Eolico e permitting, cosa serve per sbloccarlo

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Le criticità segnalate da Anev e le proposte per accelerare le autorizzazioni, nel nuovo rapporto "Scacco matto alle rinnovabili" di Legambiente.

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L’avvenuto incremento, nel tempo, degli oneri amministrativi per lo sviluppo, costruzione ed esercizio degli impianti.

Il potere di veto di autorità competenti sui progetti, che determina la sospensione dei termini per la conclusione del procedimento sine die.

La mancata definizione univoca delle varianti sostanziali e non sostanziali e del procedimento amministrativo corrispondente.

Il mancato coordinamento tra procedimento di connessione alla rete e procedimento autorizzativo, in caso di più proponenti che insistono sullo stesso punto di connessione.

L’assenza di caratterizzazione del territorio in termini di vincoli definiti, aggiornati e pubblici, e l’apposizione di nuovi vincoli che possono influenzare negativamente il procedimento autorizzativo.

La mancanza, da parte delle autorità responsabili del procedimento amministrativo, di uniformità di applicazione della normativa nazionale di riferimento, con particolare attenzione a soglie e previsioni.

Le ridotte risorse a disposizione delle autorità locali preposte alla valutazione dei progetti e la loro non adeguata formazione.

Sono queste le sette criticità principali che frenano il permitting dell’eolico, per come le elenca Anev nel nuovo rapporto “Scacco matto alle rinnovabili” di Legambiente (vedi anche Scacco Matto alle rinnovabili e Cer in Italia: Legambiente presenta i suoi due report).

Servono “procedure autorizzative snelle ed efficienti, che possano perfezionarsi in tempi brevi; è indispensabile, a tal fine, armonizzare tutti i procedimenti integrando quelli relativi alle Valutazioni di Impatto Ambientale e scongiurando ritardi imputabili a Valutazioni paesaggistiche e archeologiche. E a livello metodologico, è fondamentale che la definizione dei provvedimenti normativi sia preceduta da un adeguato confronto con le associazioni ambientaliste e di categoria che certamente conoscono le difficoltà che si incontrano sul campo”, si auspica.

Quattro le proposte di Anev: miglioramento delle tempistiche; miglioramento della pianificazione controllo dei costi di sviluppo; riduzione ambiguità interpretativa delle norme.

In dettaglio, l’associazione dell’eolico chiede in primis di implementare il Testo Unico degli iter autorizzativi per le rinnovabili, attuazione della Legge Concorrenza 2021 più volte rimandata. Ricordiamo che il 21 febbraio scorso il Mase ci ha informato di avere “appena messo in cantiere” la riforma, che essendo legata al RepowerEU deve essere completata entro il 2025.

Altra sollecitazione di Anev è a emanare il decreto ministeriale che determini, a livello nazionale, il contenuto di cosa sia variante sostanziale e non, al fine di evitare disparità di trattamento e interpretazione a livello locale.

C’è poi il nodo della aree idonee: l’associazione chiede di definire come idonee tutte le aree non interessate da particolari vincoli alla data del 30 giugno 2022, senza la previsione di ulteriori specifiche fasce di rispetto.

“A tal proposito, occorre chiarire che le aree idonee non rappresentano le uniche zone dove verranno realizzate le fonti rinnovabili, ma aree di accelerazione dei procedimenti autorizzativi. Se non dichiarate non idonee, tutte le altre aree devono continuare a poter essere disponibili per massimizzare la valorizzazione della risorsa rinnovabile lì dove la risorsa è presente”, si legge nell’intervento Anev.

L’individuazione delle aree idonee da parte delle regioni – si chiede e poi – non pregiudichi la classificazione di idoneità stabilita dalla legge nazionale (ai sensi dell’art.20 comma 8 del D.lgs. 199/2021), in modo da consentire la prosecuzione dei progetti insistenti su tali aree.

Per Anev, inoltre, va chiarito che, nel caso di procedimenti in aree idonee non è necessario il concerto del ministero della Cultura per il rilascio del provvedimento di Via da parte del Mase e che le norme nazionali prevalgono su quelle regionali e locali laddove queste ultime siano in contrasto con le prime.

Altra richiesta è di istituire e rendere operativa la piattaforma unica digitale per la presentazione delle istanze autorizzative prevista dall’articolo 19 del decreto legislativo 199/2021.

Al riguardo, Anev chiede di istituire, con modifica di legge, un unico iter autorizzativo (one-stop-shop) di competenza statale (non solo della Via) per impianti con potenza oltre i 10 MW. La piattaforma, si auspica, dovrebbe poi essere interconnessa con tutte le fasi di sviluppo di un impianto a fonte rinnovabile, compresi ad esempio le infrastrutture di rete.

L’associazione propone poi i disporre il rispetto di criteri soggettivi e oggettivi a garanzia della qualità del progetto, nella priorità nell’esame dei progetti da parte del Mase per il rilascio delle autorizzazioni e per l’avvio dell’iter di connessione alla rete: una “barriera all’ingresso utile a ridurre le richieste di carattere speculativo”, si spiega.

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