Nel settore termico nel corso del 2021 la biomassa solida, utilizzata soprattutto in ambito domestico in forma di legna da ardere e pellet, ha coperto circa il 64% dei consumi termici da fonti energetiche rinnovabili, seguita dall’energia ambiente trasferita da pompe di calore per riscaldamento (22%).
Le biomasse legnose sono state anche la fonte rinnovabile più efficiente in termini di €/ktep di calore rinnovabile prodotto: ogni 2,1 milioni di euro investiti sono stati prodotti 11.630 MWh di calore rinnovabile, più di qualsiasi altra fonte energetica rinnovabile.
Lo ha spiegato Valter Francescato, Direttore tecnico di Aiel, in occasione dell’ultima Assemblea dei Soci, dove ha esaminato i numeri contenuti nell’ultimo rapporto statistico pubblicato dal Gse che confermano il ruolo delle bioenergie nel processo di decarbonizzazione energetica.
Nel 2021, complessivamente, le fonti rinnovabili hanno coperto il 19,7% dei consumi energetici nel settore termico.
Dei circa 11,2 Mtep di consumi complessivi di energia termica da fonti rinnovabili, circa 10,3 Mtep sono consumi diretti delle fonti attraverso caldaie individuali, stufe, camini, pannelli solari, pompe di calore, impianti di sfruttamento del calore geotermico, mentre solo lo 0,9 Mtep sono consumi di calore derivato, ad esempio attraverso sistemi di teleriscaldamento alimentati da biomasse.
Le biomasse solide sono la fonte rinnovabile maggiormente impiegata nel settore termico: producono ogni anno circa 6,8 Mtep di consumi diretti, soprattutto nel settore domestico in forma di legna da ardere o pellet.
L’energia d’ambiente per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria fornita dalle pompe di calore, si ferma ancora 2,5 Mtep, e ancora più contenuti sono i contributi delle altre fonti come l’energia solare o geotermica.
Rispetto al 2020, i consumi di biomassa del 2021, condizionati in primis dalle diverse condizioni climatiche, hanno registrato una crescita del 6,8%.
“Da anni il riscaldamento a legna e pellet è di gran lunga la principale fonte energetica impiegata nel settore termico in Italia e il suo contributo ha permesso all’Italia di raggiungere l’obiettivo di energie rinnovabili al 2020 fissata dall’Ue”, ha spiegato Francescato.
“Guardando agli obiettivi futuri, è utopistico pensare di raddoppiare la quota di rinnovabili termiche portandole dal 20% al 40% da oggi al 2030, senza un adeguato contributo delle biomasse legnose. Tuttavia, l’incremento della produzione di calore da biomassa legnosa deve avvenire nel rispetto di requisiti energetico-ambientali degli impianti compatibili con gli obiettivi di qualità dell’aria delle Regioni”, ha aggiunto il Direttore tecnico di Aiel.
In occasione del recente incontro promosso da Aiel, alla Camera dei Deputati, era stata sottolineata la necessità di riconoscere nell’aggiornamento del PNIEC italiano il reale contributo delle biomasse legnose alla transizione energetica.
È possibile puntare ad un obiettivo complessivo al 2030 di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da bioenergia, evitando così l’importazione di oltre 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale e di dare un’ulteriore accelerazione al processo di decarbonizzazione del comparto termico nazionale.
Secondo Aiel è prioritario puntare su efficienza energetica, rinnovabilità e su una strategia energetica sostenibile e realistica basata su un adeguato mix energetico rinnovabile che consideri tutti le fonti disponibili per rendere possibile la transizione ecologica
Anche le regioni valutano le opportunità offerte delle biomasse solide nella produzione di energia termica, tanto che stanno dedicando dei fondi a bandi per il turnover tecnologico degli apparecchi a biomassa legnosa ad integrazione degli incentivi del Conto Termico.
Aiel, a tal proposito, ha pubblicato una Guida agli incentivi con tutti gli aggiornamenti sui bandi regionali attivi.