Che fine hanno fatto le colonnine di ricarica per le auto elettriche sulle autostrade? Perché non si installano?
La polemica su chi è responsabile di questo ritardo è esplosa in queste settimane, con la pubblicazione di alcuni post sul profilo Linkedin di Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel X, che hanno portato anche l’Autorità di Regolazione dei Trasporti (Art) a intervenire sulla questione con una nota.
Facciamo prima un passo indietro: la legge di Bilancio 2021 (art. 1 comma 697) ha previsto l’obbligo per i concessionari autostradali di installare, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, quindi entro il 30 giugno 2021, “un numero adeguato di punti di ricarica”.
Altrimenti, i concessionari devono consentire “a chiunque ne faccia richiesta” di candidarsi all’installazione delle colonnine sulle tratte autostradali di propria competenza, pubblicando (entro 30 giorni dalla richiesta) una manifestazione di interesse per selezionare l’operatore.
La stessa legge ha anche previsto che i concessionari autostradali provvedono a pubblicare (entro 60 giorni) le caratteristiche tecniche minime delle soluzioni per la ricarica di veicoli elettrici.
Perché è tutto fermo: i post di Venturini (Enel X)
Venturini nei suoi interventi su Linkedin ha scritto che le ricariche in autostrada sono “ferme”.
Lo stesso Venturini ricorda che il 27 maggio 2021, cinque mesi dopo la pubblicazione della legge di Bilancio, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti (neretti nostri nelle citazioni) “avoca a sé la competenza di stabilire come debbano essere fatte le gare per l’installazione della infrastruttura e si prende 9 mesi (fino a febbraio 2022) per studiare la cosa”.
L’Autorità, infatti, con la delibera 77/2021, ha avviato il procedimento per definire gli schemi dei bandi delle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali, tra cui i bandi per i servizi di ricarica elettrica, con termine fissato al 28 febbraio 2022.
Alla scadenza del 30 giugno 2021, prosegue l’amministratore delegato, Enel X si è proposta “a tutti i concessionari per infrastrutturare”, per installare colonnine, “con l’ultima tecnologia disponibile” in “tutte le aree di servizio in Italia”.
Poi è il turno dei rimpalli burocratici: l’Aiscat (Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori) risponde che,” sebbene i concessionari abbiano pedissequamente adempiuto alla legge, purtroppo la competenza non è loro ma del ministero delle Infrastrutture e dell’Art”.
A quel punto il ministero, scrive Venturini, evidenzia che sulla base della legge di Bilancio 2021 “è fatta salva la facoltà da parte degli operatori esterni di presentare autonome candidature alle società concessionarie, attesa l’estraneità del concedente [il ministero] rispetto all’iter individuato dalla medesima norma”.
In sostanza, riassume Venturini: “la legge c’è, voi potete pure proporvi, ma noi non c’entriamo nulla”.
La risposta dell’Autorità di Regolazione
Arriviamo così alla nota dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti. In particolare, si afferma che “nessun ritardo sulle ricariche elettriche in autostrada” è stato causato dai procedimenti della stessa Autorità.
Difatti, la nota evidenzia che il compito di “definire gli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali” è attribuito all’Autorità dalla sua stessa legge istitutiva, il dl 201/2011.
Inoltre, si puntualizza che i mezzi elettrici o ibridi sono circa lo 0,3% del parco circolante attuale di autoveicoli (pari a 40 milioni circa), con la previsione di arrivare al 5-10% nel 2030, come a voler sottolineare, commenta Venturini su Linkedin, che si tratterebbe di un numero “abbastanza irrilevante”.
Infine, l’Autorità precisa che “installare punti di ricarica elettrica per autoveicoli è già attualmente possibile: infatti, nel corso del 2021, almeno un concessionario autostradale ha proceduto a dotare le tratte di propria competenza di tali punti di ricarica”.
La posizione di FederAuto
Anche FederAuto ha rimarcato che la rete di ricarica elettrica in autostrada è ferma al palo.
In una nota, FederAuto sostiene che i tempi fissati dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti “risultano essere inadeguati e incompatibili con quelli previsti dagli obblighi comunitari e nazionali. Questa situazione ostacola in modo determinante la crescita del comparto e la transizione energetica, condizionando lo sviluppo di mercato dei veicoli elettrici, stante la esiguità dei punti di ricarica. Nelle tratte a lunga percorrenza: solo due su una rete nazionale di quasi 7.000 km”.