Entro il 2030 obbligo emissioni zero per i nuovi edifici, l’accordo al Consiglio sulla EPBD

Target intermedi per gli esistenti, verso lo zero al 2050, obbligi su solare e colonnine e altro ancora nell'aggiornamento della direttiva sugli edifici proposto dai 27 per il pacchetto Fit for 55.

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Tutti i nuovi edifici nell’Unione europea dovranno essere a emissioni zero entro il 2030, mentre quelli già esistenti dovranno diventarlo entro il 2050, con una tappa intermedia al 2033, entro cui tutti gli edifici dovrebbero avere almeno una classe energetica D.

Sono questi alcuni dei punti salienti dell’accordo raggiunto ieri dal Consiglio Ue per rivedere e rendere più stringente la direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia o Direttiva EPBD, il cui precedente aggiornamento risale al 2018.

Obiettivi

Gli obiettivi principali della revisione su cui si è trovato un orientamento condiviso sono che dal 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, termine anticipato al 2028 per i nuovi edifici di proprietà degli enti pubblici.

Saranno possibili eccezioni per alcuni edifici, tra cui quelli storici, luoghi di culto ed edifici utilizzati per scopi di difesa.

Per gli edifici esistenti, gli Stati membri hanno concordato di introdurre standard minimi di prestazione energetica che corrispondano alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare per metro quadrato ogni anno. L’obiettivo è innescare le ristrutturazioni e portare a una graduale eliminazione degli edifici con le peggiori prestazioni, con un continuo miglioramento del patrimonio edilizio nazionale.

Per gli edifici non residenziali esistenti, gli Stati membri hanno concordato di fissare soglie minime di rendimento energetico, anche queste basate sul consumo di energia primaria. Un primo obiettivo è quello di ridurre di almeno il 15% il consumo di energia primaria degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e di almeno il 25% entro il 2034, rispetto al consumo energetico del parco immobiliare nazionale al 1° gennaio 2020 (soglie che potranno essere differenziati tra le diverse categorie di edifici).

Per gli edifici residenziali esistenti, gli Stati membri hanno concordato di fissare standard minimi di prestazione energetica basati su una traiettoria nazionale in linea con la progressiva ristrutturazione del loro parco edilizio in uno stock abitativo a emissioni zero entro il 2050, come indicato nei piani nazionali di ristrutturazione edilizia.

Due le tappe intermedie: si prevede che il consumo medio di energia primaria dell’intero parco edilizio residenziale sia equivalente almeno:

  • al livello della classe di prestazione energetica D entro il 2033;
  • a un valore entro il 2040 determinato a livello nazionale in linea con la trasformazione del parco edilizio residenziale in un parco edilizio a emissioni zero.

Nuovi Ape

I 27 hanno inoltre deciso di aggiungere una nuova categoria “A0” agli attestati di prestazione energetica (Ape), per identificare gli edifici a emissioni zero.

Inoltre, gli Stati membri potranno aggiungere una nuova categoria “A+” corrispondente agli edifici che, oltre a essere a emissioni zero, contribuiscono ad alimentare la rete energetica con produzione in loco di energia rinnovabile.

Ricordiamo che la certificazione energetica degli edifici, precedentemente stabilita dalla direttiva, classifica gli edifici su una scala da A (miglior rendimento) a G (peggior rendimento) in base al loro rendimento energetico.

Gli Stati membri hanno concordato inoltre di stabilire requisiti secondo cui tutti i nuovi edifici dovranno essere progettati per ottimizzare il loro potenziale di generazione di energia solare. Dal Consiglio è emerso anche un accordo affinché impianti di energia solare adeguati siano installati:

  • entro il 31 dicembre 2026, su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie utile superiore a 250 metri quadrati;
  • entro il 31 dicembre 2027, su tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti, sottoposti a una ristrutturazione importante o profonda, con una superficie utile superiore a 400 metri quadrati; e
  • entro il 31 dicembre 2029, su tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione.

Accordo anche sui requisiti per rendere disponibili infrastrutture per la mobilità sostenibile, come punti di ricarica e cablaggi per auto elettriche e biciclette all’interno o accanto agli edifici, oltre a infrastrutture future e parcheggi per le biciclette.

Entro il 30 giugno 2026 e successivamente ogni cinque anni, gli Stati membri hanno concordato di pubblicare piani nazionali di ristrutturazione degli edifici che contengano una tabella di marcia con obiettivi nazionali per il 2030, il 2040 e il 2050 per quanto riguarda il tasso annuale di ristrutturazione energetica, il consumo di energia primaria e finale del patrimonio edilizio nazionale e la riduzione delle emissioni di gas serra.

Prossimi passi

L’accordo apre la strada al Consiglio Ue per avviare i negoziati con il Parlamento europeo. Una volta raggiunto un accordo politico tra le due istituzioni, il testo finale sarà formalmente adottato dal Consiglio e dal Parlamento, aggiornando così il “Fit for 55“, che mira a portare l’Ue sulla strada della neutralità climatica entro il 2050.

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