C’è sempre più America nel petrolio mondiale

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Dati e tendenze del mercato del greggio nelle statistiche pubblicate da Eni.

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Leggero aumento per le riserve mondiali di petrolio (+0,4%) e ruolo trainante degli Stati Uniti per quanto riguarda la crescita della produzione complessiva di oro nero (+2,5 milioni di barili giornalieri): questi alcuni dei dati più importanti che emergono dalla rassegna statistica annuale di Eni, World Oil Review 2019 (documento completo allegato in basso).

Più in dettaglio, si legge in una nota del cane a sei zampe, gli Stati Uniti sono responsabili di una fetta notevole (88%) dell’intero incremento dell’output petrolifero mondiale registrato nel 2018, tanto da consolidare il loro primato nella classifica dei principali produttori (vedi anche qui le analisi della IEA).

E gli Stati Uniti, prosegue l’analisi del colosso energetico italiano, hanno raddoppiato i volumi di greggio esportato, entrando nella graduatoria top-ten dei maggiori esportatori su scala internazionale, grazie all’estrazione di petrolio dai giacimenti non convenzionali.

Si parla, infatti, di “fenomeno tight-oil”, cioè il petrolio estratto dagli scisti con la tecnica del fracking.

Invece Eni parla di “crescita zero” per quanto riguarda l’OPEC, che nonostante gli aumenti dei Paesi del Golfo (in particolare dell’Arabia Saudita) ha sofferto le perdite dovute alle sanzioni contro l’Iran (-0,2 milioni di barili giornalieri) e al crollo del Venezuela, che ha prodotto 600.000 barili giornalieri in meno rispetto alla rilevazione dell’anno precedente.

Nel bilancio regionale del greggio 2018, si legge poi nella nota di Eni, per la prima volta si è azzerato il deficit delle Americhe, che fino al 2010 ha superato anche i 5 milioni di barili quotidiani. L’impennata delle produzioni USA e la crescita del Canada hanno superato di gran lunga il fabbisogno interno, generando un netto declino della dipendenza da petrolio dell’area nord americana.

La crescita della domanda mondiale di petrolio nel 2018 è stata lievemente inferiore a quella del 2017 (+1,4% vs +1,6%), in un contesto di prezzi in rialzo, con il Brent ICE in aumento del 30% rispetto ai dodici mesi precedenti a 72 dollari/barile (nel 2017: 55 $/b).

Per il quarto anno consecutivo i paesi OCSE hanno contribuito positivamente al mercato globale, anche se la domanda rimane trainata dai paesi non OCSE che rappresentano il 69% dell’incremento complessivo.

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