“Certificazione Aria Pulita”: PM10 e buone pratiche per il riscaldamento a legna e pellet

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Per affrontare le misure emergenziali dovute all'aumento di PM10, la “certificazione Aria Pulita” dà una soluzione per riscaldarsi con le biomasse: guida il consumatore nelle scelte di acquisto e nelle buone pratiche e coinvolge le aziende produttrici per apparecchi più avanzati in grado di ridurre le emissioni fino al 70%.

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Con l’inizio della stagione fredda ci sono tre strategie che possono contribuire ad una migliore qualità dell’aria, e che sono racchiuse nella campagna “Aria Pulita”, promossa da AIEL Associazione italiana energie agroforestali.

Queste sono: fornire stufe, caldaie e inserti camino a basse emissioni; una certificazione che aiuti a riconoscerli facilmente; i suggerimenti pratici per una corretta combustione di legna e pellet.

Il sistema di Certificazione Aria Pulita assegna fino a 4 stelle per classificare i generatori: più sono le stelle, maggiore è il rendimento e minori sono le emissioni.

Quali sono i consigli e le buone pratiche per ridurre emissioni e costi? Riscaldarsi a legna e pellet fa male o bene all’ambiente?

Come spiega Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente e responsabile della direzione nazionale di Milano: «Dai primi di ottobre siamo in allarme smog in quasi tutte le città del Nord Italia: anche prima dell’accensione del riscaldamento. È quindi evidente che la responsabilità principale sono il traffico e i veicoli a motore diesel. Poi però, appena si sono accesi i termosifoni, l’inquinamento è subito peggiorato. Scatta il divieto, insieme ai diesel, della combustione di biomasse. Ecco perché, per chi può, usare mezzi meno inquinanti e dotarsi esclusivamente di caldaie e stufe di qualità è la strada da intraprendere. Dalle ordinanze d’urgenza dei sindaci, motivate da fondate ragioni sanitarie, sono escluse le auto più pulite, come le stufe a legna e a pellet a partire dalla classe ‘tre stelle’».

Sono oltre 2.000 i prodotti certificati Aria Pulita tra cui gli italiani possono scegliere. Numero in continua crescita grazie al lavoro del Comitato di Certificazione, garante di un controllo severo e imparziale, composto da enti autorevoli coinvolti negli ambiti di tutela ambientale, qualità dell’aria e difesa del consumatore: Etifor, Enea, Enama, Adiconsum e Legambiente.

Un aspetto essenziale è che servono soluzioni strutturali e continuative, e non solo azioni puramente emergenziali, spesso impopolari e radicali nei confronti dei cittadini e senza effetti positivi a lungo termine, spiega AIEL.

Sotto questo aspetto la “certificazione Aria Pulita” fornisce una duplice risposta, visto che guida il consumatore nelle scelte di acquisto e nelle buone pratiche per un calore pulito e coinvolge le aziende produttrici di apparecchi di riscaldamento a biomasse, le cui tecnologie avanzate – conformi alla certificazione – sono in grado di riscaldare garantendo la riduzione delle emissioni fino al 70%.

Aria Pulita si propone anche come strumento utile al cittadino allo scattare dei divieti regionali previsti in caso di ripetuti sforamenti dei limiti di PM10 nell’aria.

Tali misure emergenziali si rifanno infatti alla classificazione ambientale introdotta dal decreto attuativo dell’articolo 290 del dlgs 152/2006 che suddivide gli apparecchi in classi di merito definite da un numero crescente di stelle da 1 a 5, ricalcando perfettamente lo schema promosso di Aria Pulita.

Un video divulgativo di AIEL sull’argomento:

 

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