Come confutare le sciocchezze su eolico, solare e auto elettriche

Il Sabin Center for Climate Change della Columbia Law School smentisce alcune comuni dicerie su fonti rinnovabili e sui veicoli a batteria.

ADV
image_pdfimage_print

I parchi solari generano campi elettromagnetici che fanno male alla salute? Le turbine eoliche sono troppo rumorose? E davvero le auto elettriche hanno problemi di autonomia tali da limitarne la diffusione?

Il Sabin Center for Climate Change della Columbia Law School ha raccolto alcuni falsi miti in un report chiamato “Rebutting 33 False Claims About Solar, Wind, and Electric Vehicles” (link in basso), confutando una per una le principali argomentazioni contro la transizione energetica.

Secondo i ricercatori, l’impatto della disinformazione è già tangibile: un sondaggio della Monmouth University ha rilevato, ad esempio, che nel New Jersey l’indice di gradimento dei parchi eolici offshore è sceso dal 76% nel 2019 al 54% nell’agosto del 2023, per via di “affermazioni dubbie, alcune delle quali provenienti da gruppi di opposizione finanziati dai produttori di combustibili fossili”.

Più in generale, sforzi di disinformazione coordinata hanno smorzato l’entusiasmo dell’opinione pubblica, in particolare in una società particolarmente polarizzata come quella americana. Abbiamo selezionato alcuni luoghi comuni per ciascuna categoria, tra i 33 affrontati dal documento, riportando poi come il Sabin Center li ha confutati (report intero in basso).

“I campi elettromagnetici dei parchi solari sono dannosi per la salute umana.”

I campi elettromagnetici (Cem) generati da un parco solare sono simili a quelli dei comuni elettrodomestici, e sono innocui per l’uomo. Un’analisi dettagliata della North Carolina State University ha concluso che non esistono prove di “impatti negativi sulla salute dovuti ai campi elettromagnetici prodotti da un parco solare”. I livelli di esposizione ai Cem variano a seconda della fonte, della vicinanza e della durata dell’esposizione. In un parco solare, i Cem sono più elevati in prossimità di apparecchiature elettriche come gli inverter.

Tuttavia, anche stando in piedi accanto al principale inverter di un impianto utility scale il livello di esposizione (fino a 1.050 milligauss, o mG) è inferiore al livello di esposizione di chi utilizza un apriscatole elettrico (fino a 1.500 mG), e rientra nei limiti di esposizione sopportati dal corpo umano senza alcuna conseguenza (fino a 2.000 mG).

Inoltre, i campi elettromagnetici presenti in un parco solare forniscono “radiazioni non ionizzanti”, ossia capaci di generare energia sufficiente per spostare gli atomi di una molecola (come calore), ma non abbastanza per rimuovere gli elettroni da un atomo o da una molecola per danneggiare il Dna.

“I pannelli solari generano troppi rifiuti.”

La quantità di rifiuti che i pannelli solari dovrebbero generare nei prossimi decenni è risibile rispetto a quella generata dai combustibili fossili. Uno studio pubblicato su Nature Physics nell’ottobre 2023 ha rilevato che le ceneri di carbone e i fanghi oleosi generati dall’energia da combustibili fossili sarebbero rispettivamente 300-800 volte e 2-5 volte maggiori, in termini di massa, dei rifiuti dei moduli fotovoltaici (nel peggiore e migliore scenario di riciclo) come mostra il grafico in basso, rielaborato dal Sabin Center.

qualenergia-it-grafico-rifiuti-pannelli-solari-comparazione-altri-scarti

Inoltre la catena del riciclo dei pannelli fotovoltaici ha fatto notevoli progressi nella storia recente. Alcune aziende sono già riuscite a recuperare il 90% della massa dei pannelli solari nei loro processi. I materiali sfusi come il vetro, l’acciaio e l’alluminio possono già essere recuperati attraverso le linee di riciclaggio esistenti.

Anche alcuni semiconduttori (come tellurio e cadmio) possono essere recuperati a tassi molto elevati, tra il 95% e il 97%. I materiali preziosi presenti nei pannelli, tra cui l’argento, il rame e il silicio, sono inoltre ricercati per lo sviluppo di altri prodotti, tra cui la prossima generazione di pannelli solari.

“L’energia solare è inaffidabile nelle giornate nuvolose.”

Affidarsi esclusivamente alla generazione solare, senza accumulo tramite batterie, energia eolica o trasmissione a lunga distanza, porrebbe problemi di intermittenza. Tuttavia, attualmente i progetti solari includono sempre più spesso una componente di accumulo di energia.

