesti al 2050, si parla di 215 trilioni di $ (215mila miliardi di $) tra le diverse tecnologie, da spalmare tra istituzioni, governi, aziende e consumatori.

Oggi, osservano gli autori del rapporto, “gli investimenti nella fornitura di energia sono distribuiti più o meno equamente tra combustibili fossili e fonti a basse emissioni di carbonio, per oltre 1 trilione di dollari ciascuno”.

Ma per mettersi su una traiettoria Net Zero, “è necessario un passo avanti significativo per la fornitura di energia pulita e un graduale ridimensionamento per i combustibili fossili. Per ogni dollaro investito nella fornitura di combustibili fossili, 4,5 dollari dovranno essere destinati alla fornitura di energia a basse emissioni entro il 2030”.

Nel 2023, concludono, sono stati investiti 1,8 trilioni di $ in tecnologie energetiche low-carbon, cifra che dovrà triplicare a una media di 5,4 trilioni di dollari all’anno dal 2024 al 2030.

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