Biden-Sanders, così i democratici Usa giocano la carta del clima per battere Trump

  • 10 Luglio 2020

I punti più importanti del documento che dovrebbe riunire le diverse anime del partito democratico. Obiettivo: puntare alla Casa Bianca.

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Prove di unità in seno ai democratici Usa, con l’obiettivo di battere Donald Trump alle prossime elezioni puntando anche su una nuova politica per l’energia e il clima.

Ecco il senso del corposo documento (110 pagine, allegato in basso), redatto dal gruppo di esperti nominato dal candidato democratico alle presidenziali, Joe Biden, d’accordo con l’ex rivale alle primarie, Bernie Sanders.

In sostanza, il documento della Biden-Sanders Unity Task Force prova a creare un fronte comune nella sinistra americana.

E il documento – che servirà come base per definire la politica dei democratici alla convention nazionale che si terrà a Milwaukee il 17-20 agosto – inizia proprio con le raccomandazioni per combattere la crisi climatica e perseguire la giustizia ambientale.

Dopo aver chiarito che il cambiamento climatico è un’emergenza globale, il testo afferma che i democratici intendono ribaltare le azioni di Trump e quindi, ad esempio, rientrare nell’accordo di Parigi e seguire ciò che dice la scienza sul clima, in modo da azzerare le emissioni nette di anidride carbonica il più presto possibile, e non più tardi del 2050.

Questo sarebbe un deciso cambio di direzione rispetto alle fake news collezionate da Trump su energia e clima in questi anni, come la bufala sulle “molecole di libertà” da esportare in tutto il mondo (le molecole sarebbero quelle del gas da scisto ricavato dai giacimenti Usa), oppure la bufala sull’eolico che causa il cancro.

Tra le raccomandazioni dalla task-force democratica sul clima troviamo, in particolare, l’impegno di eliminare le emissioni inquinanti delle centrali di produzione elettrica entro il 2035, grazie alla diffusione di standard (neutrali dal punto di vista tecnologico) per l’energia pulita e l’efficienza energetica.

Si parla poi di espandere notevolmente l’energia eolica e solare – sia grandi impianti utility-scale sia impianti diffusi sul territorio e nelle comunità – con i seguenti numeri: 500 milioni di pannelli solari da installare in 5 anni, oltre a 60.000 turbine eoliche made in America.

In tema di edilizia, il documento propone di smobilitare decine di miliardi di dollari in investimenti privati per la riqualificazione energetica degli edifici (4 milioni di edifici), dando la priorità a ospedali, scuole e immobili pubblici; tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni di CO2 entro il 2030.

Per quanto riguarda la mobilità, invece, i democratici intendono favorire l’installazione di almeno 500.000 punti di ricarica per veicoli elettrici; il settore pubblico darà l’esempio trasformando l’intero parco veicoli a livello federale, statale e locale (3 milioni di veicoli) in una flotta a zero emissioni.

Nel testo, però, si citano anche tecnologie controverse, come il “nuovo” nucleare e lo stoccaggio della CO2 con sistemi CCS (Carbon Capture and Storage).

Poi si batte molto sul potenziale della green economy per aumentare i posti di lavoro, mentre non c’è traccia di una carbon tax né di misure per bandire, o almeno ridurre, l’estrazione di gas e petrolio da scisto con il fracking, un’attività molto inquinante e distruttiva per gli ecosistemi, e con tante aziende che ormai rischiano di fallire a causa dei prezzi troppo bassi del petrolio.

Molta attenzione è riservata alle comunità locali, soprattutto quelle più povere e maggiormente esposte ai rischi ambientali, sostenendo la necessità di investire di più per prevenire e mitigare i disastri climatici, come le inondazioni.

C’è anche un passaggio che evidenzia le responsabilità delle grandi compagnie fossili (traduzione nostra dall’inglese, con neretti): “Riterremo responsabili le società dei combustibili fossili per la bonifica di miniere abbandonate, pozzi di gas e petrolio e siti industriali, in modo che queste infrastrutture non possano più inquinare gli ecosistemi locali e possano essere riutilizzate in sicurezza per supportare nuove attività economiche, anche nel cuore delle regioni carbonifere”.

Tra i firmatari di questa parte del documento dedicata al clima c’è anche Alexandria Ocasio-Cortez, la giovane socialista Usa (poi eletta alla Camera) che a febbraio 2019, insieme con il senatore Ed Markey, aveva presentato il primo Green New Deal, ambiziosa quanto generica proposta di rivoluzionare l’economia americana per indirizzarla verso le fonti pulite, attraverso un maxi-programma di spesa pubblica.

Era un po’ un libro dei sogni che però aveva avuto il merito di riportare il clima e le rinnovabili al centro del dibattito politico americano.

Poi ad agosto 2019 era arrivato il Green New Deal II proposto da Bernie Sanders, con la previsione di spendere più di 16.000 miliardi di dollari per eliminare completamente i combustibili fossili dal mix energetico nazionale in tutti i settori, dalla produzione di elettricità ai trasporti, passando per le industrie e l’edilizia.

Il documento Biden-Sanders ha raccolto solo in minima parte tali propositi e si è ben guardato dal fornire troppi dettagli su obiettivi, entità degli investimenti, misure concrete da adottare.

Non resta che vedere come il partito democratico accoglierà questo manifesto “verde”: l’America è davvero pronta per un Green New Deal da contrapporre alle idee di Trump?

Intanto gli Stati Uniti hanno dato prova di saper essere all’avanguardia in certi frangenti della transizione energetica, come confermano le iniziative della California – appena approvata la prima regolamentazione al mondo sulle vendite obbligatorie di camion elettrici – e le leggi di diversi Stati che puntano al 100% di rinnovabili elettriche.

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