Riqualificazione edilizia e NZEB: costi, tendenze, tecnologie e potenziale

Quanto costa realizzare un edificio “ad energia quasi zero” rispetto ad uno “normale”? Quanto bisogna spendere in più per puntare allo stesso obiettivo in una ristrutturazione? Una carrellata sulle nuove tecnologie efficienti che si stanno diffondendo e sulle nuove tendenze nel mercato dell'edilizia.

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Nel nostro Paese oltre i due terzi del patrimonio edilizio esistente è stato costruito prima dell’entrata in vigore della Legge 373/1976, la prima legge italiana in materia di energia che si è occupata anche di edilizia. Il potenziale di risparmio energetico è quindi ampio e spesso ottenibile tramite interventi dai ridotti tempi di ritorno.

La nuova relazione ENEA sull’efficienza energetica dedica al tema un interessante approfondimento (si veda anche la proposta fatta all’ente per favorire le deep renovation, le riqualificazioni profonde, pubblicata su queste pagine).

La Strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale (STREPIN) stima un potenziale di risparmio al 2020 di circa 5,7 Mtep/anno, con investimenti da sostenere nel settore residenziale pari a 13,6 miliardi di euro l’anno per interventi globali e 10,5 miliardi di euro l’anno per interventi parziali. Per gli interventi nel non residenziale gli investimenti si stimano in 17,5 miliardi di euro l’anno.

I costi aggiuntivi per avere uno NZEB

Il futuro dell’edilizia, secondo la strada tracciata dalla direttiva europea sulle performance degli edifici, sarà nei NZEB, Nearly Zero Energy Building, cioè gli edifici con consumi di energia “quasi nulli”.

Il Piano d’azione nazionale italiano per incrementare gli edifici ad energia quasi zero (PANZEB) stima anche i costi aggiuntivi, rispetto ai livelli attuali, per la realizzazione di nuovi edifici NZEB o per la trasformazione in NZEB di quelli esistenti. Si veda la tabella qui sotto, presa dal nuovo report ENEA sull’efficienza energetica:

Costo_aggiuntivo_nuovo_NZEB

Interessante anche il diferenziale di spesa stimato per gli interventi sull’esistente tra una ristrutturazione importante di primo livello (secondo la definizione riportata nel Decreto Requisiti minimi) e una più ambiziosa che punti a rendere l’edificio uno NZEB (sempre da fonte ENEA):

Costi_riqualificazione_NZEB

Dall’applicazione dei requisiti NZEB, anticipata rispetto all’entrata in vigore degli obblighi per gli edifici nuovi previsti dal D.Lgs. 102/2014, nonché dalla promozione delle ristrutturazioni profonde che comportino la trasformazione in NZEB degli edifici esistenti, si stima un risparmio energetico nel periodo 2015-2020 pari a oltre 10 ktep per il settore residenziale e non residenziale.

Le nuove tecnologie mature

Secondo i principali studi – spiega l’ENEA nel report citato – il settore delle costruzioni “ha imboccato una nuova fase, fortemente evolutiva, che dovrebbe giocare a favore dell’attuazione di tali strategie. Una nuova fase nella quale si ridisegnano visioni strategiche, processi e prodotti.”

Del resto – si segnala – seppure al momento non hanno ancora trovato una diffusione capillare su tutto il territorio nazionale, per una non adeguata conoscenza da parte dei professionisti del settore o per i costi ancora non allineati con quelli dei prodotti già consolidati nel mercato edile, diverse tecnologie mature sono già a disposizione:

  • Isolanti per l’inverno: aerogel, pannelli sottovuoto, termo-intonaco.
  • Soluzioni per l’estate: PCM (Phase Change Materials), membrane endotermiche, cool materials, tetti e pareti verdi.
  • Sostituzione dei vetri: se il serramento è in buone condizioni è possibile sostituire soltanto il vetro con uno a più elevato potere isolante, ad esempio vetri con un ridotto fattore solare o a elevato isolamento termico. Nel caso di sostituzione dell’intero serramento, i telai maggiormente utilizzati sono quelli in PVC multicamera, in alluminio a taglio termico multicamera, in legno a bassa densità. Altre soluzioni disponibili prevedono l’installazione di un doppio serramento e l’isolamento termico del cassonetto.
  • Sistemi schermanti esterni: frangisole verticali fissi; frangisole verticali orientabili; frangisole orizzontali orientabili; frangisole a lamelle orientabili; tende avvolgibili.
  • Sistemi per la gestione integrata delle funzioni tecnologiche dell’edificio: Building Management System (BMS); Building Automation and Control System (BACS).

