Alziamo l’asticella per le energie rinnovabili

Le rinnovabili corrono in tutto il mondo e sono pronte a esplodere anche in Italia, in particolare il fotovoltaico, nonostante l'approccio ambiguo del Ministro Cingolani.

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L’esplosione dei prezzi di gas ed elettricità, aggravata dall’aggressione russa all’Ucraina, pone l’Europa e il nostro Paese di fronte a scenari nuovi e imprevisti, destinati a cambiare profondamente le strategie energetiche del continente.

A meno di una scomparsa dalla scena di Putin, le importazioni di petrolio, gas, carbone e uranio verranno progressivamente tagliate.

Vedremo quindi una diversificazione degli approvvigionamenti ma anche una politica molto più decisa sul fronte della riduzione dei consumi energetici e di accelerazione delle rinnovabili.

Alcuni paesi hanno già preso atto della nuova situazione. È il caso della Germania che ha rilanciato, proponendosi di arrivare al 100% di elettricità rinnovabile al 2035, prevedendo una crescita progressiva delle installazioni eoliche e solari che consenta di arrivare alla fine di questo decennio alla spettacolare potenza di 360 GW.

L’Europa lancia un messaggio forte con il piano Repower EU, presentato il 18 maggio, nel quale si parla, certo, della necessità di diversificare le importazioni di gas ma si sottolinea l’urgenza di un salto di qualità nella diffusione delle rinnovabili e delle misure di efficienza.

Viene quindi alzata l’asticella della quota di rinnovabili sui consumi finali al 2030 portandola dall’attuale 40% al 45%.

Per intenderci, visto che la percentuale include anche il contributo per gli usi termici e per il trasporto, questo vuol dire che la generazione elettrica verde europea alla fine del decennio dovrebbe oscillare attorno al 75-80%.

In particolare, viene lanciata una Strategia Solare che prevede tra l’altro di introdurre progressivamente l’obbligo di installare il fotovoltaico sui tetti dei nuovi edifici.

E al G7 di fine maggio i sette paesi industrializzati (Germania, Francia, Italia, Giappone, Canada, Stati Uniti e Gran Bretagna) si sono impegnati ad arrivare entro il 2035 ad una produzione elettrica “prevalentemente” decarbonizzata.

È passato molto tempo da quando i gestori delle reti elettriche tedesche nel 1993 comprarono uno spazio sul giornale “Die Zeit” per dire che sole, vento e idroelettrico non avrebbero potuto garantire più del 4% del fabbisogno tedesco. Nel 2021 la Germania ha garantito con le rinnovabili il 41% della domanda elettrica e ci sono paesi, come Spagna, Portogallo e Irlanda, dove un terzo della domanda elettrica viene soddisfatta solo con il solare e l’eolico.

Ma è tutto il mondo che corre. Nel 2022 potrebbero venire installati ben 230 GW fotovoltaici, dopo la recente notizia che la Cina quest’anno passerebbe dai 55 GW installati nel 2021 a ben 121 GW. Ad aprile è stata superata la soglia di 1 TW, 1.000 GW, di solare cumulativo installato nel mondo.

Le rinnovabili corrono e si apprestano a esplodere anche in Italia.

L’Europa alza ancora i suoi obiettivi al 2030 e il G7 rilancia sulla decarbonizzazione al 2035 ma in Italia si assiste ad un incredibile teatro dell’assurdo.

La proposta di Elettricità Futura, l’associazione confindustriale delle maggiori aziende elettriche del Paese, di realizzare 60 GW nel prossimo triennio è stata ridicolizzata dal governo. Cingolani è arrivato a definire «lobby dei rinnovabilisti» le industrie che garantiscono la generazione elettrica in Italia.

E parliamo del ministro della Transizione ecologica, ripeto “transizione ecologica”, in un Paese che fra 28 anni dovrebbe diventare Climate Neutral, cioè far funzionare industrie, trasporti, settore civile a zero emissioni nette!

Poteva essere una provocazione, quella di Elettricità Futura, rispetto all’inerzia di un governo con le rinnovabili elettriche bloccata al 38% dal 2014. In realtà, guardandoci intorno, vediamo che la Germania punta a realizzare con Sole e vento 63 GW nello stesso periodo 2023-25 e ben 96 GW nel triennio successivo. Non sarebbe giusto parlare di immobilismo assoluto nel nostro Paese.

Sono positive le misure per la semplificazione dell’installazione di impianti solari sugli edifici o la proposta di “Solar Belts”, cinture solari attorno alle aree industriali che prevedono procedure autorizzative semplificate. E anche sul fronte dei grandi impianti, qualcosa inizia finalmente a muoversi sul fronte autorizzativo.

Quali sono le prospettive in questo quadro chiaroscuro?

Quest’anno si vedrà finalmente una ripresa decisa del solare e dell’eolico. Nei primi quattro mesi dell’anno 659 MW fotovoltaici, +166% rispetto all’anno precedente. Nel mese di aprile l’abbinata eolico e fotovoltaico, ha generato circa un quarto della produzione elettrica nazionale, un valore record.

Secondo il Ministero, nel 2022 si dovrebbero installare 5 GW, quindi molto più che negli anni passati, ma analizzando i risultati dell’ultima asta si nota come per eolico e fotovoltaico sono stati ammessi impianti per soli 386 MW, su un contingente di oltre 2,4 GW. Dunque, c’è ancora molta strada da fare.

L’obiettivo dei 5 GW connessi alla rete quest’anno appare improbabile. Guardando alle rinnovabili nel loro insieme, va poi detto che questi dati non si tradurranno in un aumento della percentuale verde sui consumi finali nel 2022, visto il forte calo dell’idroelettrico dovuto alla scarsa piovosità nel Nord Italia, ma nel 2023 le rinnovabili correranno molto e nel 2024 saremo in pieno boom. Le ragioni di questa nuova tendenza sono legate non solo alle novità normative e autorizzative ma anche agli alti prezzi del gas che continueranno, seppure in forma meno virulenta.

Il passaggio dal gas russo a quello dei rigassificatori comporterà valori più sostenuti delle quotazioni del metano, un contesto destinato a favorire sia le rinnovabili che gli interventi di efficienza energetica.

L’articolo è tratto dall’editoriale pubblicato sul n.2/2022 della rivista bimestrale QualEnergia con il titolo “Nuova transizione”.

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