La politica industriale europea in tema di energia e ambiente compie un altro passo avanti, con l’approvazione definitiva al Parlamento Ue del Critical Raw Materials Act, il regolamento sulle materie prime critiche.
La luce verde è arrivata nella sessione plenaria di martedì 12 dicembre con 549 voti favorevoli, 43 contrari e 24 astensioni. La nuova legge, evidenzia una nota dello stesso Parlamento, punta a “rendere l’Unione più competitiva e indipendente attraverso la riduzione della burocrazia, la promozione dell’innovazione lungo l’intera catena del valore e il sostegno alle Pmi”.
A metà novembre, ricordiamo, i negoziatori del Parlamento e del Consiglio (quest’ultimo in rappresentanza dei governi dei 27 Stati membri), avevano raggiunto un accordo politico sul testo; ora, dopo il sì a Strasburgo, manca solo l’approvazione formale del Consiglio per poter pubblicare la legge sulla Gazzetta ufficiale e farla entrare in vigore.
Si parla di materie prime “critiche” – come litio, cobalto, nichel, terre rare, sono 34 in totale di cui 17 considerate “strategiche” – perché sono indispensabili in diversi settori industriali, in particolare quelli delle energie pulite, come fotovoltaico, eolico, batterie, veicoli elettrici.
Finora la Ue è stata poco autonoma nella capacità di approvvigionarsi di materie prime, con una forte dipendenza dalle importazioni. Il nuovo regolamento mira a cambiare questa situazione fissando una serie di target volontari al2030.
In pratica, la Ue dovrebbe:
- estrarre da sue risorse geologiche almeno il 10% delle materie prime strategiche consumate annualmente;
- effettuare in casa almeno il 40% della lavorazione e raffinazione delle materie prime;
- raggiungere una capacità di riciclo pari almeno al 25% del consumo annuo di materie prime strategiche.
Il testo poi prevede che non più del 65% del consumo Ue di ciascuna materia prima strategica provenga da un singolo Paese terzo, allo scopo di variare i canali di importazione e ridurre i rischi geopolitici associati alle catene di fornitura.
Altro aspetto importante sono i tempi delle procedure di autorizzazione: queste ultime non dovrebbero superare 27 mesi per i progetti di estrazione e 15 mesi per i progetti di trasformazione e riciclaggio.
Nel regolamento ci sono anche misure per realizzare partenariati strategici tra l’Ue e i paesi terzi sulle materie prime critiche, incentrati sul trasferimento di conoscenze e tecnologie, sulla formazione e il miglioramento delle competenze, oltre che per applicare i “migliori standard ecologici” nell’estrazione e lavorazione di materie prime nei Paesi partner.
Alle pratiche minerarie responsabili e sostenibili dal punto di vista ambientale ha poi dedicato un nuovo rapporto l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea).
Il corposo documento (link sotto) è una guida per i decisori politici su come sviluppare filiere delle materie prime critiche incentrate sulla sicurezza, sulla tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, sulla riduzione dei consumi energetici, idrici e di risorse naturali.