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Le rinnovabili elettriche in attesa di quel decreto che non arriva

Un comparto intero che procede a tentoni, senza sapere cosa lo attenderà tra meno di un anno: il decreto attuativo stabilirà come saranno incentivate dal 2013 le rinnovabili elettriche, diverse dal FV. Decreto che si fa attendere da 166 giorni. La trattativa interministeriale sarebbe conclusa, ma quando finirà lo stallo forzato cui è costretto il settore?

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Un settore intero che procede a tentoni, senza sapere cosa lo attenderà tra meno di un anno. Stando al decreto Romani, il Dlgs. 28 del marzo 2011, il nuovo sistema incentivante per le rinnovabili elettriche, diverse dal fotovoltaico, doveva essere reso noto entro il 29 settembre scorso. Invece a oggi, a un anno dal  decreto Romani, il settore delle rinnovabili è ancora in trepidante attesa. Ricordiamo il “Ritardometro” sul sito del Kyoto Club che segna ormai su questi decreti un ritardo di 166 giorni (a oggi 8 marzo) rispetto alla loro prevista uscita, 114 dei quali riguardano il Governo Monti.

Il decreto, secondo voci ufficiose, dovrebbe essere quasi pronto, ma ancora tarda a uscire. Ed ecco che accanto agli appelli dalle associazioni di categoria si leva anche qualche voce dalla politica: “Se è vero, come ci risulta, che si è conclusa la trattativa interministeriale con i Ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura e la bozza del decreto è in mano al ministro Passera rivolgiamo un pressante appello al Ministro dello Sviluppo economico: non si assuma la responsabilità di prolungare questo ritardo intollerabile e di frenare la corsa dell’unico settore che ha affrontato efficacemente la crisi economica”, denuncia il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici.

“Grazie all’esplosione del fotovoltaico finalmente – continua –  il nostro Paese si è avviato a colmare il gap con quelli più avanzati come la Germania, ma ormai siamo a rischio di blocco totale sulle altre energie rinnovabili, quali eolico, geotermico, biomasse, mini idro. Senza contare il fatto che si succedono interventi improvvisati e dannosi, l’ultimo dei quali  l’articolo 65 del dl liberalizzazioni che nel passaggio in Parlamento abbiamo corretto nei suoi perversi effetti retroattivi, ma che resta confuso e abborracciato. La preoccupazione per l’alto livello raggiunto dagli incentivi è comprensibile ma non giustifica questo blocco, anzi è necessario emanare immediatamente i decreti in modo da potersi concentrare sull’adeguamento della rete e sfruttare sino in fondo le potenzialità delle rinnovabili che già si stanno dimostrando in grado di abbassare il prezzo dell’elettricità nel nostro Paese, restituendo a cittadini e imprese ciò che questi danno al settore sotto forma di incentivi in bolletta. Il sistema Paese non può più attendere, ma sono certo – conclude Ferrante –  che il ministro Passera e il Presidente Monti siano consapevoli che  non rispondere a questa richiesta equivale a  perdere una grande occasione di rilancio dell’economia.”

Un appello che segue quelli di diverse associazioni delle rinnovabili. Pochi giorni fa Anev, l’associazione di categoria dell’eolico, in un appello ai Ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro, ricordava che proprio a causa di questo ritardo “il settore è fermo da 12 mesi” con evidenti danni per gli operatori dell’eolico: in assenza del decreto le costruzioni non sono state avviate, i cantieri sono rimasti fermi e gli impianti non sono stati realizzati. I finanziamenti sono diventati inaccessibili e l’assenza di regole certe ha determinato per le aziende l’impossibilità di progettare a medio e lungo termine e quindi di poter pianificare investimenti.

“Una situazione – fa sapere Anev – che ha pesato anche sull’occupazione, non solo con posti di lavoro persi ma anche con posti di lavoro non generati: ogni cantiere crea, infatti, occupazione nel settore dell’edilizia civile, meccanica, elettromeccanica. Un potenziale occupazionale vanificato, tanto più che la quasi totalità dei cantieri si trova al Centro-Sud, dove la richiesta di lavoro è maggiore.”

Anche Aper, l’associazione dei produttori di energia rinnovabile, nei giorni scorsi ha scritto al Governo spronandolo a stringere i tempi sull’emenazione ma soprattutto, alla luce dei ritardi già accumulati, chiedendo che l’applicazione della nuova disciplina slitti almeno al 1° gennaio 2014, quindi un anno dopo rispetto a quanto previsto attualmente. Una soluzione, secondo Aper, “necessaria al fine di ristabilire certezza e fiducia negli investitori dando un tempo sufficiente per portare a compimento le iniziative industriali già intraprese con le precedenti regole e pianificare le future” con le nuove.

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