Decarbonizzare l’isola di Salina, un percorso virtuoso dove però manca la Cer

La transizione energetica nelle isole minori richiede partnership estese, risorse e impegno costante. L’esempio di Salina dimostra che l’obiettivo è possibile anche se la realizzazione di Comunità energetiche si scontra con privilegi ormai non necessari. Ne parliamo con Francesco Cappello.

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Il percorso di decarbonizzazione dell’isola di Salina ha avuto concreto avvio nel 2019 quando, grazie al bando del Segretariato Europeo Clean Energy for EU Islands rivolto alle oltre 2.200 isole dell’Ue non connesse alla terraferma, è stata accettata tra le prime sei Isole Pilota disponibili a diventare laboratori della transizione energetica (Salina e altre cinque isole europee puntano sull’energia rinnovabile).

La candidatura di Salina è stata promossa da un partenariato composto da ENEA, i tre comuni dell’Isola, il Dipartimento Energia della Regione Siciliana, l’INGV, l’associazione degli albergatori “Salina Isola verde” e l’associazione Marevivo che promuove iniziative volte alla salvaguardia dell’ambiente marino. In questi anni i partner del progetto hanno continuato e continuano a lavorare insieme per l’isola.

Bisogna partire da qui per inquadrare il cammino compiuto e i risultati raggiunti da questa piccola isola in soli quattro anni, come ci spiega l’ingegner Francesco Cappello, già Responsabile dei Laboratori ENEA del Sud Italia.

“Il progetto non prevedeva alcun contributo economico – ci racconta Cappello – ma ha fornito un supporto tecnico e la possibilità di farci incontrare con le altre isole europee per scambiare esperienze e idee. Grazie al progetto  è stata redatta un’Agenda per la transizione energetica di Salina (pdf), un documento dinamico che contiene l’analisi e la visione del futuro energetico dell’isola, una prima road map al 2030 di azioni e obiettivi concreti che impegnano i partner a non abbandonare il percorso impostato”.

Continuità del percorso che è ancora oggi il grande valore di questo progetto. Infatti, come previsto nella roadmap i partner hanno costruito una governance aperta ad altri enti e università, in particolare siciliani e, lo scorso anno, hanno costituito l’associazione Isole Sostenibili o Isole da Sole.

“Continuità significa anche incontrarci, tutti, ogni anno, nell’isola, ai Green Salina Energy Days – spiega Cappello – un’importante due giorni di incontri scientifici necessaria a fare il punto e a condividere e lanciare nuovi progetti e attività, nel rispetto delle milestones della road map che così è sempre aggiornata”.

La partnership sostiene il Gruppo d’acquisto solidale ERIC ricercando, ad esempio, insieme alla Soprintendenza di Messina, soluzioni di installazione degli impianti che rispettino o facciano addirittura risaltare le caratteristiche dell’edilizia e del paesaggio eoliani.

“D’accordo con la Soprintendenza – dice Cappello – sono state scelte soluzioni di colore e posa dei moduli che meglio si integrano con le costruzioni, col paesaggio e col mare. In particolare, si è adottata per i pannelli una posa pressoché piana, diversa da quella ottimale, perdendo un po’ di capacità di produzione, qualcosa di poco conto considerato l’elevato potenziale solare e il picco di richiesta di elettricità in estate, quando il sole è più alto e rende di più la posa piana”.

“Come amo dire – continua – la transizione energetica è un processo che ha bisogno di tempo, perché possa avvenire anche la contemporanea e indispensabile transizione culturale, con la comprensione e l’assimilazione di nuovi concetti costruttivi e linguaggi di architettura e paesaggistici”.

Successi e ostacoli nel percorso di decarbonizzazione dell’isola

Nel 2019, a dispetto del Decreto Ministeriale del 14 febbraio 2017, Conto Energia per le Isole minori, che promuoveva per ciascuna delle isole minori italiane non interconnesse il raggiungimento entro il 2020 di definiti quantitativi di fonti rinnovabili, a Salina non c’era neppure 1 kWp di fotovoltaico installato.

