La direttiva “case green” supera lo scoglio del voto al Parlamento europeo

Approvata in plenaria a Strasburgo la contestata direttiva Epbd, nonostante lo scetticismo dei gruppi parlamentari di destra e l'indecisione del Ppe.

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La direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd), nota anche come direttiva europea “case green”, ha superato oggi lo scoglio più difficile.

Con il voto positivo al Parlamento europeo (370 voti favorevoli, 199 contrari, 46 astenuti), il provvedimento (testo linkato in basso) si avvia verso una probabile rapida adozione dopo un passaggio, che dovrebbe essere solamente formale, al Consiglio Ue.

Ciarán Cuffe, europarlamentare irlandese dei Verdi e responsabile dei negoziati del Parlamento sulla direttiva, ha commentato con soddisfazione il risultato, assicurando che garantirà “bollette energetiche più basse, riduzione della povertà energetica e minori emissioni”.

L’esito della votazione all’Europarlamento non era affatto scontato. Il Partito popolare europeo (Ppe), infatti, ha tenuto in bilico la propria posizione sull’argomento fino all’ultimo, rischiando di far saltare il banco. Lo scetticismo dei conservatori europei prestava il fianco al parere negativo già espresso in passato dai gruppi di destra Ecr e ID, ma anche di parti del centrosinistra all’interno dei socialdemocratici.

Per contrastare l’approvazione della legge, molti hanno portato l’esempio delle conseguenze della messa al bando delle caldaie a gas in Germania a partire dal 2024: Berlino è stata costretta a fare marcia indietro e a rinviare lo “stop” dopo una forte sollevazione popolare.

Il testo approvato oggi a Strasburgo è quello uscito dal voto della commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) lo scorso 15 gennaio, considerato “annacquato” da diversi osservatori rispetto alle iniziali intenzioni della Commissione Ue.

Bruxelles puntava a introdurre un obbligo di intervenire sugli immobili residenziali con le prestazioni energetiche peggiori, portandoli almeno in classe E entro il 2030 e in classe D entro il 2033. Posizione che aveva innescato le critiche di diversi governi nazionali.

Il testo attuale prevede che gli Stati membri riducano il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, con il 55% di questa riduzione che dovrà arrivare dalla ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori.

Ciò lascia un margine di manovra molto ampio ai governi su dove e come intervenire.

Ricordiamo che, secondo stime della Commissione Ue, gli oltre 100 milioni di edifici europei consumano un terzo dell’energia del blocco e rappresentano un terzo delle emissioni di CO2.

Per quanto riguarda gli immobili non residenziali, gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033.

Venendo al tema dell’abbandono dei combustibili fossili, le caldaie a gas metano saranno messe al bando dal 2040, facendo slittare di 5 anni in avanti il termine ipotizzato inizialmente dalla Commissione. Dal prossimo anno però saranno già vietati gli incentivi per installarle, mentre saranno promossi quelli per sistemi di riscaldamento ibridi (che combinano caldaie e pompe di calore o solare termico).

Altri punti importanti riguardano gli obblighi progressivi di installazione di impianti fotovoltaici, partendo da tutti i nuovi immobili non residenziali con superficie utile superiore a 250 mq, dal 2027.

La Commissione europea per adesso non ha stanziato nuove risorse nell’ambito della direttiva. Il tema dei finanziamenti – al momento delegato agli Stati membri – sarà oggetto di un successivo atto, da approvare entro un anno dall’entrata in vigore della Epbd.

La direttiva ora passerà al vaglio del Consiglio Ue per la definitiva approvazione, e sarà successivamente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Entrerà in vigore 20 giorni dopo, e da quel momento i Paesi membri avranno a disposizione due anni per recepirla.

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