Germania e Italia: ieri, oggi e domani del loro fotovoltaico

Gli ultimi dati sul mercato del fotovoltaico tedesco mostrano una prosecuzione del rallentamento nelle installazioni. Dopo “aver tirato la volata” al fotovoltaico mondiale, Germania e Italia hanno ora lasciato il passo a diversi mercati più vivaci, ma sul medio-lungo periodo ci sono i presupposti per un ritorno alla crescita.

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A maggio, in quello che un tempo era il più importante mercato al mondo del fotovoltaico, la Germania, si sono installati “solo” poco più di 100 MW di potenza e quasi tutti su edifici: solamente 12,4 MW sono riconducibili ad impianti a terra, realizzati tramite le aste.

Nei primi 5 mesi del 2016 – secondo l’Agenzia per la rete tedesca – si sono connessi 394 MW, da paragonare ai 518 MW dello stesso periodo del 2015. E non che nel 2015 le cose fossero andate particolarmente bene, anzi: l’anno scorso nel Paese si sono installati 1.456 MW di nuova potenza, un volume molto inferiore rispetto al corridoio previsto da Berlino, che per quell’anno si prefiggeva di installare una potenza di circa 2,5 GW.

Germania oltre i 40 GW, ma mercato in calo

Come previsto dalla legge nazionale sulle rinnovabili, essendo le installazioni inferiori agli obiettivi nazionali, la Germania non attuerà la prevista periodica riduzione degli incentivi. Sono lontani i risultati degli anni precedenti: non tanto gli 1,9 GW del 2014 o i 3,3 GW del 2013, quanto i volumi sempre oltre i 7 GW/anno del triennio 2010-2012.

La Germania, dicono i nuovi dati, ha ufficialmente superato i 40 GW, arrivando a 40,9, ma già dal 2015 non è più la nazione con più fotovoltaico al mondo: infatti, installando circa 15 GW solo l’anno scorso, la Cina le ha rubato il primato, arrivando a circa 43 GW già sei mesi fa.

Insomma, il mercato tedesco, dove il fotovoltaico è ancora incentivato, sta continuando a rallentare, anche se non ha avuto il crollo vissuto in Italia, dove il sostegno è stato tolto completamente e all’improvviso.

L’Europa cede il passo

Le due nazioni europee sono state pioniere del solare e ora sembrano passare il testimone ad altre. Già nel 2015 a trainare l’Europa è stato il boom di nuove installazioni in Gran Bretagna, che a maggio 2016 ha superato la soglia simbolica dei 10 GW di potenza cumulata. Anche la Francia, come dicono i recenti annunci, sta spingendo forte sul FV.

Ma in generale il vecchio continente sta lasciando il passo ad altri mercati: sono sempre più importanti Asia (Cina in primis ma non solo), area MENA, Paesi latinoamericani, Usa, eccetera. Mentre secondo Solar Power Europe (SPE) la nuova potenza annuale in Europa calerà dell’11% nel 2016 rispetto al 2015, con poco più di 7 GW.

I meriti di Italia e Germania

Dunque abbiamo tirato la volata con i nostri incentivi generosi, lasciando il resto del mondo a godersi i frutti? In un certo senso è così, dato che sono stati i grandi volumi di installazioni in Germania e in Italia nei primi anni di questo decennio a far crollare i prezzi, creando i presupposti per il boom mondiale che si sta vivendo.

I due Paesi rimangono però all’avanguardia per capacità di integrare il fotovoltaico nella rete (l’Italia ha il record di FV nel mix elettrico e la Germania è terza), gestire gli impianti esistenti e riuscire a fare fotovoltaico a costi bassi, puntando sopratutto sul residenziale.

I segnali di ripresa italiani e il futuro

Questo quadro è mostrato bene dalla situazione italiana, dove il settore, trovatosi senza incentivi dall’oggi al domani, ha dovuto fare di necessità virtù e ora, dopo due anni neri, sembra finalmente raccogliere i primi segnali di ripresa.

La potenza installata nei primi cinque mesi del 2016 in Italia – dicono infatti gli ultimi dati Terna – ha raggiunto circa 164,8 MW: +58% sullo stesso periodo dell’anno precedente, con quasi 50 MW installati a maggio (+134% su maggio 2015).

Dal 2017 – prevede Solar Power Europe – il fotovoltaico europeo potrà tornare a espandersi, a patto però che ci siano una serie di condizioni, in primis lo sviluppo dei sistemi di accumulo. Cosa che in Italia e in Germania sta accadendo, come dimostra la vivacità del nascente mercato dello storage (vedi QualEnergia.it, Gli operatori ci raccontano il loro mercato degli accumuli).

L’Italia – prevede SPE – aggiungerà circa 4 GW di fotovoltaico dal 2016 al 2020 e la Germania 8,7 GW. Volumi dignitosi, anche se lontani dai fasti del passato, ma questa sarà una fase di transizione, per oltrepassare la quale i due Paesi sono bene attrezzati. Con il calo dei prezzi previsto sia per il FV che per le batterie, infatti, si ricomincerà ad accelerare nei prossimi anni, anche in Europa.

Le ultime previsioni di BNEF dicono che nel 2040 le fonti rinnovabili daranno il 70% del fabbisogno elettrico europeo. Il solare nell’Unione Europea conterà per circa la metà di tutta la nuova potenza installata nel periodo 2016-2040: in una prima fase soprattutto grazie agli impianti su tetto, poi con il calo dei costi tornerà a crescere molto il segmento utility scale.

L’autoproduzione di elettricità in Europa – stima BNEF – crescerà del 405% nei prossimi 25 anni, arrivando al 10% della domanda, soprattutto grazie al FV sugli edifici abbinato allo storage.

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