Accelerare le rinnovabili, il punto dal Forum Qualenergia

Nel 2023 aggiungeremo 6 GW, ma dobbiamo raddoppiare il ritmo: essenziali reti, storage e certezza normativa.

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Per la transizione energetica servono le rinnovabili: “l’unico strumento tecnologicamente maturo che abbiamo oggi per perseguire, oltre che la decarbonizzazione, stabilità nei prezzi e indipendenza energetica”, come ha ribadito il responsabile Strategia di sistema di Terna Luca Marchisio.

La crescita delle Fer in Italia accelera – viaggiamo verso i 6 GW di potenza aggiunta nel 2023, secondo la stima di Elettricità Futura – ma ci servono reti, accumuli e soprattutto “bisogna fermare il partito trasversale della lentezza”, come ha sottolineato Stefano Ciafani, da poco confermato alla presidenza di Legambiente per i prossimi 4 anni.

Questo è il messaggio emerso dalla discussione su “I cantieri della rivoluzione energetica: rinnovabili alla velocità della luce”, tenutasi ieri mattina, 12 dicembre, a Roma nell’ambito del XVI Forum QualEnergia che si concluderà oggi.

“Abbiamo contestato al ministro Sangiuliano le stesse cose che abbiamo contestato nel suo mandato a Franceschini”, ha sottolineato Ciafani riferendosi alla “trasversalità” di questo “partito della lentezza” e al ruolo di freno per i progetti Fer che il ministero della Cultura continua ad avere.

“Sul territorio gli impianti sono contestati quasi sempre da chi sta all’opposizione, a prescindere da quale sia la maggioranza”, ha osservato.

Tra i casi limite di ostilità a progetti Fer, il presidente di Legambiente ha citato il caso dell’eolico in mare al largo delle coste della Romagna, nelle stesse acque che già ospitano trivelle per l’estrazione di gas che al contrario si vorrebbero aumentare: in proposito, al Forum è giunta la notizia che il progetto dovrebbe ottenere il parere VIA entro la fine dell’anno, portando così a quattro (per 2,2 GW) i parchi di eolico in mare che hanno ottenuto la VIA nel 2023, ha riportato Massimiliano Atelli, presidente della Commissione VIA Pnrr–Pniec (si veda nostro altro articolo a parte su quanto detto ieri dallo stesso Atelli e da Paolo Arrigoni, presidente del Gse)

Dal palco, il presidente di Legambiente non ha poi risparmiato stoccate al governo Meloni per la sua attenzione al gas e al nucleare, ma anche per provvedimenti come il dm Aree idonee attualmente ancora in bozza: “renderebbe impossibile raggiungere gli obiettivi relativamente modesti” che lo stesso esecutivo ha indicato per il 2030 nel Pniec.

Che le Fer non debbano essere ostacolate lo ha chiarito Marchisio di Terna: “da qui al 2030 dobbiamo aggiungere 50 GW di fotovoltaico, per gli impianti a terra lo spazio non è un problema dato che basterebbe il 3% della superficie agricola non autorizzata per ospitarli”, ha osservato facendo presente che per il solo FV utility scale Terna ha richieste di connessione per circa 135 GW e ha rilasciato soluzioni di connessione a circa 100 GW.

Il rappresentante di Terna ha ricordato la strategicità delle Fer per il sistema Paese (si veda anche l’audizione del TSO dello scorso ottobre), ricordando che “i 100 miliardi bruciati in fossili a sostegno dei consumi nel 2022 sarebbero bastati per tutti gli investimenti che servirebbero in Fer, rete e storage” per raggiungere gli obiettivi 2030.

In vari interventi è stato ripetuto quanto sintetizzato da Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento Free: “oltre che a rinnovabili, reti e accumuli, serve una stabilità di mercato”, per sostenere investimenti ad alto Capex, “e soprattutto una stabilità e chiarezza nelle regole”, ha detto auspicando “un riordino normativo”, riferendosi al testo unico sulle rinnovabili atteso per agosto 2024.

Altro tema emerso dall’incontro è quello dell’importanza delle reti. Sulla rete di distribuzione di Enel il direttore Italia del gruppo, Nicola Lanzetta, ha fornito un po’ di dati: 1,2 milioni di km di cavi, 450 mila cabine secondarie e 2.500 cabine primarie, 30 mln di contatori connessi, con un raddoppio sul 2022 di quelli che immettono energia in rete, che ora sono il quadruplo rispetto al 2012. Sulla rete in Italia investirà circa 12 miliardi dei circa 17 previsti per i prossimi tre anni, ha ricordato.

“Il rafforzamento delle reti sarà fondamentale anche per il nuovo mercato delle Cer”, ha aggiunto il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, che ha auspicato che per questo Terna e i distributori siano ristorati dei maggiori oneri e ha informato che la sua azienda è al lavoro su circa 100 comunità energetiche.

Sia Lanzetta che Giuseppe Argirò, amministratore delegato della valdostana Cva, hanno sollevato la spinosa questione delle concessioni idroelettriche, oggetto di una trattativa con l’Ue che ha portato allo stralcio dell’attesa norma dal nuovo dl Energia.

“Oggi gli operatori non sono nelle condizioni di fare investimenti e questo ha implicazioni non solo per la sicurezza energetica, dato gli usi plurimi dei bacini idroelettrici”, ha denunciato Argirò, paventando che l’apertura di una gara europea porti “un rischio di privatizzazione” che esporrebbe a “logiche di esasperazione dei profitti” di asset strategici.

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