“C’era soltanto un piccolo impianto per la ricarica delle e-bike che – racconta Cappello – colpito da un fulmine risultava ormai abbandonato a sé stesso. Alla fine del 2023 abbiamo raggiunto, grazie agli albergatori e al Gruppo d’acquisto ERIC, 250 kWp di FV in esercizio. Altri 600 kWp saranno installati con i fondi della misura Isole verdi del PNRR, grazie ai comuni isolani che con grande entusiasmo si sono attivati per ottenere le risorse”.

In questo percorso si sono innestati dei progetti europei per le isole, che hanno portato altre risorse.

Nel 2021 e nel 2023, il progetto NESOI ha corrisposto complessivamente 240mila €, il 50% in consulenza tecnica e progettuale diretta e il 50% in denaro per attivare competenze locali (Transizione energetica nelle isole: un progetto fornisce assistenza tecnica e finanziaria).

“Il maggiore problema della PA risiede nella indisponibilità di risorse economiche e competenze interne utili a produrre studi di fattibilità, predisporre progetti, bandi o capitolati d’appalto. Grazie a NESOI – spiega Cappello – abbiamo realizzato, insieme all’AdSP dello Stretto, il progetto D.O.C.K.S., Development Of Consistent Key strategy of the Strait port system, un progetto che punta alla riduzione dei consumi energetici dei porti che collegano la Sicilia alle Eolie”.

Occorre considerare, infatti, che i maggiori consumi di energia nelle isole si hanno per i trasporti. A Salina, come in tutte le isole, il 60% dei consumi è costituito da aliscafi e navi a cui si aggiunge il 14% circa per la mobilità sull’isola.

Per ridurre l’impatto ambientale della mobilità sull’isola, che comporta il 31% dei consumi energetici, gli albergatori hanno acquistato auto, pulmini e motorini elettrici da dare in comodato anche ai loro clienti. Enel, coinvolta in quanto gestore locale degli impianti di produzione di elettricità, ha installato colonnine per la ricarica e così possono girare per l’isola anche le auto e i motorini dei comuni e di privati cittadini.

Fiore all’occhiello per il Comune di Malfa, la sperimentazione insieme al CNR ITAE di Messina in fase di avvio proprio nelle prossime settimane di un bus elettrico a guida autonoma.

“Si tratta di un Self-Driving Shuttle della Navya – spiega Cappello – acquistato grazie ad un finanziamento regionale che, su un percorso cittadino appositamente studiato e per la prima volta al mondo su una piccola isola, servirà cittadini e turisti in modalità anche on demand”.

Un altro importante impatto ambientale energetico riguarda l’acqua potabile, portata sull’isola via nave dalla Calabria e dalla Campania, ad un costo che, ancorché sostenuto dal Ministero della Difesa, sfiora i 14 euro al metro cubo.

“Proprio per questo – ricorda ancora Cappello – con un secondo finanziamento NESOI, abbiamo realizzato il progetto T.W.E.E.T.S. – solving The Water EmergEncy on The island of Salina. Si è trattato di un progetto coordinato dall’Assemblea Territoriale Idrica di Messina, col quale abbiamo studiato e dimostrato la fattibilità e la convenienza all’installazione di container di dissalazione modulari che potrebbero essere alimentati da fonti rinnovabili, compresi piccoli sistemi idroelettrici per il recupero di parte dell’energia dalla rete acquedottistica e favorire la nascita della prevista Comunità energetica dell’Isola”.

Le Comunità energetiche sulle isole non interconnesse: il ritardo che non ci aspettavamo

L’ingegner Cappello ci spiega che i produttori locali di energia hanno in parte modificato la loro posizione rispetto a qualche anno fa, quando si dimostravano impermeabili alla possibilità di optare per le rinnovabili in luogo dei generatori diesel (La difficile transizione energetica nelle piccole isole italiane: la parola ai produttori locali).