Le tendenze del mercato

L’innovazione tecnologica però è soltanto uno dei fattori che stanno ridisegnando il settore. L’analisi del mercato fatta dall’ENEA descrive infatti uno scenario in forte evoluzione. Tra le tendenze segnalate:

  • Aree tradizionali di mercato in fortissima contrazione e nuove aree emergenti, con quest’ultime già in grado di compensare i cali dei mercati tradizionali: ad esempio l’energy technology e l’impiantistica, la riqualificazione, il facility management e l’integrazione servizi-costruzioni.
  • Impiego di nuovi prodotti ed evoluzione di sistemi e componenti: ad esempio, le tecnologie additive delle stampanti 3D, lo sviluppo della robotica e il cosiddetto internet delle cose.
  • Sviluppo e diffusione delle tecnologie dell’informazione in tre distinti e connessi ambiti di intervento: l’intercooperazione tra tutti gli attori della filiera; l’interoperabilità dei modelli a supporto del miglioramento dei processi e dei sistemi di progettazione, gestione e manutenzione degli immobili; la diffusione di modelli informativi per la costruzione, i cosiddetti BIM (Building Information Modeling), in grado di ridurre significativamente il costo dell’errore.
  • Nuovi processi dovuti all’implementazione dell’insieme dei fattori di cambiamento, integrando quattro livelli operativi in grado di (ri)attivare e modificare radicalmente la produttività del settore:
  1. nuovi standard contrattuali (forme di contratto tipo che possono essere condivisi da proprietari, appaltatori, subappaltatori, progettisti, finanziatori, assicuratori);
  2. integrazione dello standard contrattuale con il piano digitale (modellazione BIM integrata nella contrattualistica);
  3. integrazione dei nuovi standard contrattuali e della modellazione BIM con i principi organizzativi della Lean Production;
  4. evoluzione delle potenzialità tecnologiche dei materiali e delle macchine da cantiere che, integrate con queste innovative modalità processuali, aprono il settore delle costruzioni al futuro.

Si tratta di fenomeni già in atto nel settore delle costruzioni, in varie forme non completamente espresse ma che disegnano con chiarezza il processo evolutivo avviato, almeno in quattro ambiti, spiegano i ricercatori:

  • Utilizzo dei dati e BIM: l’uso del BIM riduce al minimo la necessità di risolvere le criticità della progettazione durante e dopo la costruzione e quindi consente di limitare le cause delle varianti, dei ritardi e quindi dei costi aggiuntivi.
  • Prefabbricazione: l’uso di componenti prefabbricati semplifica notevolmente il cantiere e riduce la necessità di manodopera nel sito in cui è molto meno efficace rispetto a un sito di produzione in cui possono essere utilizzate apparecchiature specializzate.
  • Business e ciclo di vita del prodotto: l’utilizzo di dati della progettazione e della costruzione per una più efficiente gestione delle opere, grazie ai sistemi informativi di Facility Management, permette anche il collegamento diretto ai modelli BIM.
  • Industrializzazione dell’offerta per la micro-domanda: grazie alle nuove tecnologie si stanno sviluppando modelli innovativi che tendono a riorganizzare la risposta alla micro-domanda di riqualificazione, con modelli di offerta industriale che integrano servizi e prodotti.

Le ristrutturazioni contano per il 70% del mercato

Il settore delle costruzioni in Italia, emerge dal rapporto, “è caratterizzato dall’avvio di profonde trasformazioni, in grado di modificare l’intero percorso progettuale, realizzativo e gestionale, con l’obiettivo di aumentare significativamente i livelli di produttività e ridurre il costo dell’errore. “

Il settore delle costruzioni ha fatto registrare nel 2015 un valore della produzione pari a 165,5 miliardi di euro, di cui 119 miliardi, il 72%, dovuti alla manutenzione del patrimonio esistente, sia ordinaria (36 mld €) sia soprattutto straordinaria (83 mld €), cresciuta notevolmente di importanza negli ultimi anni.

Infatti, nel 2007 la manutenzione straordinaria nel suo complesso valeva il 47% degli investimenti in costruzioni. Nel 2015 è salita al 66%, con una punta del 76,7% nel comparto residenziale.

I risvolti occupazionali sono significativi: ai 3,2 miliardi di euro ascrivibili agli interventi di riqualificazione energetica incentivati con le detrazioni fiscali del 65%, corrispondono 39.000 addetti diretti e 59.000 complessivi, compresi gli indiretti.

Per il periodo 2007-2014 l’impatto occupazionale complessivo è stimato in 257.000 lavoratori diretti e 386.000 se si considera anche l’indotto: una media di circa 50.000 occupati l’anno, con un trend in forte crescita negli anni più recenti.

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