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La stangata dell’Irpef sui piccoli impianti fotovoltaici

L'Agenzia delle Entrate ha chiarito che, per impianti sotto i 20 kWp a servizio di un'abitazione, i ricavi dalla tariffa omnicomprensiva del quinto conto energia costituiscono reddito che va tassato. Per un impianto fotovoltaico residenziale medio si tratta di un prelievo da 100-200 euro l'anno. Allora meglio autoconsumare il più possibile.

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A fine dicembre l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la risposta all’interpello del GSE, circa il trattamento fiscale sia della tariffa omnicomprensiva che di quella per l’autoconsumo del quinto conto energia (vedi qui). Un’interpretazione che potrebbe tradursi in una stangata che riduce ulteriormente la convenienza del fotovoltaico con il conto energia e che dovrebbe spingere ulteriormente ad autoconsumare quanta più possibile dell’energia prodotta dall’impianto.

Semplificando, per gli impianti sotto i 20 kWp posti a servizio dell’abitazione di titolarità di persone fisiche o enti non commerciali,  l’immissione in rete non concretizza attività commerciale, per cui la tariffa non è sottoposta al regime dell’Iva, mentre ai fini delle imposte dirette viene considerata come “reddito diverso“. Mentre la tariffa di autoconsumo non è soggetta a tassazione, i ricavi da tariffa omnicomprensiva dunque  vanno dichiaratati nel modello 730.

Il trattamento fiscale della tariffa omnicomprensiva è stato considerato, fiscalmente, identico al reddito derivante dalla valorizzazione dell’energia ceduta in rete, previsto dal meccanismo dello scambio sul posto. “C’è però una differenza, non piccola, rispetto al passato – ci fanno notare alcuni nostri lettori, come Andrea Garramone – senza lo scambio sul posto per un’utenza domestica è praticamente impossibile superare il 40-50% di autoconsumo dato che i consumi sono concentrati nelle ore serali. Quindi almeno il 50-60% dei ricavi da tariffa omnicomprensiva devono essere dichiarati al fisco e sono soggetti all’aliquota marginale del singolo contribuente. Con lo scambio sul posto, invece, tutta l’energia autoconsumata poteva essere esentata da imposte”.

In altre parole, un contribuente con un reddito inferiore ai 15mila euro/anno deve dichiarare i proventi della tariffa omnicomprensiva e quindi versare al fisco il 23% della cifra. Se ha un reddito da 15mila a 28mila euro/anno pagherà invece il 27%, tra 28 e 55mila il 38%, sopra i 55mila il 41% e sopra ai 75mila il 43%.

Un impatto economico non indifferente: basta fare due conti per accorgersene. Per esempio, con un impianto da 3 kWp che entri in esercizio nel primo semestre di applicazione del conto energia, che produca 3.800 kWh l’anno (produzione facilmente ottenibile al centro-nord Italia) al servizio di un’utenza che autoconsumi il 40% dell’elettricità prodotta, per un contribuente anche non ricchissimo – mettiamo con 28mila euro/anno di reddito – la tassa si porta via 180 euro l’anno: senza Irpef avremmo avuto ricavi globali annui di 957 euro, con l’imposta si fermeranno a 777 €. Anche nello scaglione Irpef più basso, redditi sotto ai 15mila euro, il fisco si fa sentire: 109 euro in meno di ricavi all’anno e, dunque, 848 euro di entrate anziché 957 (qui i dettagli dei calcoli).

“Un’ulteriore penalizzazione introdotta con i quinto conto energia –  commenta l’ingegner Giampeiro Crasti di ATER, l’Associazione Tecnici Energie Rinnovabili – a questo si aggiunga che la tariffa omnicomprensiva rimane fissa per 20 anni mentre il prezzo dell’energia cresce, così come è possibile, leggasi probabile o quasi certo, che le aliquote Irpef aumentino. Tutto ciò fa propendere a rinunciare agli incentivi e a orientarsi al solo scambio sul posto più autoconsumo”.

Una via – quella dello scambio sul posto – che sarebbe praticabile vantaggiosamente approfittando della detrazione fiscale del 50% (si vedano le simulazioni di QualEnergia.it), se solo l’Agenzia delle Entrate chiarisse finalmente in maniera univoca che se ne ha diritto anche per gli impianti fotovoltaici: come sappiamo infatti ci sono state pronunce contrastanti da parte di diverse direzioni provinciali dell’Agenzia e tutto il settore attende con ansia una pronuncia definitiva.

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