Energia dalle onde, Eni avvia un impianto a Ravenna

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La tecnologia usata è quella dell'Inertial Sea Wave Energy Converter, realizzato da uno spin-off del Politecnico di Torino.

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Eni ha installato e avviato con successo un innovativo sistema in grado di trasformare l’energia prodotta dalle onde in energia elettrica, adattandosi anche alle differenti condizioni del mare così da garantire un’elevata continuità nella produzione energetica.

L’impianto pilota, installato nell’offshore di Ravenna a cura del Distretto Centro Settentrionale Eni, – si legge in una nota stampa dell’azienda – è integrato in un sistema ibrido smart grid unico al mondo composto da fotovoltaico e sistema di stoccaggio energetico e ha raggiunto un picco di potenza superiore a 51 kW, ovvero il 103% della sua capacità nominale.

“Questa tecnologia risulta idonea per l’alimentazione di asset offshore di medie e grandi dimensioni e, in futuro, consentirà a Eni di convertire piattaforme offshore mature in hub per la generazione di energia rinnovabile”.

Insomma, per ora questo innovativo modo di produrre energia pulita servirà ad estrarre combustibili fossili, con un occhio “futuro” alla riconversione “verde”, sulla quale Eni non sta facendo moltissimo: il piano strategico 2019-2022 prevede investimenti per circa 33 miliardi di euro in quattro anni, di cui la maggior parte (77%) è destinata al gas e petrolio e solo 1,5 mld di €, un 5% scarso, alle rinnovabili.

La tecnologia ISWEC

La tecnologia usata è quella dell’Inertial Sea Wave Energy Converter (ISWEC), progettato e costruito da REMACUT s.r.l in collaborazione con Wave for energy, spin-off del Politecnico di Torino.

In questo sistema, leggiamo dal sito di chi lo ha concepito, il dispositivo di conversione è alloggiato all’interno di un galleggiante, caratterizzato da un posizionamento flottante che non prevede sistemi rigidi di collegamento o fondazioni sul fondale marino.

Il suo principio di funzionamento, basato su un sistema inerziale risonante con il moto ondoso del mare, è realizzato con un volano grazie al suo effetto giroscopico. Le onde incidenti inducono il moto di beccheggio dello scafo e del volano contenuto al suo interno. Questo beccheggio, combinato alla velocità di rotazione del volano, induce, grazie agli effetti giroscopici, un moto di rotazione della piattaforma di sospensione del giroscopio sul singolo grado di libertà di cui essa è dotata.

L’albero in ingresso generatore elettrico, collegato rigidamente alla piattaforma di sospensione, garantisce il trasferimento della potenza meccanica del moto ondoso al generatore elettrico, incaricato della trasformazione finale in potenza elettrica. La caratteristica principale del sistema, quella che lo rende unico rispetto ai sistemi concorrenti – spiegano g,i inventori – è quella di essere sintonizzabile rispetto alla variazione dello stato del mare (cioè del periodo e dell’altezza significativi delle onde) mediante la regolazione della velocità di rotazione del volano.

Un’altra importante caratteristica del dispositivo è quella di non avere componenti meccanici mobili immersi in acqua, riducendo significativamente la manutenzione del sistema e migliorandone l’efficienza.

L’H24

Quella prodotta dal sistema installato dal cane a sei zampe non è però la prima energia elettrica da moto ondoso prodotta in Italia. Come abbiamo raccontato su queste pagine, a settembre 2018, infatti altri elettroni da energia marina si sono riversati nella rete elettrica nazionale.

Un’altra macchina per sfruttare il moto ondoso chiamata H24 infatti lo scorso 13 settembre è entrata in funzione nel mare davanti a Marina di Pisa.

L’impianto H24, ideato dal matematico pisano Michele Grassi, a differenza di altri sistemi pensati per sfruttare l’energia delle onde come quello scelto da Eni, non si trova in superficie, con il rischio di essere distrutto dalle mareggiate, ma su fondali fra 6 e 12 metri di profondità. Converte il movimento delle onde facendogli trascinare avanti e indietro un parallelepipedo grande come un container, collegato a un alternatore.

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