Comunità energetiche: la Diocesi di Treviso apripista di un modello di “CER cattolica”?

Una Fondazione di Partecipazione per aggregare 30 cabine primarie presenti nel territorio della Diocesi Treviso. Oltre 260 le parrocchie coinvolte con il ruolo di prosumer e con l’obiettivo di supportare la Caritas nella sua azione di mitigazione della povertà energetica.

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L’Ente Diocesi di Treviso, insieme all’Opera San Pio X e alla Casa del Clero, ha costituito Fondazione Diocesi Treviso Energy, una Fondazione di partecipazione che ha lo scopo di coordinare le comunità energetiche che sorgeranno nelle circa 30 cabine primarie distribuite tra le province di Padova, Treviso, Venezia e Vicenza.

Si tratta di oltre 260 parrocchie che, con il ruolo di prosumer, diventeranno membri delle CER gestite dalla Fondazione. Ciascuna parrocchia, poi, è invitata ad aggregare i consumer che possano condividere l’energia prodotta e non autoconsumata.

L’obiettivo che si propone la Fondazione è di aggregare impianti fino a 1 MWp per ogni cabina. Tale potenza è considerata idonea a conseguire economie di scala che consentano di ricavare risorse da distribuire con finalità solidali.

L’iniziativa trova il suo fondamento teorico nell’Enciclica Laudato Si’ che nel 2015, in anticipo di 3 anni sulla direttiva REDII, rilevava la necessità di sviluppare la produzione di energia da fonti rinnovabili raccomandando che il loro sfruttamento fosse affidato ai cittadini, singoli aggregati.

Vi si legge, tra le altre cose:

In alcuni luoghi, si stanno sviluppando cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso. Questo semplice esempio indica che, mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti.

Questi valori hanno radici molto profonde nelle popolazioni aborigene. Poiché il diritto, a volte, si dimostra insufficiente a causa della corruzione, si richiede una decisione politica sotto la pressione della popolazione. La società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali. D’altra parte, le legislazioni municipali possono essere più efficaci se ci sono accordi tra popolazioni vicine per sostenere le medesime politiche ambientali.

Anche la burocrazia Vaticana, nello specifico quella della CEI, ha i suoi tempi e si è dovuto attendere il 2021 affinché, alla 49esima Settimana sociale dei cattolici italiani, Monsignor Santoro, vescovo di Taranto, dichiarasse:

“Vogliamo che tutte le comunità di fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetica come strumento di creazione di reddito che può sostenere i fedeli, le parrocchie, le case-famiglia, le comunità locali come hanno già dimostrato alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione sul territorio. Nello stesso tempo sono un’opportunità di rafforzamento dei legami comunitari che si cementano sempre condividendo scelte concrete pe il bene comune”.

Il riferimento, qui, è al passaggio della Laudato Sì (139) dove, in perfetto accordo con la direttiva europea e le finalità delle Comunità energetiche, si legge che “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”.

Il progetto di Fondazione Diocesi Treviso Energy in dettaglio

“Come Caritas – spiega Sergio Criveller, economo della Diocesi di Treviso – oggi abbiamo in carico numerose famiglie a cui diamo supporto finanziario per pagare le bollette elettriche. Vorremmo utilizzare la maggior parte degli incentivi maturati dalle CER per sostenere queste famiglie”.

Il regolamento, in fase di redazione, dovrà garantire che una quota dell’incentivo vada a coprire i costi di gestione delle CER e a remunerare i prosumer e i consumer che partecipano alle CER. Tuttavia, almeno il 50% dell’incentivo sarà destinato alle famiglie in difficoltà selezionate in base a parametro stabiliti (ISEE e altro) sotto forma di buoni spendibili.

“Chiederemo a consumer e prosumer che non ne hanno bisogno – spiega l’economo – di rinunciare all’incentivo per destinarlo a soggetti vulnerabili”.

La struttura della Fondazione prevede un’assemblea di soci fondatori che decidono la governance e il regolamento. I membri delle CER, invece, tra cui le Parrocchie, riuniti in una unica grande assemblea, approveranno il bilancio. Una struttura giuridica che ricalca il modello della Diocesi, centrale rispetto alle parrocchie.

Mentre il regolamento e la struttura delle assemblee sono suscettibili di ulteriori perfezionamenti, Criveller non ha dubbi sulla proprietà degli impianti.

“Non realizzeremo nessun impianto – spiega – avendo come scopo quello di coordinare le iniziative delle parrocchie e dare loro il supporto necessario. L’idea è quella di non disperdere l’obiettivo solidale delle parrocchie all’interno di CER che non rispettino questa vocazione, propria della Diocesi e della nostra Fondazione. Infatti, qualora le parrocchie confluissero in CER locali potrebbero non avere la forza di condizionarle in senso solidaristico”.

Rinunciando a fare investimenti, né la Fondazione né i suoi membri potranno avvalersi del contributo a fondo perduto riservato alle CER (40% PNRR o fondi strutturali). “Per contro – spiega Criveller – cittadini e parrocchie non pagheranno tasse sulla valorizzazione dell’energia immessa in rete”.

Criveller è entusiasta del potenziale delle CER e del ruolo che possono avere le parrocchie come soggetti aggregatori rispetto alla possibilità di fare progetti solidali.

Partner tecnologico della Diocesi è Regalgrid a cui sarà affidata la gestione della CER e che ha messo a disposizione anche il proprio ufficio legale. Tuttavia, la elaborazione dello statuto della Fondazione di Partecipazione è stata opera della Diocesi con il supporto di suoi legali.

“Con Regalgrid, che oltre ad essere un’azienda molto ben strutturata è anche di Treviso – spiega Criveller – stiamo partendo in questi giorni con il censimento delle parrocchie, delle imprese e dei cittadini relativamente alle superfici e agli impianti già esistenti e ai consumi elettrici”.

“Siamo scesi in campo – conclude – perché abbiamo raccolto una sfida aprendo la strada ad altre Diocesi che si attiveranno in maniera analoga, per cogliere questa opportunità straordinaria e per incidere sul cambiamento climatico per una transizione ecologica giusta e solidale”.

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