Auto elettrica, cosa può guadagnare o perdere l’Ue nel suo braccio di ferro con la Cina

  • 19 Settembre 2023

I rischi dell'indagine annunciata da Bruxelles contro le sovvenzioni cinesi ai veicoli elettrici. Intanto la Francia va avanti con il suo bonus per l'acquisto di auto ecologiche.

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La temuta invasione di auto elettriche cinesi a basso costo ha portato alle prime reazioni da parte dell’Ue.

Il rischio però è il braccio di ferro commerciale con Pechino, con le conseguenze che potrebbero ritorcersi contro gli stessi produttori europei, in particolare quelli tedeschi.

Nel tentativo di proteggere la competitività delle industrie automotive europee, Bruxelles indagherà sulle presunte distorsioni di mercato causate dalle sovvenzioni cinesi ai costruttori di veicoli elettrici.

L’annuncio è arrivato il 13 settembre dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione 2023.

Intanto la Francia sta finalizzando i dettagli del suo nuovo bonus ecologico per sostenere l’acquisto di vetture elettriche, che terrà conto delle prestazioni ambientali complessive dei modelli, in modo da penalizzare quelli fabbricati in Asia.

La Francia è anche il Paese che sembra aver sostenuto con più forza la necessità di avviare indagini contro le auto elettriche cinesi, nell’ambito della sua politica di “difesa” delle produzioni nazionali.

Vediamo meglio qual è la posta in gioco.

Occhi puntati sulla Cina

Secondo la Commissione europea, le auto cinesi hanno fatto l’8% del mercato Ue dell’elettrico nel 2022, con la prospettiva di salire al 15% nel 2025, riporta l’agenzia Euractiv.

I prezzi dei modelli asiatici sono tenuti bassi dalle sovvenzioni statali, distorcendo la concorrenza sul mercato.

La decisione di Bruxelles di indagare sulla questione è del tutto politica, avviata d’ufficio, precisa Euractiv, citando un portavoce della Commissione. Invece, di solito una simile iniziativa segue la richiesta formale di uno Stato membro o di un’azienda che si sente “colpita” da una pratica commerciale scorretta.

Normalmente, un’indagine contro i sussidi di un Paese extra Ue dura 13 mesi; la Commissione ha 9 mesi di tempo per pubblicare le sue conclusioni preliminari e le eventuali misure provvisorie che intende applicare, più altri 4 mesi per pubblicare le misure definitive.

L’esito potrebbe essere un dazio compensativo sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina; al momento, secondo la Ue, le auto cinesi sono vendute (grazie appunto alle sovvenzioni statali) a un prezzo di circa il 20% inferiore a quello dei costruttori europei.

La reazione di Pechino non si è fatta attendere: l’indagine, evidenzia una nota del ministero del Commercio cinese, riportata dalle agenzie di stampa, “è un puro atto protezionistico che sconvolgerà e distorcerà gravemente l’industria automobilistica globale e la catena di fornitura, compresa l’Ue, e avrà un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali Cina-Ue”.

I rischi ci sono. L’associazione tedesca dei costruttori auto (VDA), in particolare, è scettica sull’indagine anti-sussidi, perché teme le possibili ritorsioni della Cina.

Le case automobilistiche tedesche sono molto esposte sul mercato cinese, quindi eventuali restrizioni all’export Ue di veicoli, imposte da Pechino, potrebbero avere un impatto molto negativo sull’industria automotive della Germania.

Un altro rischio è che eventuali dazi finiscano per rallentare la diffusione delle auto elettriche, facendo aumentare i prezzi.

Il punto è che i dazi da soli, molto probabilmente, non sarebbero sufficienti: all’Europa serve con urgenza una strategia industriale forte, con adeguati finanziamenti e supporto all’innovazione tecnologica e produttiva, in modo da spronare la corsa delle aziende verso la mobilità full-electric, in coerenza con il regolamento che impone lo stop alla vendita di nuovi veicoli endotermici dal 2035.

Il nuovo bonus francese 

In Francia, intanto, come anticipato, dal 1° gennaio 2024 partirà il nuovo bonus ecologico fino a 7mila euro per acquistare auto elettriche, a condizione però che abbiano ottenuto un punteggio ambientale minimo (60 su 100), in conformità a una serie di parametri.

Come riporta la stampa francese, il prossimo 15 dicembre, il ministero dell’Economia pubblicherà la lista delle vetture che potranno beneficiare del bonus.

L’obiettivo della misura è premiare i modelli che hanno un impatto ambientale minore, valutando le emissioni di CO2 sull’intero ciclo di vita delle automobili.

La valutazione userà una complessa formula per calcolare l’impronta ecologica complessiva, considerando ad esempio i materiali (acciaio, alluminio e altri) usati per fabbricare il veicolo, la produzione della batteria, le lavorazioni intermedie e l’assemblaggio finale, così come il trasporto della vettura ai siti di distribuzione in Francia.

Con queste regole, la Francia intende premiare gli acquisti di veicoli fabbricati in Europa, dove sono in vigore norme ambientali più severe rispetto alla Cina.

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