Il valore del chilowattora fotovoltaico

Si parla sempre di far pagare al FV i costi del sistema elettrico, ma il solare dà anche diversi benefici. Lo Stato del Minnesota consente alle utility di calcolare il “Valore del Solare” per remunerare il FV in alternativa al loro “scambio sul posto”. Un approccio che apre ad una collaborazione virtuosa tra utenti-clienti, società fotovoltaiche e utility.

ADV
image_pdfimage_print

Con la crescita della diffusione del fotovoltaico, in molti paesi si è proposto di fare partecipare anche questa tecnologia al pagamento delle spese addizionali a quelle della pura generazione elettrica. Se l’impianto gode dei vantaggi della connessione alla rete, deve anche partecipare ai costi generali. Su queste proposte si sono scatenate polemiche furibonde, in particolare quando si è tentato di far pagare questi oneri anche alla quota di elettricità auto-consumata.

Concettualmente la riduzione della richiesta di elettricità ottenuta grazie al solare equivale alla stessa riduzione garantita dalla sostituzione di lampade ad incandescenza con i Led. Facciamo pagare gli oneri generali anche nel caso dell’efficienza energetica? Chiaramente un’assurdità, che evidenzia la delicatezza della  questione e la necessità di affrontarla con strumenti concettualmente nuovi.

Alcune proposte interessanti vengono dagli Stati Uniti. A lanciare il sasso è stato il Rocky Mountain Institute di Amory Lovins, che in un documento del 2013 ha focalizzato l’attenzione sul “valore” del kWh solare prodotto. “Siamo ormai in una situazione che impone la definizione di nuove metodologie per l’integrazione nella rete delle risorse distribuite, visto il loro ruolo sempre più importante. Finora si è parlato di attribuire dei costi alla generazione del solare: vediamo in maniera trasparente anche quali sono i benefici”.

Sono stati quindi calcolati tutti i vantaggi, alcuni non espliciti, della produzione fotovoltaica. Oltre all’ovvia sostituzione della produzione da centrali convenzionali, spesso inquinanti, è stato considerato l’allontanamento nel tempo della costruzione di nuovi impianti per far fronte alla domanda di punta, la sicurezza di generare elettricità per 30 anni a prezzo fisso, il minor impatto e le minori perdite sulle linee di trasmissione e distribuzione, la mancata emissione di anidride carbonica e di inquinanti locali. Il valore medio del kWh calcolato considerando tutti questi elementi, secondo le valutazioni di diversi studi è risultato di 0,17 $.

Lo Stato del Minnesota ha seguito proprio questo approccio, approvando nel 2014 una normativa che consente alle utility di calcolare il “Valore del Solare” in alternativa alla norma esistente dello “scambio sul posto” (vedi grafico).

Si possono quindi aprire spazi per una collaborazione virtuosa tra i clienti finali, le società fotovoltaiche e le utilities, identificando alcuni specifici modelli di business. Le aziende elettriche possono, ad esempio, avere interesse a sfruttare alcuni servizi forniti da impianti fotovoltaici in aree particolari della loro rete di distribuzione. In questo caso può risultare interessante coinvolgere i cittadini della zona che non possono installare impianti fotovoltaici sui loro edifici, ma sono interessati ad investire in questa tecnologia e a trarne benefici economici. Un’analisi accurata del territorio e della rete può quindi creare sinergie in grado di accontentare sia gli utenti finali che le società di installazione e le aziende elettriche.

Questo articolo è un estratto dal nuovo libro di Gianni Silvestrini, “2 °C. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia”, Edizioni Ambiente, febbraio 2015.

www.duegradi.it è il sito dedicato al libro. L’estratto è stato pubblicato con il consenso della casa editrice.

ADV
×