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Basta spreco dell’energia sporca e incentivata nelle piccole isole

Tra le modifiche al 'Destinazione Italia' un emendamento che metterebbe fine allo scandalo dell'elettricità nelle piccole isole non connesse alla rete, pagata a caro prezzo, a spese di tutti, e ottenuta da fonti fossili. Si dispone “un processo di progressiva copertura del fabbisogno delle isole minori non interconnesse attraverso energia da rinnovabili”.

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Si avvia forse a conclusione lo scandalo dell’elettricità nelle piccole isole non connesse alla rete, pagata a carissimo prezzo, a spese di tutti, e ottenuta quasi integralmente da fonti sporche. Tra le modifiche inserite durante la conversione in legge del decreto Destinazione Italia, approvato alla Camera e che ora deve passare al Senato, ha infatti trovato posto un emendamento a riguardo.

“Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentita l’Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico – recita l’emendamento 1.207, primo firmatario Davide Crippa del M5S – sono individuate le disposizioni per un processo di progressiva copertura del fabbisogno delle isole minori non interconnesse attraverso energia da fonti rinnovabili, gli obiettivi temporali e le modalità di sostegno degli investimenti, anche attraverso la componente tariffaria UC4”.

Potrebbe essere l’inizio della fine di quello spreco che abbiamo denunciato su queste pagine (QualEnergia.it, Lo spreco delle isole minori non connesse alla rete). In Italia ci sono una dozzina di piccole isole non connesse alla rete nazionale, che ospitano, in tutto circa 47.000 residenti: il sistema ideato per aiutare gli abitanti a sostenere il costo elevato dell’elettricità su queste isole si è trasformato via via in un incentivo agli sprechi e all’irrazionalità.

In passato l’unico modo per dare elettricità a questi cittadini era quello di dotare ogni isola di gruppi elettrogeni più o meno grandi, in genere azionati con motori navali alimentati a gasolio, che disperdono nell’ambiente circa i tre quarti dell’energia come “calore refluo” e producono rumore e fumi nocivi.

Visto che l’elettricità prodotta in questo modo è costosissima, nel dopoguerra, per evitare che le piccole isole restassero in uno stato di sottosviluppo, fu deciso di creare un meccanismo di agevolazione: la tariffa elettrica di questi luoghi viene equiparata a quella sul continente, pagando alle società elettriche isolane un conguaglio, finanziato dalla componente UC4 della bolletta pagata da tutti, pari alla differenza fra quanto costa effettivamente il kWh e quanto lo pagano gli abitanti.

Il fatto che il sovraccosto dell’elettricità delle isole sia ripianato senza condizioni, ha indotto a non migliorare il sistema produttivo: si continua a usare la fonte peggiore di tutte, quanto a costo, emissioni ed efficienza. E’ così che chilowattora da fonti sporche e inefficienti finiscono per essere tuttora incentivati più del fotovoltaico nei tempi d’oro: nel 2013 ogni kWh consumato nelle piccole isole riceveva in media 0,31 euro di conguaglio, però con enormi differenze da isola a isola: dai circa 0,20-0,30 euro/kWh delle isole più grandi, come Pantelleria, Capri o Lipari, agli incredibili 1,27 euro/kWh di Levanzo. Cifre significative anche perché i consumi elettrici di queste isole sono molto alti, ospitando masse di turisti in estate e dovendo contare sull’elettricità spesso anche per dissalare l’acqua e per sopperire alle difficoltà nel reperire il gas: ognuno dei 43.000 residenti delle isole non servite da Enel consuma circa 4.700 kWh annui, contro i 1.100 kWh del medio utente domestico italiano.

Si arriva così ad una spesa pro-capite ‘di conguaglio’ di 1.440 euro all’anno. Soldi che si sarebbero potuti usare e si possono usare per dare a quegli abitanti energia in maniera più efficiente e soprattutto sostenibile, grazie alle rinnovabili.

Diversi studi sulle piccole isole, fatti per conto di Enel tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000, hanno mostrato che una graduale transizione dai generatori diesel alle fonti rinnovabili, usando sistemi integrati che uniscono solare, eolico e geotermico all’accumulo e alla gestione intelligente della domanda di energia in varie forme, compresa la produzione di acqua potabile e la ricarica di auto e bus elettrici, poteva essere realizzata spendendo non più di quanto si stia già spendendo attualmente per mantenere in vita questo sistema. E che questa transizione alle energie locali, pulite e intelligenti avrebbe comportato grandi vantaggi in termini di qualità della vita, immagine delle isole, rendendole ancora più attrattive per il turismo di qualità, qualificazione tecnologica per i tecnici e occupazione per i lavoratori locali.

Se questo era valido già dieci anni fa, quando le nuove rinnovabili erano ancora costosi prodotti di nicchia, figuriamoci quanto sia  conveniente oggi convertire le isole minori all’energia pulita che il costo da kWh da fonti come il fotovoltaico è già nettamente più basso di quello dell’energia dalla rete. Ci si augura che ora abbia inizio questa opera di rinnovamento.

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