Dobbiamo triplicare o perfino quintuplicare i nostri sforzi per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico e limitare il surriscaldamento globale a 1,5-2 gradi centigradi entro fine secolo.
Il nuovo rapporto dell’Unep (United Nations Environmental Programme, il programma ambientale delle Nazioni Unite), lancia un messaggio molto chiaro ai paesi che tra pochi giorni si riuniranno a Katowice, in Polonia, per l’ennesimo vertice Onu sul clima, la CoP24 (Conference of the Parties).
Perché il 2018 Emissions Gap Report (allegato in basso) evidenzia quanto stia aumentando il divario tra il livello previsto di emissioni inquinanti nel 2030 e il livello di emissioni compatibile con gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi nel 2015.
Obiettivi che, ricordiamo in breve, prevedono di contenere l’aumento delle temperature medie del nostro Pianeta “ben sotto” 2 gradi centigradi entro il 2100, rispetto ai valori registrati nell’età preindustriale, con l’impegno di provare a fermare il surriscaldamento a 1,5 gradi.
Così tutti i governi che hanno ratificato gli accordi, hanno definito dei piani nazionali con le misure che intendono adottare per tagliare le emissioni di gas-serra.
Si chiamano NDC, Nationally Determined Contribution.
Tuttavia, spiegano gli autori del rapporto, tra questi piani e i parametri di Parigi resta un notevole scarto, riassunto dal grafico seguente (figura ES.3 tratta dal documento, in parte modificata/tagliata rispetto all’originale).
Anche assumendo che i vari paesi realizzino al 100% i rispettivi programmi su energia e clima (Conditional NDC scenario nel grafico, linea arancione), nel 2030 ci saranno circa 13 miliardi di tonnellate (giga tonnellate, Gt) di CO2 equivalente di troppo.
Per stare sotto 2 gradi di aumento medio delle temperature con il 66% di probabilità, infatti, secondo gli scienziati dell’Unep, nel 2030 le emissioni totali di gas-serra dovranno scendere intorno a 40 Gt mentre con gli impegni attuali definiti negli NDC supereremo ampiamente le 50 giga tonnellate di CO2.
E nelle proiezioni per stare a 1,5 gradi di aumento delle temperature medie – sempre con il 66% di probabilità – il “gap” identificato dall’Unep sale a circa 29 giga tonnellate di gas a effetto serra: in altre parole, nel 2030 i paesi saranno responsabili di oltre il doppio delle emissioni richieste (più di 50 Gt contro 24, vedi l’area verde nel grafico).
In sostanza, quindi, tra poco più di dieci anni le emissioni dovranno essere del 25-55% inferiori in confronto al 2017 per rimettere il nostro Pianeta “in carreggiata”, cioè su un percorso che dovrebbe consentirci di raggiungere i traguardi climatici di lungo termine.
Intanto, segnala il documento, dopo tre anni di stagnazione nel 2017 le emissioni complessive di CO2 sono tornate a salire, portandosi al livello record di 53,5 giga tonnellate (+0,7 Gt in confronto al 2016) senza che si possa intravedere un’inversione di tendenza.
Con gli attuali impegni di riduzione dell’inquinamento, proseguono gli autori del rapporto, si andrà verso un surriscaldamento globale di circa 3 gradi nel 2100.
E l’incremento delle temperature proseguirà, considerando la lunghissima permanenza nell’atmosfera dei gas che alterano il clima.
Di conseguenza, si legge nel rapporto (traduzione nostra dall’inglese, con neretti), “se il divario delle emissioni non sarà chiuso entro il 2030, è molto plausibile che anche l’obiettivo di contenere il surriscaldamento ben sotto 2 gradi rimarrà fuori portata”.
Dal punto di vista tecnico-economico, sottolinea l’Unep, è ancora possibile incamminarsi nella giusta direzione, ma come suggeriva anche il rapporto dell’IPCC uscito a ottobre, è necessario ridurre in modo rapido e drastico le emissioni, con uno sforzo senza precedenti nella storia umana per trasformare il sistema energetico e industriale.
Tra i possibili scenari di de-carbonizzazione, molti sostengono che sarà indispensabile rimuovere alcuni miliardi di tonnellate di CO2 dall’atmosfera, ad esempio con tecnologie CCS (Carbon Capture and Storage per “catturare” l’anidride carbonica).
In ogni caso, le economie di tutto il mondo dovranno puntare con molta più forza e convinzione, rimarcano gli esperti dell’Onu, sulle politiche per eliminare i sussidi ai combustibili fossili, sviluppare le fonti rinnovabili, elettrificare i trasporti, rendere più efficienti i processi produttivi delle industrie, e così via.