Contro il caro energia 60 GW di rinnovabili in 3 anni: ecco come farli

Le proposte di Elettricità Futura e Utilitalia per accelerare progetti e investimenti green.

ADV
image_pdfimage_print

Autorizzare 60 GW di rinnovabili entro giugno 2022, pari a solo un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna.

Questa è una richiesta al Governo e alle Regioni da parte di Elettricità Futura per risolvere la crisi energetica che sta colpendo il nostro Paese.

Come ha spiegato il presidente dell’associazione, Agostino Re Rebaudengo, intervenuto in conferenza stampa, questi 60 GW “faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas importato. O, in altri termini, oltre 7 volte rispetto a quanto il Governo stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas nazionale” (2,2, miliardi di mc, come spiegato da Cingolani, ndr).

Il settore elettrico potrebbe quindi investire 85 miliardi di euro in 3 anni nelle rinnovabili, creando 80.000 nuovi posti di lavoro.

Intanto, ha detto il premier Mario Draghi nell’informativa urgente alla Camera sul conflitto in Ucraina, il Governo è pronto a intervenire per alleviare il caro energia e punta soprattutto sulla diversificazione degli approvvigionamenti gas; previste anche alcune misure “che si spera di non dover usare”, che vanno dalle varie forme di interrompibilità dei consumi a una riapertura d’emergenza delle centrali a carbone.

L’Italia, sottolinea però Elettricità Futura, rappresenta il caso peggiore di burocrazia in Europa, perché nessun altro Paese ha così tanti problemi ad autorizzarei nuovi grandi impianti a fonti rinnovabili: servono in media 7 anni, mentre la normativa prevede una durata di soli dodici mesi.

Eppure, si legge sulle slide presentate in conferenza stampa, “abbiamo la capacità di installare 20 GW di rinnovabili all’anno. Già dieci anni fa avevamo installato oltre 11 GW disponendo di tecnologie meno performanti e sistemi di installazione meno efficienti”.

Un altro contributo importante potrebbe poi arrivare dalla crescita della produzione di biometano da 1 miliardo di metri cubi/anno a 10 miliardi di metri cubi, utilizzando la frazione organica dei rifiuti urbani, industriali e agricoli.

Più in dettaglio, si potrebbero installare 12 GW di eolico, idroelettrico, bioenergie e altre fonti, oltre a 48 GW di fotovoltaico che richiederebbero una superficie pari a 48.000 ettari. E se, per pura ipotesi, tutto il fotovoltaico fosse realizzato su superficie agricola, si utilizzerebbe appena lo 0,3% della superficie agricola totale oppure l’1,3% di quella non utilizzata.

Altre proposte sono arrivate da Utilitalia nel corso della X edizione del Top utility award organizzato da Althesys.

Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia, ha affermato che “nel breve e medio periodo è necessario lavorare a dei patti territoriali che coinvolgano imprese ed enti locali per accelerare sul fronte delle energie rinnovabili”, individuando le aree idonee e veloccizando le procedure.

Secondo Colarullo, bisogna ragionare “su un ampio spettro di vettori a sostegno della transizione energetica. Penso al teleriscaldamento, a un’impiantistica adeguata per la gestione dei rifiuti che possa valorizzarli anche dal punto di vista energetico e al biometano, che ha un potenziale di 8 miliardi di metri cubi, pari al 10% del fabbisogno nazionale”.

Le slide presentate da Elettricità Futura (pdf)

ADV
×