“Oggi sono disponibili a installare in proprio o presso gli utenti impianti fotovoltaici e accumuli al posto del generatore – ci dice Cappello – oltre a fare interventi per l’efficienza energetica, a gestire la rete di distribuzione e, perché no, la comunità energetica prossima ventura.

Tra le altre cose, ENEA sta sperimentando nelle isole con i fondi del programma Ricerca di Sistema Elettrico, soluzioni per stabilizzare la rete, come, ad esempio l’utilizzazione dei boiler elettrici, ampiamente utilizzati nelle piccole isole, da gestire in modo centralizzato e intelligente, caricandoli, nei momenti di surplus di elettricità e spegnendoli, a seconda della temperatura raggiunta dall’acqua, nei momenti di sovraccarico della rete.

“Gli impianti a fonti rinnovabili e la gestione della rete elettrica e delle utenze on demand – evidenzia Cappello – sono tutte attività in grado di produrre ricavi grazie ai quali anche i distributori possono partecipare attivamente alla transizione energetica mantenendo il loro ruolo centrale.”

Tuttavia, sebbene il consiglio comunale di Malfa abbia già deliberato per la creazione di una Comunità energetica, a Salina la Comunità ancora non c’è.

“Le isole minori beneficiano ancora degli incentivi del Conto energia per le isole minori – spiega Cappello – che sono molto più convenienti di quelli per le CER. Per l’energia prodotta dall’impianto FV e autoconsumata, quindi non pagata al fornitore, vengono riconosciuti circa 10 €cent/kWh ai quali va aggiunta la valorizzazione di circa 18 €cent/kWh per l’energia immessa in rete”.

Per Cappello è dunque chiaro che non c’è storia in confronto alle CER, dove vengono riconosciuti circa 5 €cent/kWh per l’energia immessa in rete e da 11 a 13 €cent /kWh per la quota condivisa dai membri.

Quello che prima era un incentivo per le isole non interconnesse oggi è un privilegio che dovrebbe essere sostituito, eventualmente con condizioni di favore, ma all’interno di una comunità energetica che integri anche veicoli elettrici che, a seconda del fabbisogno della rete elettrica, funzionino da sistemi di accumulo o da generatori grazie a colonnine di ricarica intelligenti dotate di tecnologie Vehicle grid integration (VGI): Vehicle to Home (V2H) e Vehicle to grid (V2G).

“La delibera del Comune di Malfa – ci spiega Cappello – potrebbe servire a fondare una prima Comunità energetica, utilizzando gli impianti che saranno realizzati su scuole, edifici e parcheggi, limitatamente a una potenza utile ad aggregare solo i casi che necessitino di interventi di mitigazione della povertà energetica”.

In quest’ottica, il partenariato è impegnato attivamente in attività di divulgazione nelle scuole per rendere cittadini e famiglie energeticamente ed ecologicamente consapevoli.

Per una corretta transizione ecologica c’è da imparare guardando alla sostenibilità, anche sociale, delle soluzioni, come è scritto nel Nuovo PEAR Siciliano al 2030 e nell’Agenda di Salina.

“Fra le diverse opzioni energetiche – conclude Cappello – si dovrebbero preferire quelle che presentano maggiori ritorni per il lavoro e la finanza locali, privilegiando l’investimento e il partenariato territoriale, l’azionariato diffuso e le comunità energetiche rinnovabili. Quando parliamo di sviluppo sostenibile dobbiamo essere consapevoli che la crescita non può essere continua. Per un sistema chiuso, come un pianeta o anche una piccola isola, le uniche soluzioni sostenibili restano l’equilibrio e la circolarità di tutte le risorse, ambientali, energetiche e sociali di lavoro, finanza e cultura”.

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