La crescita continua e l’effetto rebound

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I benefici economici derivanti da una maggiore efficienza dell'uso dell'energia o delle risorse si traducono spesso in un incremento della domanda energetica e di risorse. Il cosiddetto "effetto rebound" rende così l'efficienza solo un vantaggio temporaneo. Un articolo di Gianfranco Bologna.

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Leggi l’articolo nella versione digitale della rivista QualEnergia

Nonostante l’ingente mole di pubblicazioni scientifiche in merito, gli effetti che l’impatto umano produce sui sistemi naturali – equivalenti a quelli provocati dalle grandi forze geofisiche che hanno plasmato il nostro pianeta in 4,6 miliardi di anni, tanto da richiedere alla comunità scientifica il riconoscimento di un nuovo periodo geologico definito Antropocene – sembrano ancora profondamente ignoti al mondo politico.

Ancora oggi si discute della necessità di una crescita continua dell’economia mondiale, definendola spesso Green Growth e sottolineando, nel migliore dei casi, l’importanza del disaccoppiamento, decoupling, tra il livello di crescita economica e l’intensità dell’utilizzo dell’energia e delle risorse.

Il quesito di fondo è: cosa provocherà un tale tasso di crescita alle fondamenta su cui si regge l’intera economia, vale a dire gli ecosistemi viventi e le risorse naturali che li costituiscono. Ciò che emerge da tutti gli sforzi di decoupling fatti sinora è abbastanza chiaro: generano incrementi nella produttività e fanno aumentare la crescita.

I guadagni economici derivanti da una maggiore efficienza dell’uso dell’energia o delle risorse vengono normalmente utilizzati dalle aziende per espandere le proprie attività e, per le famiglie, i propri consumi. Il risultato è che nel tempo la domanda di energia e risorse aumenta.

Per chi compra un’auto energeticamente efficiente, per esempio, l’esperienza mostra che una spesa più bassa per il carburante si traduce in un maggiore utilizzo dell’auto. Questo fenomeno che viene definito effetto rebound significa che dal punto di vista ambientale l’efficienza è un’arma a doppio taglio.

In parole povere e nei casi migliori, i cambiamenti nei modelli di consumo sembrano avere, alla luce di molte analisi effettuate in diversi paesi, un effetto temporaneo.

Ciò non significa che dovremmo focalizzarci meno sulla scelta di elettrodomestici energeticamente efficienti, migliorando l’efficienza energetica nelle nostre case, mangiando meno carne e comprando auto a più basso consumo. Dal punto di vista del benessere umano, una maggiore efficienza energetica e di carbonio è sempre positiva.

L’effetto rebound quindi non dovrebbe scoraggiare le nostre società a battersi per raggiungere la massima efficienza nell’uso di energia e di risorse. Ci sono molte ragioni a favore di politiche che le incoraggino che, se non altro, ci fanno guadagnare tempo, ritardando così gli impatti ambientali.

Per agire in maniera più organica dobbiamo avviare anche altre importanti politiche che riducano significativamente il nostro impatto sulle risorse come, per esempio, la tassazione dell’uso delle risorse stesse.

L’articolo è stato pubblicato nel n.2/2016 della rivista bimestrale QualEnergia, con il titolo “Antropocene al via”.

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