Los Angeles sta affrontando una serie di devastanti incendi, alimentati da una combinazione di condizioni meteorologiche estreme e una gestione controversa del territorio.
Ad oggi, cinque diversi incendi hanno bruciato un’area complessiva di oltre 117 kmq, il doppio di Manhattan, distruggendo fino a 10mila edifici, causando 10 morti e rendendo necessaria l’evacuazione di almeno 130mila persone. Il tutto in un mese invernale che, tradizionalmente, non coincide con la stagione degli incendi, molto più frequenti da luglio a ottobre in California.
Le autorità locali e gli esperti concordano sul fatto che questi eventi siano un sintomo di un problema più grande: il cambiamento climatico e la necessità di adeguare le politiche ambientali.
Le cause degli incendi
Secondo gli esperti, sono tre i fattori principali che hanno contribuito alla gravità degli incendi:
1. La vegetazione secca
Negli ultimi due anni, la California meridionale ha registrato i suoi due inverni più piovosi, seguiti però da un inizio d’inverno estremamente secco.
Questo ha portato negli ultimi due anni a una crescita abbondante di erba e arbusti che, una volta secchi, negli ultimi mesi, si sono trasformati in un carburante perfetto per gli incendi.
“Sotto le condizioni del cambiamento climatico, avremo periodi più piovosi alternati a periodi molto secchi”, ha spiegato a Grist Stephanie Pincetl, direttrice del California Center for Sustainable Communities presso UCLA.
I ricercatori sostengono che i prolungati periodi di siccità autunnale e invernale sono probabilmente legati al riscaldamento degli oceani. Ciò influenza il cosiddetto “jet stream“, cioè il fascio di venti in rapido movimento che regola il tempo in tutto il Nord America, allontanandolo dal suo percorso abituale: fronti di alta pressione rimangano al loro posto, causando appunto prolungati periodi di siccità.
2. Le faville
L’infrastruttura elettrica della California rappresenta un rischio significativo: le linee elettriche su palo, molto frequenti, possono sprigionare scintille che ricadono nella vegetazione sottostante, in caso di forte vento, come confermato dalla decisione di Southern California Edison di interrompere l’erogazione di energia in alcune aree durante la tempesta di vento che ha preceduto gli incendi.
Il vento forte può far oscillare e scontrare fra loro i cavi elettrici, può causare la rottura o il distacco delle linee o sfilacciare l’isolamento dei cavi, generando in questi e altri casi delle scintille.
Sebbene le cause precise degli incendi siano ancora oggetto di indagine, anche i fattori umani potrebbero aver avuto un ruolo cruciale. L’innesco potrebbe essere consistito in fuochi d’artificio, cicche di sigarette o anche atti dolosi.
3. I venti di Santa Ana
Questa è la stagione tipica dei cosiddetti venti di Santa Ana, correnti d’aria calda e secca che accelerano scendendo dalle montagne verso la costa.
Sono venti che non solo alimentano gli incendi, ma rendono difficile contenerli, spingendo le fiamme a velocità inarrestabili. Alexander Gershunov, meteorologo del Scripps Institution of Oceanography, ha sottolineato come il cambiamento climatico probabilmente non aumenterà la velocità dei venti, ma li potrebbe rendere più secchi e caldi, contribuendo ad “asciugare ulteriormente la vegetazione, e aumentando il rischio di incendi”.
In poche parole, con più combustibile naturale e forti venti più caldi, una volta che una scintilla scocca, si creano rapidamente vasti fronti di incendi, capaci di avanzare col vento a ritmi molto rapidi. “Non ci siamo ancora adattati al clima attuale, figuriamoci a quello che ci aspetta”, ha commentato Pincetl.
Altri fattori di vulnerabilità in California
Il contesto descritto, già difficile di per sé, è stato reso ancora più vulnerabile da una decisione presa alcuni mesi fa dalla sindaca di Los Angeles, la democratica Karen Bass.
