Crediti fiscali, le tre strade del Superbonus

La conversione in legge del DL di settore parte con una raffica di audizioni al Senato, mentre FI rilancia una proposta di legge sull’edilizia alla Camera. Intanto le Regioni provano a facilitare le cessioni, con una nuova iniziativa in Veneto.

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Da un lato la conversione in legge del DL Superbonus che partirà domani (9 aprile) al Senato e proseguirà tra mercoledì e giovedì con un ampio ciclo di audizioni.

Dall’altro Forza Italia che rilancia una proposta di legge ferma alla Camera dallo scorso anno puntando a un codice unico dell’edilizia.

Nel mezzo le Regioni che provano a intervenire sulla cessione dei crediti per sbloccare il sistema dal basso.

Questo lo scenario “a tre vie” sulle agevolazioni fiscali in edilizia, senza dimenticare che oggi l’Agenzia delle Entrate comunicherà al Mef gli ultimi dati sull’impatto del superbonus e che domani dovrebbe svolgersi un Consiglio dei ministri sul Def in cui il tema avrà un certo peso.

Partiamo da Palazzo Madama. La commissione Finanze avvierà domani pomeriggio i lavori sul Ddl n. 1092 di conversione in legge del DL n. 39/2024 (più noto come decreto “Superbonus” e in vigore dal 30 marzo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del giorno precedente).

Il relatore del testo è Giorgio Salvitti (Civici d’Italia-Noi Moderati) è i lavori proseguiranno tra mercoledì e giovedì con una serie di audizioni. I convocati sono oltre quaranta e tra questi c’è l’Ance che la scorsa settimana ha preparato un dossier sul decreto in cui rileva “incertezze applicative” in materia di “divieto di compensazione in presenza di debiti fiscali superiori a 100.000 euro”.

Nel DL uscito dal Consiglio dei ministri, si ricorda, è prevista una generale stretta sui crediti fiscali per gli interventi di efficienza energetica nell’edilizia.

Una direzione ulteriore prende la proposta di legge n. 1291 sulla “Disciplina delle agevolazioni fiscali per gli interventi di incremento dell’efficienza energetica e della sicurezza antisismica degli edifici, disposizioni relative a procedimenti in materia edilizia nonché delega al Governo per la revisione della normativa riguardante l’adeguamento energetico e sismico degli edifici“.

La proposta di legge (ferma in prima lettura a Palazzo Montecitorio da luglio 2023) è stata rilanciata da Forza Italia nel fine settimana sull’onda dell’ampia discussione in corso per il 110% e punta “a una riprogrammazione di lungo periodo delle detrazioni fiscali in edilizia, convinti che si tratti di uno strumento inventato dai Governi Berlusconi che mette al centro la casa, indispensabile in un momento in cui dall’Ue ci viene l’indicazione di rigenerare il patrimonio edilizio: ciò non può trasformarsi in una tassa ma va incentivato”.

Questa la visione di Alessandro Cattaneo (cofirmatario della Pdl), che aggiunge: “Per dieci anni bisogna ricominciare a detrarre al 65% per ristrutturazioni ed efficienza, dando certezze agli italiani, e facendo ripartire il credito d’imposta che è un ottimo strumento se riorganizzato”.

La prima firmataria della proposta, Erica Mazzetti (responsabile Lavori pubblici di FI) , è inoltre intervenuta ieri a un evento a Genova allargando gli obiettivi di riforma alla futura “stesura di un codice unico dell’edilizia“.

In attesa di conoscere gli esiti dei lavori parlamentari le Regioni provano ad agire sui problemi congiunturali.

È attivo da oggi in Veneto, ad esempio, uno strumento locale rivolto a “tutti coloro che, avendo realizzato interventi di edilizia privata utilizzando il Superbonus e in possesso di crediti d’imposta a fronte della spesa sostenuta, si trovano in difficoltà nella cessione per ottenere liquidità”, come si legge in una nota dell’Ente. In particolare, fino al 23 aprile, i cittadini veneti e le Pmi del territorio potranno iscriversi a un elenco a cui attingere per presentare offerte di acquisto dei crediti.

Un’iniziativa analoga è stata varata a febbraio dalla Regione Piemonte attraverso il portare “SiBonus”. Entrambe le iniziative sono realizzate con il supporto di Infocamere.

Fin qui la cronaca più recente, ma si attende una eco ancor più forte nel corso di questa settimana se consideriamo che il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi domani pomeriggio per il Def; documento su cui proprio i conti del superbonus pesano e di cui occorre rendere conto in Europa.

I numeri, intanto, sono stati elaborati da Agenzia delle Entrate (che dovrebbe consegnare oggi un report al ministero dell’Economia sul 110%), Enea (nell’ultima rilevazione mensile sullo strumento si parla di un onere complessivo per lo Stato di 117 mld €) e dallo stesso Mef.

Nello specifico, il sottosegretario del Mef, Federico Freni, è intervenuto sabato 6 aprile al workshopLo scenario dell’economia e della finanza” di The European House – Ambrosetti.

Per l’occasione Freni ha spiegato come, “purtroppo, per il Superbonus spendiamo annualmente più di una manovra finanziaria. Il complesso dei bonus edilizi è costato oltre 210 miliardi dal 2021 a oggi. Dobbiamo avere piena comprensione di questo” perché “bisogna programmare e monitorare la spesa pubblica. Non è il momento di galleggiare, ma di agire per immaginare una crescita attraverso un ruolo del sistema finanziario in favore delle piccole e medie imprese”.

Più lapidario il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, che oggi da Trieste fa sapere: “La stagione del Superbonus è chiusa”.

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