Bolletta, i motivi dei rincari spiegati dall’Arera

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Aumenti contenuti grazie al calo dei costi per le rinnovabili, previsti in discesa di 700 milioni nel biennio 2018-2019.

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La stangata sulle fatture di luce e gas annunciata dall’ultimo aggiornamento trimestrale è dovuta fondamentalmente a dinamiche sul mercato delle commodities energetiche. La buona notizia è che il contenimento messo in campo dall’Autorità è economicamente sostenibile, dato che all’orizzonte c’è un forte calo dei costi per gli incentivi alle rinnovabili.

Intanto dai 5 Stelle e in particolare dal presidente della X Commissione del Senato Gianni Girotto arriva la proposta di adottare “nel breve periodo” proposte coerenti “per la creazione di un modello energetico innovativo”, capace di superare le “distorsioni” sui prezzi dell’energia create dal “modello centralizzato alimentato da fonti fossili approvvigionate dall’estero”.

Questo in sintesi quanto emerso dall’audizione dell’Arera tenutasi questa mattina alla Commissione Industria di Palazzo Madama.

Su il gas e il PUN

Il regolatore ha innanzitutto spiegato i motivi degli ultimi rincari, dovuti quasi integralmente ai costi della materia prima energia, che, indicativamente, rappresenta, per l’energia elettrica, il 50% e, per il gas, il 40% della spesa del cliente tipo al lordo delle imposte.

Come sappiamo (vedi anche grafico sotto), nel III trimestre 2018 il prezzo della borsa elettrica italiana (PUN) è salito a 68 €/MWh, in aumento del 27% rispetto al trimestre precedente e di oltre il 31% rispetto all’analogo trimestre del 2017. Il PUN stimato per il IV trimestre 2018 è in salita di un altro 17%.

Anche per il gas, il prezzo rilevato per la stima del IV trimestre (forward TTF rilevato ad agosto), pari a 24,37€/MWh, è significativamente superiore (12,9%) sia a quello utilizzato per l’aggiornamento del III trimestre, sia alle precedenti aspettative di mercato.

Le dinamiche sui mercati

Tra le cause degli aumenti del PUN, si è spiegato, oltre alla normale stagionalità dei prezzi all’ingrosso, altre condizioni contingenti. Per esempio c’è stato il fermo estivo di 22 reattori nucleari in Francia, dovuto a manutenzioni e problemi idrici, che ha contribuito a una riduzione dell’import, sommatasi a un calo della produzione idroelettrica e a un aumento della domanda legato al caldo anomalo.

Poi c’è la correlazione dei prezzi delle commodities con quello del petrolio che, a sua volta, incorpora le tensioni legate all’offerta del proprio mercato,quali, tra il resto, la crisi venezuelana e la stabilità dell’accordo OPEC Plus. Inoltre, la crescita del prezzo del GNL asiatico, con una conseguente riduzione dell’offerta residuale di gas per l’Europa, ha contribuito a spingere verso l’alto le quotazioni del gas europeo (+ 22% – in euro – rispetto al II trimestre 2018).

A ciò occorre aggiungere i rischi legati alla riduzione dell’offerta interna europea di gas naturale, per effetto, in primis, della contrazione della producibilità del campo olandese di Groningen e dell’allungamento dei tempi di manutenzione del gasdotto TENP, Trans Europa Naturgas Pipeline che, collegando i Paesi Bassi fino alla Svizzera, trasporta il gas dei giacimenti olandesi alla Germania, alla Svizzera e all’Italia, grazie al connessione con Transitgas.

Il prezzo della CO2

Infine c’è la crescita significativa del prezzo della CO2, nel mese di settembre salito a livelli record (picco di oltre di 25€/t) dopo all’approvazione della Direttiva 2018/410/UE, che rivede le regole del meccanismo EU ETS (European emission trading system) nel periodo 2021-2030.

“Il prezzo della CO2 – si legge nella memoria dell’Arera – si sta avvicinando al costo di switching tra carbone e gas naturale nella generazione termoelettrica, essendo questo il benchmark del costo di abbattimento delle emissioni nel breve termine. I recenti aumenti del prezzo del gas naturale hanno, tuttavia, spinto al rialzo tale costo di sostituzione e favorito così l’aumento del prezzo della CO2.”

Costi delle rinnovabili in discesa

E’ la coincidenza dei fattori sopra richiamati, si spiega, ad aver ha portato, nel recente aggiornamento di fine settembre 2018 a un aumento del prezzo per l’utente elettrico tipo (grafico sotto) tipo del 7,6% (+7,3% per la materia prima e +0,3% per costi di dispacciamento), e, per il settore del gas naturale, a una crescita del 6,1%.

Come noto, sia nell’aggiornamento di fine giugno che nell’ultimo, l’Autorità ha cercato di limitare i rincari congelando l’aumento degli oneri di sistema.

A giugno, si è spiegato, l’intenzione era di recuperare i costi a patire da ottobre, ma la previsione di fabbisogno economico/finanziario 2018 e 2019, aggiornata nel mese di settembre da GSE “ha evidenziato un miglioramento del fabbisogno” e, nello specifico una riduzione di circa 700 milioni nel biennio dei costi per il sostegno alle rinnovabili.

“Si è, quindi, aperto un nuovo spazio di manovra per l’Autorità su questo fronte, utilizzabile per il contenimento delle bollette nel breve termine”, spiega il regolatore, precisando che “il percorso di recupero del mancato gettito andrà, comunque, avviato a partire dal prossimo trimestre su un arco di tempo che, al momento, si stima dell’ordine di quattro trimestri, ma potrebbe essere modulato sulla base dell’andamento del prezzo dell’energia”.

Le proposte di Girotto

“Tenere a bada i conti della “bolletta” – ha fatto presente al termine dell’audizione il presidente della X Commissione Gianni Girotto (M5s) – è “un dovere politico nazionale, di interesse parlamentare, affinché possa essere garantito il benessere sociale”.

Il modello centralizzato, alimentato da fonti fossili approvvigionate dall’estero con esternalità che sarebbe opportuno contabilizzare – ha osservato – ha generato distorsioni sul prezzo che vanno superate”.

“Ad aggravare il quadro c’è l’enorme quantità di oneri che riguardano gli ambiti di intervento e che hanno la necessità di essere gestiti in modo più razionale”. L’intenzione, ha spiegato, è quella di stabilire “regole chiare” per “creare una maggiore concorrenza con la creazione di un mercato che va liberalizzato rimuovendo gli ostacoli che limitano la reale partecipazione delle fonti energetiche rinnovabili.”

“Dobbiamo favorire – ha dichiarato il senatore pentastellato – gli interventi di riduzione dei consumi e la creazione forme di nuove configurazioni di produzione e consumo decentrate come l’autoconsumo. Non solo: ci sono da rimuovere gli ostacoli per favorire l’applicazione nel mercato dell’energia delle nuove tecnologie tenendo presente che le risorse devono essere gestite in modo razionale senza penalizzare settori produttivi e consumatori. Un modello che fa leva su più opportunità, meno inquinamento, più salute e maggiore occupazione e che si integra con gli indirizzi delle politiche energetiche e climatiche per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2030”.

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