Quando un parco solare locale si trova ad affrontare una diminuzione della produzione, ad esempio durante una giornata nuvolosa, l’energia eolica e le altre fonti rinnovabili, così come l’accumulo con batterie e la trasmissione a lunga distanza che trasporta l’energia dalle regioni più soleggiate, possono integrare la parte mancante, garantendo la resilienza della rete.

“Le turbine eoliche potrebbero cadere e le pale o altri componenti staccarsi, minacciando la sicurezza delle persone.”

Il crollo o la rottura delle turbine sono eventi estremamente rari e gli aerogeneratori sono dotati di meccanismi di sicurezza per sopravvivere a condizioni meteorologiche estreme, come gli uragani.

Il Dipartimento dell’Energia americano ha osservato che, sebbene il rischio di distacco delle pale delle turbine durante il funzionamento “fosse una preoccupazione nei primi anni dell’industria eolica”, tali guasti “sono praticamente inesistenti nelle turbine di oggi grazie a una migliore tecnologia e all’uso di sensori”.

Uno studio del 2015 ha rilevato che le pale delle turbine eoliche si guastano a un tasso di circa lo 0,54% all’anno a livello globale. Se si considerano i decessi per terawattora di energia prodotta, il tasso di mortalità dell’energia eolica è minimo rispetto ai rischi associati, ad esempio, ai combustibili fossili.

La lignite causa 32,72 morti per terawattora, mentre il carbone ne causa 24,6, il petrolio 18,4, il gas naturale 2,8. L’energia eolica solo 0,04.

qualenergia-it-grafico-morti-unita-energia-prodotta

“La turbine eoliche sono troppo rumorose.”

In una dichiarazione d’impatto ambientale del 2021 per il progetto eolico Rail Tie da 120 turbine nel Wyoming, il Dipartimento dell’Energia americano ha rilevato che il rumore generato dalle operazioni del sito probabilmente non avrebbe superato i 55 decibel.

Per fare un paragone, i suoni a 60 dB assomigliano a quelli di un condizionatore d’aria residenziale a 6 metri di distanza, mentre i suoni a 50 dB se i metri fossero 50. In un edificio situato a circa 300 metri da una turbina eolica, il rumore prodotto dal movimento varia da 30,7 a 43,4 decibel.

All’esterno della casa, può alzarsi fino a 50 decibel. Il Centers for Disease Control and Prevention, organo di controllo della sanità pubblica negli Usa, ha fissato a 70 decibel il limite al quale un’esposizione prolungata può causare danni all’udito.

“Lo sviluppo dell’eolico offshore è dannoso per gli animali marini.”

Se correttamente ubicati, i parchi eolici offshore non rappresentano un grave rischio le forme di vita marina. Una volta in funzione, le turbine eoliche generano una quantità di suoni a bassa frequenza di gran lunga inferiore a quella prodotta dalle navi e non vi sono prove che il rumore delle turbine provochi impatti negativi sulle popolazioni di specie marine.

Qualsiasi impatto può essere evitato o minimizzato con una pianificazione adeguata. Lo sviluppo dell’eolico offshore può avere anzi benefici per alcune specie marine. Per esempio, la base di una turbina eolica offshore può funzionare come una barriera corallina artificiale, creando nuovi habitat.

“I veicoli elettrici sono inaffidabili a causa della loro autonomia limitata.”

La maggior parte dei veicoli elettrici può percorrere oltre 300 chilometri con una singola carica e alcuni modelli si spingono fino al doppio. Sebbene l’autonomia media di un veicolo a benzina medio sia circa il doppio di quella di un veicolo elettrico medio, questi ultimi sarebbero più che sufficienti per soddisfare le esigenze quotidiane delle famiglie medie.

Uno studio del 2016 pubblicato su Nature Energy e basato su un camione Usa ha rilevato che le esigenze di viaggio dell’87% dei giorni in cui viene presa l’auto è in un range raggiungibile con l’elettrico (cioè sotto ai 235 km) e l’autonomia media dei veicoli elettrici è anche aumentata di molto da allora.

“I veicoli elettrici non possono funzionare con il caldo o il freddo.”

Le temperature estreme possono ridurre l’autonomia dei veicoli elettrici (in particolare il freddo estremo, ne abbiamo già parlato qui), ma questo problema non riguarda solo le auto a batteria. Secondo un rapporto dell’American Automobile Association del 2019, rispetto a condizioni di temperatura di 24 °C l’autonomia di un veicolo elettrico tipico è diminuita del 12% a -6 °C e del 4% a 35 °C.

Anche le auto tradizionali a benzina, però, soffrono le condizioni climatiche estreme. I dati forniti da una società di assistenza stradale norvegese citati dal Sabin Center suggeriscono anzi un trend al contrario: nonostante il 23% dei veicoli nel Paese sia elettrico, solo il 13% dei casi di mancata accensione in caso di freddo riguardava le auto a batteria.

ADV
×