La prima cittadina ha tagliato il bilancio annuale dei Vigili del Fuoco della città di 17,6 milioni di dollari, a favore della popolazione di senzatetto, che da molti mesi sta vivendo un tipo diverso, ma altrettanto complicato, di emergenza, cioè la mancanza di alloggi economici, sia nella metropoli californiana che in tutti i maggiori centri urbani Usa.
Complessivamente, il servizio antincendio di Los Angeles riceverà 837 milioni di dollari quest’anno, contro gli 1,3 miliardi di dollari per i senza casa.
Anche la sospensione degli incendi controllati prescritta dal Servizio Forestale degli Stati Uniti in California, annunciata a fine ottobre, potrebbe avere esacerbato le condizioni di partenza degli ultimi incendi.
Gli incendi controllati periodici mirano a rimuovere la vegetazione secca per ridurre il rischio di incendi più grandi e incontrollati. La loro sospensione potrebbe aver lasciato la California più vulnerabile agli incendi su larga scala.
La limitazione degli incendi controllati servirebbe ad aumentare le risorse per l’effettiva soppressione degli incendi “spontanei”. Molte ricerche indicano però che gli incendi a bassa intensità, compresi quelli controllati, riducono significativamente la gravità degli incendi naturali.
Ad aggravare ulteriormente la situazione, paradossalmente, ci sarebbe stata anche la generosità dei vigili del fuoco di Los Angeles, che nel 2022 donarono all’Ucraina attrezzature in eccesso, riducendo gli equipaggiamenti che adesso avrebbero forse reso più facile affrontare la crisi.
La politica e il costo economico
Gli incendi si stanno verificando in un momento in cui il Presidente in pectore, Donald Trump, ha ribadito il suo scetticismo o negazionismo sul cambiamento climatico, definendo l’energia eolica “spazzatura” e annunciando un rinnovato sviluppo sulle fonti fossili (Trump promette che affosserà l’eolico, sulla base dei soliti falsi miti).
Il programma politico ed economico di Trump rischia di accentuare i problemi climatici, favorendo le emissioni invece di promuovere rinnovabili, efficienza energetica e strategie di mitigazione (Cosa vuol dire l’elezione di Trump per rinnovabili, energia e clima).
Secondo una stima preliminare di Bloomberg, gli incendi di Los Angeles causeranno danni e perdite economiche per almeno 52 miliardi di dollari, diventando il rogo più costoso nella storia degli Stati Uniti e mettendo a dura prova la stabilità finanziaria del piano FAIR, cioè il piano assicurativo statale di ultima istanza, a cui i residenti possono accedere quando non riescono a sottoscrivere una polizza privata.
Molte compagnie di assicurazione private negli ultimi anni, infatti, non hanno voluto rinnovare le polizze anti-incendio proprio per evitare gli alti costi di risarcimento a cui si sarebbero esposte.
A settembre, il piano FAIR registrava un’esposizione di 458 miliardi di dollari, con un aumento del 61% rispetto all’anno precedente. In una informativa dello scorso anno, il piano FAIR ha riferito di essere coperto da soli 2,5 miliardi di dollari di riassicurazione e 200 milioni di dollari di liquidità disponibile.
Se gli incendi continueranno a espandersi e a distruggere edifici, i danni potrebbero superare le risorse di cui dispone il piano gestito dallo Stato per pagare i sinistri, creando un grosso buco nei conti della California.
“È un campanello d’allarme sul costo umano ed economico cui si va incontro ignorando il cambiamento climatico”, ha commentato Daniel Swain, climatologo dell’Università della California a Los Angeles.
Cosa fare?
La priorità immediata a Los Angeles rimane contenere le fiamme e proteggere la popolazione.
Tuttavia, la sfida a lungo termine è adeguare le infrastrutture e le politiche per affrontare un futuro caratterizzato da incendi e siccità sempre più gravi.
I forti venti e la scarsità d’acqua rendono ancora più difficile il lavoro dei vigili del fuoco. Le comunità locali faticano a far fronte ai danni economici e sociali.
“Questi incendi non sono solo un problema della California, ma un avvertimento per l’intero Paese”, ha concluso Pincetl, invitando a un cambiamento radicale nella gestione delle risorse naturali e nella lotta al cambiamento climatico.