Alleanze e acquisizioni, cosa c’è di nuovo per la ricarica dell’auto elettrica

Ennesima collaborazione tra grandi utility e start-up americane: è il turno di EDF Renewables e PowerFlex, mentre l’associazione europea dei costruttori auto stringe un accordo con gli ambientalisti per la mobilità “pulita”.

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Tra alleanze e nuove acquisizioni di aziende innovative fatte dalle grandi utility, negli Stati Uniti e in Europa si sta allargando il fronte della mobilità 100% elettrica.

Così la filiale nordamericana di EDF Renewables ha appena acquisito PowerFlex Systems, una start-up californiana che ha sviluppato una tecnologia per gestire la ricarica intelligente dei veicoli elettrici, battezzata Adaptive Charging Network (ACN).

Si tratta, spiega una nota in sintesi, di un sistema evoluto di Vehicle-to-Grid (V2G) che consente un “dialogo” a più direzioni tra batterie delle auto, rete elettrica, impianti fotovoltaici, accumulatori domestici, applicazioni elettriche in uso negli edifici.

In pratica, la tecnologia permette di creare un unico “ecosistema energetico” coordinato da complessi algoritmi che analizzano molteplici parametri: la disponibilità in tempo reale di elettricità generata dai grandi parchi eolici e solari e dai piccoli impianti residenziali/commerciali, i diversi carichi elettrici delle utenze, le condizioni meteorologiche, i consumi di picco in determinati momenti della giornata e così via.

L’obiettivo finale è ottimizzare il rifornimento delle batterie delle vetture senza sprecare nemmeno un kilowattora di energia solare prodotta nelle ore centrali del giorno in California e senza richiedere costosi investimenti per potenziare le reti di trasmissione e distribuzione dell’energia.

Ricordiamo che la stessa Enel nel 2017 ha acquisito una start-up americana specializzata in soluzioni V2G, eMotorWerks, che poi nel 2018 ha creato in California una prima super-rete virtuale con migliaia di colonnine intelligenti (si chiamano JuiceBox), interconnesse attraverso una piattaforma digitale.

Anche in questo caso l’obiettivo è controllare a distanza le ricariche dei singoli veicoli e gestirle secondo determinate variabili, come la produzione locale di energia rinnovabile; quindi le batterie diventano uno strumento di flessibilità per l’intera rete, perché possono contribuire a mantenere un equilibrio complessivo tra domanda e offerta di elettricità in ogni frangente.

Aspettando di vedere se queste tecnologie si diffonderanno ampiamente anche in Europa e in Italia, c’è da segnalare intanto un accordo poco immaginabile fino a poco tempo fa, che coinvolge l’associazione automobilistica europea (ACEA) e l’organizzazione no-profit ambientalista Transport & Environment (TE), oltre all’associazione dell’industria elettrica continentale, Eurelectric.

L’accordo è stato siglato durante il summit ACEA a Bruxelles, dove i costruttori hanno pubblicato anche il manifesto 2019-2024 che tra i suoi cardini prevede di accelerare la diffusione di vetture “pulite” elettrificate, quindi totalmente elettriche o ibride plug-in.

E ricordiamo che in questi anni ACEA e TE si sono date battaglia su più fronti, in particolare gli ambientalisti hanno accusato le case auto di rallentare le vendite di veicoli elettrici e manipolare i test sulle emissioni (vedi qui).

Ora però hanno trovato un terreno comune su cui lavorare: un documento con le misure suggerite alle istituzioni Ue per eliminare tutte le barriere che frenano gli investimenti in nuove infrastrutture di ricarica nei luoghi pubblici e privati, chiedendo di rivedere alcuni aspetti della direttiva sui carburanti alternativi e della direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici.

Con l’obiettivo di dare a tutti gli automobilisti la possibilità di ricaricare facilmente un veicolo elettrico, ovunque essi si trovino e ovunque intendano andare.

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