Verso una mobilità condivisa, elettrica e autonoma

Il mondo della mobilità dovrà affrontare profonde trasformazioni che andranno gestite con intelligenza. Ed è importante che l’Europa e l’Italia giochino la loro partita, anticipando i tempi e definendo strategie coraggiose. Se ne parlerà a Brescia il 1 ottobre, durante il Forum Innovazione mobilità sostenibile.

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Prepariamoci a una rivoluzione del trasporto: i margini di miglioramento dell’uso dell’auto sono infatti enormi. Parliamo di un oggetto utilizzato solo per il 5-10% del tempo, spesso da una sola persona, con rendimenti energetici modesti e impatti ambientali notevoli.

In realtà, questa è un’immagine del passato perché si stanno definendo le condizioni per una modifica radicale dei veicoli e del loro impiego. Ci stiamo infatti avviando verso l’era dell’auto condivisa, elettrica e autonoma.

Una prima trasformazione riguarda il nostro rapporto con i veicoli. Parliamo della progressiva accettazione di varie forme di condivisione dei mezzi, dal car sharing al car pooling: un mutamento culturale significativo dopo un secolo di motorizzazione, riscontrabile in diverse parti del mondo.

E le prospettive per un’espansione di questi modelli di mobilità, che competono con proposte alternative come quelle di Uber e Lyft, lasciano intravvedere le prime incrinature del dominio dell’auto privata. Gli attuali sei milioni di utilizzatori del car sharing sono infatti destinati a crescere.

C’è poi il passaggio alla trazione elettrica favorito dall’attenzione crescente di alcuni governi e dalla rapida evoluzione tecnologica. Un abbinamento indispensabile. Le condizioni per un’evoluzione “dirompente” si ottengono infatti solo grazie alla combinazione di scelte strategiche effettuate da più Paesi (come sarebbe utile un obiettivo europeo!) e della disponibilità di tecnologie con costi rapidamente decrescenti.

Analogamente a quanto avvenuto per il settore elettrico, anche il comparto dei trasporti vedrà trasformazioni rapide e irreversibili con l’emergere, nel prossimo decennio, di soluzioni destinate a mettere fuori gioco i veicoli a benzina e diesel.

Cresce infatti il numero di Paesi con obiettivi sempre più ambiziosi, sollecitati dalla minaccia climatica e dalle preoccupazioni per l’inquinamento urbano. Se Norvegia e Olanda stanno discutendo l’abolizione della vendita di auto convenzionali dal 2025, analoghe riflessioni per il 2030 stanno emergendo in Germania e India.

Non a caso, le valutazioni sulla diffusione dei veicoli elettrici diventano più aggressive. Secondo l’ultimo rapporto McKinsey, la metà delle auto vendute alla fine del prossimo decennio negli Usa, Ue e Cina potrebbero essere a zero emissioni.

La rapidità della diffusione dei veicoli elettrici sarà strettamente legata alla riduzione dei costi delle batterie che dovrebbe replicare nel prossimo quinquennio il calo del 65% registrato negli ultimi 5 anni.

C’è poi una terza innovazione, oltre a quella gestionale e della trazione elettrica, che risulterà decisiva per avviare la rivoluzione della mobilità. Parliamo dell’auto senza guidatore destinata ad aprire scenari nuovi nell’uso dello spazio urbano e delle infrastrutture, nel trasporto delle merci e nel servizio pubblico.

Questa soluzione si incrocia perfettamente con l’utilizzo di car sharing elettrici. Si eliminano infatti le problematiche legate alle ricariche perché queste possono venire gestite e ottimizzate da un gestore di veicoli a guida autonoma. 
Nel prossimo decennio è probabile dunque che si faccia strada un modello di trasporto a chiamata con veicoli elettrici senza guidatore.

Si moltiplicano gli attori impegnati nella sfida e fioriscono le sperimentazioni. L’ultima riguarda Singapore, dove si è avviato un test per iniziativa di NuTonomy, una start-up Usa con competenze anche italiane.

È probabile che sul lungo termine conviveranno mezzi senza guidatore di proprietà individuale, con servizi di sharing per singoli utenti e per uso collettivo gestiti da grandi gruppi e da aziende di trasporto locale. L’offerta sarà dunque molto diversificata con una quota di auto autonome, un trasporto pubblico molto flessibile e uno spazio per le biciclette, più sicure.

Uno scenario che verrà favorito dall’adozione da parte di un numero crescente di città di misure per scoraggiare o proibire (vedi Oslo) l’uso delle auto convenzionali.

E vedremo veicoli autonomi anche nelle autostrade che potrebbero così triplicare la loro capacità, con implicazioni sui nuovi investimenti infrastrutturali facilmente intuibili.

Una diffusione su larga scala dei veicoli senza guidatore presenta evidenti vantaggi: numero dimezzato di auto, drastica riduzione degli incidenti, minori emissioni nelle città e taglio della CO2, eliminazione di parcheggi, taglio della congestione, servizio più efficiente a minor costo…

Ma ci saranno anche contraccolpi da considerare: riduzione dei posti di lavoro nell’industria dell’auto, del petrolio e delle assicurazioni; ricadute pesanti anche per autisti di camion, taxisti, meccanici, distributori di benzina…

Insomma, il mondo della mobilità dovrà affrontare profonde trasformazioni che andranno gestite con intelligenza. Ed è importante che l’Europa e l’Italia giochino la loro partita, anticipando i tempi e definendo strategie coraggiose.

Anche di questo si parlerà a il 1 ottobre, dalle 9.30 alle 13, presso l’Università degli Studi di Brescia, in occasione della prima edizione del Forum Innovazione Mobilità Sostenibile, appuntamento che radunerà i più importanti player del settore per discutere dei grandi cambiamenti in atto nel mondo dell’automotive.

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