Auto elettrica a 100 euro al mese, in Francia si lavora al leasing sociale

Come dovrebbe funzionare, con quali vantaggi per le famiglie e quali opportunità per le industrie automotive.

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In Francia arriverà presto il leasing sociale da 100 euro al mese per l’auto elettrica?

Il governo, scrive in questi giorni la stampa francese, sta lavorando alla proposta lanciata da Emmanuel Macron lo scorso anno. Il provvedimento, inserito nella legge finanziaria 2023, dovrebbe diventare operativo tra fine 2023 e inizio 2024.

Ma le incognite su questa misura sono ancora tante.

Si tratta, infatti, di definire un grande accordo tra lo Stato e le industrie per produrre veicoli elettrici low cost, su vasta scala, da mettere a disposizione delle famiglie a basso reddito.

Al momento le vetture plug-in hanno costi troppo elevati per molti cittadini e questo frena la diffusione della mobilità 100% elettrica.

Secondo un recente studio pubblicato dall’organizzazione indipendente Transport & Environment (TE), in collaborazione con il think tank francese Iddri (Institut du Développement Durable et des Relations Internationales), circa 900mila famiglie a basso reddito potrebbero beneficiare del leasing sociale per le auto elettriche, nel periodo 2024-2030.

I canoni sarebbero compresi tra 70 e 200 euro al mese, secondo le dimensioni e le caratteristiche dei diversi modelli, dalle piccole vetture urbane alle berline medie compatte.

Dallo studio emerge che i veicoli in leasing sociale potrebbero fare il 15% del mercato complessivo delle auto elettriche.

Questo accordo tra Stato e industria automotive, spiega a QualEnergia.it Andrea Boraschi, direttore ad interim di Transport & Environment Italia, “vuole rispondere ad alcuni aspetti di iniquità della transizione energetica”, vale a dire, i prezzi ancora piuttosto alti dei veicoli da ricaricare alla presa di corrente.

La misura francese, inoltre, dovrebbe rispondere più in generale a quella che Boraschi, sentito da Qualenergia.it, definisce “mobility poverty”.

In sostanza, il reddito familiare non dovrebbe essere l’unico parametro considerato per accedere al leasing sociale. La misura dovrebbe tenere conto anche di altri elementi, ad esempio la presenza di trasporti pubblici e servizi di sharing e-o mobilità “dolce” (come le biciclette) nelle aree di residenza.

Verrebbero quindi premiate maggiormente le persone che abitano, ad esempio, in zone periferiche o rurali con minore disponibilità di mezzi alternativi alle auto private.

Vedremo se nei prossimi mesi lo Stato riuscirà a finalizzare i primi accordi con i produttori automobilistici per il leasing sociale.

Questa proposta, spiega TE, costituisce un’opportunità per le industrie di avere un mercato aggiuntivo, con ordini garantiti e rischio finanziario minimo.

Ciò consentirebbe di produrre in Francia e in Europa auto elettriche più economiche, senza lasciare il dominio di questo segmento di mercato ai marchi asiatici, cinesi in particolare.

Per offrire veicoli con noleggi convenienti, la produzione si dovrebbe focalizzare su pochi modelli con dotazioni essenziali.

Si stima così che il costo delle auto possa essere abbassato dal 20 al 30% rispetto a quello dell’attuale mercato. Questi ribassi, evidenzia TE, uniti alle sovvenzioni statali, permetteranno di offrire formule di leasing da 100 euro al mese per un modello equivalente alla Twingo elettrica, o 150 euro per l’equivalente di una Peugeot e-208.

Ad acquistare i veicoli elettrici, per poi offrirli in leasing, sarebbe un ente dedicato che riunisce Stato, finanziatori privati ​​(banche, società di leasing) ed enti locali.

Nel complesso, l’analisi TE-Iddri mostra che il leasing sociale comporterebbe aiuti diretti a carico dello Stato per circa 800 milioni di euro l’anno. Tra i tanti aspetti da definire, restano ad esempio: modelli coinvolti dalla misura, durata dei contratti ed eventuali opzioni di acquisto, chilometraggi e altri servizi inclusi (assistenza e manutenzione).

Vedremo se la proposta decollerà in Francia. Sarebbe un primo test per verificare la sua efficacia e capire se fosse esportabile in altri Paesi e magari finanziabile con fondi europei, nell’ambito di una proposta Ue di più ampio respiro, volta a espandere la mobilità elettrica e potenziare le filiere industriali green.

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